Tim Walker, il Fatto Quotidiano 6/9/2013, 6 settembre 2013
“DIANA CACCIATRICE” LA VENDICATRICE DELLE DONNE MESSICANE
Ciudad Juarez è salita agli onori della cronaca mondiale negli ultimi 20 anni per l’incredibile numero di giovani donne assassinate, prima, e per l’ondata di violenza scatenata dalle bande di narcotrafficanti in tutta la regione, poi.
Oggi un altro tipo di violenza, che sembra uscita dalla penna di uno sceneggiatore di film noir o di uno scrittore di gialli, si sta guadagnando le prime pagine dei giornali e dei notiziari televisivi. Il 28 e 29 agosto sulla superstrada A-4 che collega i quartieri periferici al centro della città sono stati assassinati due autisti di autobus. In entrambi i casi i testimoni assicurano che l’assassino era una donna a volto coperto, vestita di nero. Il giorno successivo al secondo omicidio alla redazione del Diario de Juarez è giunta una mail della presunta assassina, che si fa chiamare “Diana la cacciatrice di autisti di autobus”, nella quale rivendica gli omicidi e fa capire che si tratta di una rappresaglia nei confronti dei conducenti di autobus del servizio pubblico per le violenze commesse contro le donne. Il femminicidio come fenomeno di massa a Ciudad Juarez risale ai primi anni ‘90 quando furono uccise centinaia di donne.
INDAGINI SUPERFICIALI SUGLI OMICIDI PER PAURA DEI TRAFFICANTI DI DROGA
Molte delle vittime erano operaie delle fabbriche della zona, cameriere o studentesse e avevano alcune caratteristiche fisiche in comune. Moltissimi casi sono rimasti irrisolti e non sono poche le donne che pensano che la polizia abbia indagato con una certa superficialità per paura dei cartelli della droga e della criminalità organizzata. Le stime sul numero totale delle donne assassinate variano moltissimo, ma El Diario parla di 878 vittime tra il 1993 e il 2010. Alcuni abitanti del luogo sono più propensi a pensare che si tratti di diverse migliaia. Molte donne sono state violentate e i loro corpi fatti sparire nelle discariche o sotterrati in zone desertiche fuori del centro abitato.
In relazione a questi fatti di violenza sono stati arrestati alcuni conducenti di autobus. Un conducente è stato condannato in primo grado e poi assolto in appello. Il suo complice – anch’egli conducente di autobus – è morto in prigione prima della sentenza. Ciudad Juarez ha un altro triste primato in Messico: quello dei casi di violenza domestica che molti imputano alla cultura maschilista che ancora predomina nella società e che fa sì che l’uomo si senta in qualche modo padrone della sua fidanzata, amante o moglie.
In questo clima, “Diana cacciatrice” rischia di diventare una eroina per moltissime donne che vivono nel terrore di essere violentate e/o uccise. Gli inquirenti sono sulle tracce di una donna che i testimoni oculari hanno descritto di corporatura media, tra i 40 e i 50 anni di età, di carnagione scura e con i capelli biondi – molto probabilmente una parrucca. È opinione diffusa che la polizia non abbia reso noti tutti gli elementi attualmente in suo possesso per non pregiudicare l’esito delle indagini. In occasione del primo omicidio, avvenuto il 28 agosto, la donna ha fermato l’autobus mettendosi in mezzo alla strada. Il conducente si è fermato e le ha aperto la porta. La donna è salita sull’autobus, ha estratto una pistola e ha colpito l’autista due volte alla testa. Il conducente ha cercato di mettersi in salvo scendendo dall’autobus e mettendosi a correre, ma la misteriosa donna lo ha abbattuto in mezzo alla strada. Poi senza dire una parola ha fatto perdere le sue tracce. Il giorno dopo le cose sono andate più o meno nello stesso modo. La “vendicatrice” ha bloccato l’autobus all’incrocio tra il Collegio Militare e l’Università, ma questa volta, prima di sparare alla vittima designata, Fredy Zarate di 32 anni, ha detto a voce alta : “Vi credete dei duri, eh!?”. Poi ha fatto fuoco e si è dileguata.
