Guido Santevecchi, Corriere della Sera 06/09/2013, 6 settembre 2013
ORA LA CINA VUOLE CAMBIARE IL CLIMA —
Un piano nazionale per conquistare la natura, per intervenire sul tempo atmosferico facendo piovere o scongiurando tempeste, grandine e nebbia. È questo l’obiettivo del «Centro di cambiamento del tempo dell’Amministrazione meteorologica» di Pechino. La «pioggia artificiale» è un progetto sul quale gli scienziati lavorano da decenni e ci sono già stati molti esperimenti, ma su scala locale. Questa volta la Cina vuole applicarlo su quasi tutto il suo immenso territorio e ha già stanziato somme importanti: 1,1 miliardi di yuan (circa 130 milioni di euro) per costruire un primo sistema di intervento nel Nordest, al quale seguiranno altri sei nelle altrettante regioni climatiche nelle quali è stato suddiviso il Paese.
Luglio e agosto sono stati mesi di fuoco, i più caldi dal 1951. Per aiutare i contadini del centrosud è stato impiegato il sistema ormai noto della «semina delle nuvole»: sono state disperse in cielo sostanze capaci di coagulare le molecole d’acqua trasformandole in gocce di pioggia sufficientemente pesanti da cadere al suolo. Per farlo sono stati usati i cannoni che hanno sparato a luglio 15.987 colpi di artiglieria e 727 razzi. Sono entrati in azione anche aerei per bombardare le nuvole con lo ioduro d’argento. Costo dell’offensiva di luglio 25 milioni di euro.
Gli scienziati del meteo cinese sono convinti di non aver buttato al vento i loro fondi: sostengono che nelle province bruciate dal sole dello Hunan e dello Zhejiang la temperatura dopo l’intervento è scesa. Yao Zhanyu, ricercatore del Centro di cambiamento del tempo, ha detto al China Daily che «seminare le nuvole serve solo ad accrescere le condizioni atmosferiche per aumentare la pioggia (se era già scritto in cielo che cadesse, ndr) non a crearla».
Secondo il centro meteo di Pechino, dal 2002 al 2011 con questi sistemi sono stati indotti 500 miliardi di tonnellate di pioggia su 5 miliardi di km quadrati di territorio. Con la rete nazionale a pieno regime la Cina punta ad avere 60 miliardi di tonnellate di pioggia in più all’anno e di cancellare la grandine da 540 mila km quadrati di terre coltivate.
Per ora il risultato più concreto lo hanno ottenuto quelli della fabbrica Jiangxi Xinyu Guoke Technology che sfornano i proiettili speciali per seminare le nuvole. Il capo delle vendite ha detto al Jianxi Daily che i magazzini sono vuoti, anche se le catene di montaggio lavorano sette giorni a settimana: «Di norma produciamo 1.200 cartucce al giorno, siamo saliti a 3.000».
Ma resta un dubbio grave: lo ioduro d’argento è una sostanza tossica. Che ricadute può avere disperderla nell’atmosfera in dosi massicce? Gli scienziati cinesi studiano come sostituirlo, ma intanto minimizzano: un proiettile della pioggia contiene solo un grammo di ioduro d’argento e un razzo tra 8 e 15. Un aereo invece bombarda con dosi da 300 grammi.
Proiettili, cannoni e bombardieri, strumenti inquietanti per l’ambizione di conquistare la natura. D’altra parte l’origine di questi esperimenti è militare: che cosa c’è di meglio di un bel diluvio che crea un pantano sul percorso del nemico per bloccare i suoi mezzi e i suoi soldati? I primi test durante la Guerra Fredda. E in Vietnam, gli americani lanciarono l’«Operazione Popeye» per cercare di intensificare i monsoni sul sentiero di Ho Chi Min, che passando da Laos e Cambogia permetteva ai Vietcong di infiltrarsi al sud. Secondo gli annali Usa, l’azione durata dal 1967 al 1972 allungò di una trentina di giorni il periodo dei monsoni: fu coniata l’espressione «Facciamo il fango, non la guerra».
Anche i russi hanno usato il sistema, per «scaricare» le nuvole prima delle grandi parate sulla Piazza Rossa e far sfilare i reparti all’asciutto. E gli israeliani fanno piovere artificialmente dal 1960 per motivi agricoli.
Comunque, l’altra notte ha diluviato su Pechino, al mattino l’aria era bella pulita. E non si sono sentiti colpi di cannone. Era entrato in azione Giove Pluvio.
Guido Santevecchi