Anaïs Ginori, D, la Repubblica 31/8/2013, 31 agosto 2013
LA MIA VITA DA CARL
«Con lui mi sento protetta, finalmente serena». In un’altra vita Carla Bruni, non ancora Sarkozy, si era guadagnata una reputazione di seduttrice seriale capace di far capitolare glorie del rock, tra gli altri Mick Jagger, ma anche filosofi parigini come Enthoven, padre e figlio in successione: prima Jean-Paul e poi il giovane Raphaël. Ancora fino a qualche anno fa, l’ex mannequin predatrice, diventata suadente chansonneuse, si vantava dei suoi «mille amanti» e della scarsa inclinazione alla monogamia.
Passato remoto. Quando arriva all’esclusiva serata all’Hotel Potocki per presentare la nuova collezione Diva di Bulgari, di cui è diventata testimonial, Carla si ferma con alcuni amici per mostrare sul cellulare le fotografie della piccola Giulia. «È tutta suo padre», dice, con un’allusione anche al forte temperamento, capace a soli diciotto mesi di tenere testa persino a papà. Non a caso Sarkozy ha soprannominato la bambina “Pol Pot”. Eppure Carla giura che ha già perso la testa per la sua piccola principessa. «Finora ha avuto solo figli maschi», racconta. «Non è un papà di quelli che danno il biberon o cambiano i pannolini, però fa tutto il resto. È presente, affettuoso ed è molto premuroso anche con mio figlio Aurélien». Il padre del primo figlio di Carla è quel Raphaël Enthoven, il cui nome si era trasformato in un irresistibile ritornello. «Ha l’aria di un angelo, ma è un diavolo dell’amore», amiccava “Carlà” nella canzone a lui dedicata nel 2002.
Carla oggi ha ripreso il suo cognome da signorina sulla copertina del nuovo disco, Little French Songs, anche se nei messaggi email scambiati prima dell’intervista ci tiene a firmarsi sempre CBS, Bruni Sarkozy. Poco più di un anno fa, usciva dal portone dell’Eliseo mano nella mano con il marito. Senza rimpianti. «Sono stati anni esaltanti ma anche durissimi, mi sentivo come un pugile sul ring». La piemontese diventata première dame di Francia - prima di lei, in altre epoche, ci fu la contessa di Castiglione, amante di Napoleone - ha anche riallacciato i rapporti con l’Italia. Per la campagna pubblicitaria di Bulgari è andata a Roma con il fotografo Terry Richardson, sulle tracce delle atmosfere della Dolce Vita.
L’italienne, che il marito chiama «Carlita», tiene alle sue radici. In casa Bruni-Sarkozy si parla molto italiano. Anche l’ex Presidente? «Poco, ma lui sta imparando insieme a Giulia. Quando è nato il mio primo figlio, Aurélien, evitavo di parlare italiano perché mi sembrava di escludere il padre. Noi mamme siamo già così incollate al bebè rispetto ai papà». Con la piccola Giulia invece è tornata alla madrelingua. «Sì, perché mi sono accorta che, a 12 anni, Aurélien è ancora un po’ bloccato. Credo che se incontrasse una bella italiana si metterebbe a chiaccherare. Ma per adesso no, è intimidito. Parla “franglano”, metà francese e metà italiano, come la mia adorata nonna Renée».
I soliti maligni pensavano che il suo matrimonio sarebbe andato in crisi allo scoccare del mandato presidenziale e invece, ancora una volta, lei ha spiazzato tutti. Ora si mostra felicemente accasata. «La mia gioventù indiavolata risale a molto tempo fa. E poi è vero che da ragazza amavo la trasgressione, ma sempre con prudenza. Non ho mai avuto una predilezione per le mondanità». Dopo le sei di sera, racconta, si chiude nel nido domestico, l’hotel particulier nell’esclusivo sedicesimo arrondissement. «Chi mi conosce sa che adoro starmene a casa, in famiglia e con gli amici». È finita anche l’irrequietezza esistenziale di un tempo. «Ho fatto un lungo percorso anche interiore, attraverso la psicoanalisi, per arrivare fino a qui. Con mio marito, mi sento finalmente in pace. Sto vivendo un momento molto piacevole. Lui riesce a tenere a bada anche la mia innata malinconia».
In effetti, nessuno immagina Sarkozy malinconico. «È incapace di crogiolarsi nella tristezza, proprio non fa per lui», risponde Carla che gesticola molto, fa sempre lunghi cerchi con le mani mentre parla. «Dopo la sconfitta, qualcuno pensava si sarebbe depresso. E invece si è adattato molto facilmente alla nuova vita». Molti hanno ipotizzato un suo ritorno sulla scena pubblica. A luglio si è fatto rivedere durante una riunione straordinaria dell’Ump, lasciando intendere di essere “a disposizione” dei militanti, se e quando ce ne sarà bisogno. «Mi auguro che non torni alla politica», ripete invece la moglie. «Lo dico per il suo bene. Non siamo più giovanissimi, e quel mestiere lì ti può fare ammalare, soprattutto se lo fai come lui: dando tutto te stesso».
