Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 6/9/2013, 6 settembre 2013
I CONSUMI CINESI NON BASTANO A SOSTENERE
L’ORO –
La Cina ha fatto di nuovo il pieno di lingotti in luglio. Le importazioni attraverso Hong Kong, le uniche su cui esistono regolari statistiche, sono aumentate di quasi il 16% rispetto al mese precedente, raggiungendo 113 tonnellate al netto delle esportazioni, ossia 4 milioni di once. Il dato non ha sorpreso più di tanto gli analisti. In luglio il valore del lingotto sul mercato cinese era decisamente superiore alle quotazioni internazionali: una circostanza che anche nei mesi precedenti aveva contribuito ad attirare forti flussi di oro dall’estero e che secondo alcuni osservatori è all’origine dell’andamento anomalo del Gold forward offered rate (Gofo), il tasso di interesse sui prestiti di oro in cambio di dollari, rimasto negativo per gran parte dell’estate (si veda Il Sole 24 Ore del 31 agosto).
La conferma del forte appetito cinese non è servita a sostenere le quotazioni dell’oro, che ieri sono scivolate fino a 1.365 dollari l’oncia sul mercato spot londinese, per poi attestarsi intorno a 1.370 $, in ribasso di oltre l’1% rispetto a mercoledì. Gli investitori sono tornati a focalizzarsi in modo quasi esclusivo sulle prossime mosse della Federal Reserve e i dati economici diffusi ieri negli Usa hanno rafforzato la convinzione che gli acquisti di bond inizieranno presto ad essere ridotti.
Gli scioperi in Sudafrica, intanto, continuano a non spaventare. L’ottimismo su una rapida soluzione della vertenza è anzi tale da aver fatto impennare del 4% il Ftse-Jse Africa Gold Mining Index, che riflette l’andamento delle società aurifere alla Borsa di Johannesburg. I sindacati appaiono in effetti divisi (l’Amcu non partecipa allo sciopero, il che ha consentito ad un terzo delle miniere di operare). Inoltre la Chamber of Mines ha detto di aver avanzato al Num, la sigla che ha proclamato lo sciopero, una nuova e più ricca proposta di aumenti salariali.
Se le importazioni di oro della Cina continuano a correre – o almeno continuavano, fino a circa un mese fa – dall’India non arrivano notizie altrettanto rialziste. Le autorità di New Delhi mercoledì hanno finalmente chiarito con una circolare le recenti norme a limitazione dell’import, ma non c’è stata l’immediata ripresa degli ordini che alcuni si aspettavano. I dazi del resto sono molto elevati e le difficoltà in cui versa il Paese, che hanno fatto crollare la rupia e spinto al record le quotazioni aurifere locali, hanno provocato un boom dell’offerta di oro vecchio: secondo il direttore della Bombay Bullion Association, Prithviraj Kothari, solo a Mumbai starebbero arrivando sul mercato 100-150 kg di oro al giorno, contro appena una decina la settimana scorsa.