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 2013  settembre 06 Venerdì calendario

A CORTO DI SOLDI, L’ESERCITO BARATTA DIVISE E POSATE


La via di salvezza delle dispendiose pubbliche amministrazioni potrebbe essere il baratto. Nulla di futuribile, ma storia dei giorni nostri: a tracciare la via maestra sono le Forze armate, mandate in avanscoperta di questa bizzarra, ma in fondo vecchissima, modalità di mercato. È dal 2010 – con l’approvazione del nuovo Codice dell’Ordinamento militare – che esercito, marina, aeronautica e arma dei carabinieri possono approvvigionarsi di tutto il necessario senza mettere mano al portafogli, che d’altronde soffre. Per ottenere servizi e materiali possono scegliere di mettere a bando quel che hanno: vecchie divise, mezzi ormai fuori uso, persino le posate di vent’anni fa perché quando c’era la leva obbligatoria ogni soldato aveva le sue, ma dopo l’introduzione del servizio professionale sono rimaste a marcire nei magazzini.
Esiste un vasto «giro» di aziende che riciclano vecchi materiali e si rivolgono alle pubbliche amministrazioni per ottenerli. Le Forze armate possono usare il contratto di permuta. E non si mettono a gara solo materiali, ma anche servizi: l’Esercito offre corsi di formazione che vanno dalla gestione dello stress sul luogo di lavoro alla lotta contro gli attacchi chimici.
«Anche se la permuta era già stata prevista dalla Finanziaria del 2006, di fatto abbiamo cominciato a usarla solo negli ultimi anni, a fronte di una sostanziale riduzione degli stanziamenti di bilancio» spiega il brigadiere generale Salvatore Miccoli, Capo ufficio generale del centro di responsabilità amministrativa dell’Esercito. Uno degli ultimi annunci è quello del centro rifornimenti del Commissariato di Napoli, che mette a bando «materiali di vestiario e di casermaggio fuori ciclo logistico» in cambio di «piccoli lavori infrastrutturali e fornitura servizi di manovalanza e materiali vari...». Dice Miccoli: «Non voglio sostenere che sia la panacea di tutti i mali, ma senza dubbio è uno strumento virtuoso. Se vendessimo il nostro materiale, i soldi andrebbero prima alla Tesoreria generale e solo in seguito verrebbero messi a bilancio per l’Esercito». Così se nel 2012 sono state autorizzate permute per 4,42 milioni di euro, quest’anno siamo già a cinque milioni e mezzo, con altri 3,5 milioni in attesa di autorizzazione.