È difficile avere una conversazione con Carla senza sentirla tessere continui elogi della sua dolce metà. Una volta, quando frequentava gli intellò di Saint-Germain-des-Prés, si sentiva «di sinistra, a pelle». Oggi è una sostenitrice sfegatata del suo uomo. Tanto che nel nuovo disco lo ha soprannominato «Raymond» che fa rima con «mon patron», il mio padrone. «Adoro il suo modo di proteggermi, accudirmi. È una qualità che ho imparato ad apprezzare». Non è sempre stato così. In altre epoche, Carla appariva come un’implacabile dominatrice. «Ho incontrato soprattutto uomini fragili, un po’ femminili». Ora i ruoli si sono ribaltati. «Nicolas invece ha questa forza virile, trascinante. È la prima volta che mi succede. Ed è terribilmente gradevole».
Si è ripresa almeno un po’ di libertà e autonomia professionale. In autunno ricomincerà a suonare dal vivo. «Sono spaventata ma è una paura bella, stimolante». Nonostante la “pausa” forzata ha sempre continuato a scrivere canzoni, lei che ha una madre pianista e un padre melomane. «Per la tournée l’unico problema è Giulia. Ho deciso che la porterò sempre con me». Carla è di nuovo filiforme, estroversa e spiritosa, senza più gli obblighi del protocollo. Si è lamentata dei chili di troppo durante la gravidanza, e dello sguardo impietoso di alcuni giornalisti. «Ero ingrassata molto, ma non m’importava. Rimanere incinta a 43 anni è stato un miracolo. Abbiamo l’illusione che con la medicina sia tutto possibile. Purtroppo una gravidanza dopo i quarant’anni non è affatto una passeggiata».
Durante la sua permanenza all’Eliseo, Woody Allen le ha regalato una piccola parte nel film Midnight Paris. «È stata un’esperienza favolosa». Alcuni siti avevano scritto che il regista era stato costretto a tagliare alcuni pezzi, ma la produzione non ha mai confermato. Carla glissa su un possibile bis nel cinema. «La mia passione resta la musica». Non è andata al festival di Cannes, dove la sorella Valeria presentava, insieme alla mamma Marisa, Un castello in Italia. Il film ripercorre le vicende dei Bruni-Tedeschi, dinastia industriale proprietaria di un castello a Castagneto Po, venduto qualche anno fa. «Anche se Valeria usa spunti autobiografici, è capace di trasfigurare i personaggi e le storie. Mia madre si è prestata con gusto al gioco della recitazione. È una donna straordinaria. Nonostante i suoi 84 anni ha una vitalità non comune. Per mia sorella questo è il film della maturità. Il suo miglior film da regista».
E lei, Carla, ha raggiunto la maturità? «Direi di sì, ma non vorrei neanche pensare che la mia strada sia del tutto finita». Per una donna abituata a vivere della propria bellezza, è difficile accettare il tempo che passa. «Lo trovo terribile, ma non c’è alternativa. Se trovate un elisir che permette di evitare la vecchiaia, vi prego avvertitemi. Tra quarant’anni rimarrò un po’ scapestrata, continuerò a fumare e bere champagne. Non signora ma sempre ‘mademoiselle’: è un termine così grazioso e allegro, non capisco chi ha chiesto di abolirlo».
Padrona della sua immagine, che sa trasformare a seconda delle occasioni, non vuole però esibire i suoi figli. Giulia è stata protetta con tenacia dai paparazzi. I cliché non sono stati utilizzati neanche a fini elettorali, durante la campagna presidenziale. «Quando ho conosciuto mio marito, Aurélien è stato travolto dai flash. Uno shock, anche per chi, come me, è abituato a vivere sotto ai riflettori». Aver scelto di ufficializzare la relazione una domenica di dicembre, a Eurodisney, non era stato un viatico per la discrezione. «Ho sbagliato», ammette ora. «Dopo quell’episodio, ho issato un muro invalicabile intorno alla mia famiglia». Tra le righe, spunta un implicito risentimento nei confronti dei giornalisti. «In verità, quello che mi preoccupa di più è la disinformazione attraverso alcuni siti: l’idea che puoi dire di tutto, nascondendoti dietro all’anonimato. Allora preferisco leggere una critica, anche feroce, ma che sia firmata da un giornalista con nome e cognome».
Quando non deve giocare “alla diva”, Carla veste in maglietta e blue jeans. Non ha nessuna nostalgia delle passerelle. «Seguo la moda, le nuove collezioni. È un mondo trasformato, ormai. Ai miei tempi sfilavano le donne, ora sono ragazzine. Viene proposto un modello di femminilità irreale, come sulle fotografie: tutte ritoccate con photoshop». Che cosa le ha insegnato il mondo della moda? «Se non puoi essere ben vestita, allora meglio svestita».