Mario Gerevini, Corriere della Sera 06/09/2013, 6 settembre 2013
QUELL’AGENZIA FANTASMA DI CARIGE. TUTTE LE CARTE DEI FAVORI IN BANCA - C’è
un’istantanea scattata da Bankitalia nel verbale ispettivo su Banca Carige che racconta più di ogni altra a quali soggetti si aprissero le porte del credito e come certe pratiche viaggiassero sotto protezione. Sono le poche righe in cui si fa riferimento a un certo Cavallini oltre che alla curiosa posizione del Banco Nacional de Cuba.
Il 30 settembre, nel corso dell’assemblea che dovrà rinnovare il consiglio di amministrazione, qualche socio potrebbe chiedere al presidente Giovanni Berneschi se è proprio quel Cavallini, Ernesto Cavallini, che anni fa fu coinvolto nei crac della Comitas, della Firs Assicurazioni e della Lloyd Nazionale, compagnie che facevano capo alla famigerata Sasea di Florio Fiorini, il finanziere maestro nel raggirare i piccoli azionisti. E anche quel Cavallini che triangolava immobili a prezzi crescenti con le compagnie assicurative del gruppo. Operazioni censurate sia da Bankitalia che dall’Isvap.
Carige ieri in una nota ha ribadito «la solidità dei propri fondamentali di bilancio» in risposta alle osservazioni della Banca d’Italia e si è dichiarata «fin d’ora a disposizione della magistratura».
Ma sono tante le cose da chiarire, da capire. Anche quelle che non compaiono nelle relazioni di Bankitalia che ieri gli ispettori hanno consegnato al procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce. Ci sono gli esposti anonimi in Procura, le voci interne. Come quella dell’esistenza dentro Carige Assicurazioni dell’«Agenzia 500» che gestirebbe un consistente flusso di denaro. Denaro reale, secondo queste ricostruzioni, solo che, ufficialmente, l’Agenzia 500 non esiste, è un avatar contabile.
Se vera, assomiglia all’altra storia strana e già in parte nota, quella di Filadelfo Arcidiacono al quale la compagnia avrebbe pagato sinistri per 39 milioni. Il suo codice fiscale era nel registro sinistri ma anche Filadelfo non esiste.
Su quel nominativo sono transitati soldi per parcelle e forfait destinati ad altri beneficiari non abbinati al sistema informativo aziendale.
Secondo il presidente Berneschi «l’anomalia, prontamente sanata, riguardava aspetti strettamente formali della gestione dell’anagrafe interna, utilizzata per fini meramente statistici e gestionali, che consentiva il caricamento transitorio dei dati relativi al pagamento di prestazioni professionali ad un soggetto fittiziamente indicato». Ma il tutto nella «correttezza amministrativa, fiscale e contabile».
Resta un rebus il ruolo delle due compagnie all’interno del gruppo Carige. Sempre difese a denti stretti, contro ogni logica economica, ma sempre fuori controllo. Il sospetto che siano un «centro» di generose consulenze emerge qua e là analizzando le carte delle ispezioni di Isvap e Bankitalia.
Inoltre il vecchio vizio del nepotismo non sembra del tutto debellato. Tuttavia nulla esclude che, per esempio, la nipote di Luigi Gastaldi sia in un ufficio chiave della Carige Assicurazioni per meriti propri e non perché lo zio, ex onorevole, è da anni vicepresidente della compagnia e consigliere (ricandidato) della banca.
Su temi più tecnici, le due lettere inviate dall’Ivass (succeduta all’Isvap) quest’estate pare siano durissime. Bankitalia, a proposito della capogruppo bancaria, parla di «sostanziale incapacità a esercitare un’adeguata azione di indirizzo e controllo» sulle compagnie. E fa i conti di quanto la banca ha dovuto sborsare, con aumenti di capitale, per coprire i buchi: 560 milioni tra il 2001 e il 2011.
Già adesso è evidente che la prossima non sarà un’assemblea «ordinaria». Se non altro perché sembra esserci un certo disallineamento tra i «desiderata» di Visco e le mosse degli azionisti.
Il governatore della Banca d’Italia ha chiesto esplicitamente ai soci un «ampio ricambio» nella governance. Secondo il verbale ispettivo «sono state rilevate le irregolarità per le quali è prevista l’irrogazione di sanzioni amministrative» a consiglieri e sindaci. Però molti di questi si ripresentano, salendo anche di grado come Cesare Castelbarco (sarà presidente) e Alessandro Repetto (vice). E per il minipatto dei privati ci saranno di nuovo Angelo Checconi e il figlio di Vito Bonsignore, Luca, rappresentante di uno dei gruppi imprenditoriali che avrebbero beneficiato dei crediti facili di Carige. In Via Nazionale si sono dati fino al 31 dicembre per «riesaminare la complessiva situazione aziendale al fine di valutare le iniziative concretamente avviate e i risultati conseguiti». Se Carige non si adeguerà alle indicazione di Visco, «Banca d’Italia fa sin d’ora riserva di adottare tutte le iniziative ritenute più opportune».
E il Banco Nacional de Cuba? Ci sono stati ritardi nel classificare correttamente «fidi con connotati di sofferenza». Cioè, par di capire, Genova finanziava la banca statale cubana che non ha onorato il debito. Di più non si sa.
Molto esplicito, invece, e durissimo, il capitolo su Cavallini. Solo su pressione degli ispettori la posizione è stata degradata in sofferenza. E questo nonostante «i crescenti sintomi di deterioramento – scrive Bankitalia – la presenza di precedenti rilievi ispettivi (già anni fa vennero contestati i rapporti con l’imprenditore,ndr ), le preoccupazioni espresse da un consigliere e, ripetutamente dai sindaci». Ma evidentemente Cavallini in Carige godeva di protezione ai massimi livelli.
Mario Gerevini