Nella mail indirizzata il 30 agosto al quotidiano locale, la fantomatica “vendicatrice” sostiene di lavorare in una fabbrica le cui operaie hanno subito numerose violenze da parte dei conducenti degli autobus. La mail è un vero e proprio documento politico: “Credono che perché siamo donne siamo deboli. Può anche darsi, ma fino a un certo punto. Nessuno ci difende e siamo costrette a lavorare anche la notte per mantenere la famiglia. Le mie compagne e io abbiamo subito in silenzio atti di violenza che hanno riempito il nostro cuore di rabbia. Siamo state violentate dagli autisti che lavorano durante il turno di notte. È una cosa che a Ciudad Juarez sanno tutti, eppure nessuno ha mosso un dito per difenderci e per proteggerci e, tanto meno, per arrestare i colpevoli”. L’autrice del comunicato così prosegue: “Per questa ragione ho deciso di vendicare le donne che hanno dovuto sopportare il peggiore degli oltraggi. La società ci giudica deboli, ma non lo siamo affatto. Siamo coraggiose e se non ci rispetteranno, ci faremo rispettare con la forza. Noi donne di Ciudad Juarez siamo forti”. La mail è firmata, come già detto, “Diana la cacciatrice degli autisti degli autobus”.
La polizia ha fatto sapere che gli esperti sono al lavoro per determinare l’autenticità della mail e per cercare di risalire al computer dal quale la mail è partita. Nel frattempo le autorità di polizia hanno piazzato agenti in borghese sugli autobus e stanno valutando se l’assassina potrebbe essere una delle 10 donne che tra il marzo 2012 e l’agosto 2013 hanno denunciato per stupro autisti degli autobus. Su questi casi le indagini sono ancora in corso, ma per paura, circa la metà dei conducenti si sono messi in malattia mandando in crisi il servizio dei trasporti. La situazione preoccupa le autorità in quanto moltissimi lavoratori non hanno altro modo per recarsi al lavoro e di notte è diventato praticamente impossibile trovare un mezzo di trasporto per tornare in città.
La mail di “Diana cacciatrice” ha fatto il giro di tutti i giornali, anche per il suo stile da hard-boiled thriller e ha suscitato vivissimo interesse in tutto il Messico. Il portavoce della Procura di Chihuahua, Carlo Gonzalez, ha assicurato che, sebbene “un personaggio del genere sia una assoluta novità nel panorama della criminalità messicana”, la Procura segue diverse piste. La rivendicazione potrebbe essere un falso e, dietro la presunta “Diana cacciatrice”, potrebbero nascondersi le solite bande di narcotrafficanti intenzionate a regolare i conti con qualcuno che ha sgarrato. Le piste principali, ha fatto sapere la Procura generale, sono tre: quella passionale, quella del regolamento di conti dei narcotrafficanti e quella della vendetta personale.
È “LA CITTÀ PIÙ PERICOLOSA DEL MONDO” PER VIA DELLA GUERRA DEI NARCOS
Tra il 2008 e il 2010 Ciudad Juarez, che si trova a pochissima distanza da El Paso, Texas, è stata dichiarata “la città più pericolosa del mondo” principalmente a causa della guerra tra i cartelli di narcotrafficanti. Secondo un centro studi messicano, quest’anno, da prima che era, Ciudad Juarez sarebbe scesa al diciannovesimo posto tra le città più pericolose del mondo. In quegli anni i casi di stupri e violenze sono stati moltissimi e spesso le vittime sono state trovate orrendamente mutilate, torturate e sfregiate. Molte delle vittime lavoravano come operaie nelle fabbriche intorno a Ciudad Juarez e tornavano a casa la notte tardi con i mezzi pubblici.
Malgrado un leggero miglioramento della situazione generale, dal 2007 il numero dei femminicidi e stupri è aumentato a seguito della lotta al narcotraffico. Un mese fa il “Centro dei diritti umani delle donne” ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica su questo dato allarmante: tra il 1993 e il 2007 nello stato di Chihuahua è stata assassinata una donna ogni 12-14 giorni.
© The Independent