Ivano Sartori, Libero 6/9/2013, 6 settembre 2013
IL RE «MANCATO»CHE AMA DONNE E CANI E FA IL FOTOGRAFO
Mi trovo al cospetto di sua Altezza Reale Uberto Gasche, cittadino svizzero residente in Italia e potenziale re d’Inghilterra. Non è lui a definirsi aspirante al trono,mai suoi sudditi virtuali, accampati in un blog che sbeffeggia l’albionico «usurpatore» Carlo. Il presunto pretendente si limita a un regale sorriso di conferma. Sta al gioco dell’ucronia, la storia fatta coi se e coi ma. Se sul trono d’Inghilterra fossero saliti gli Stuart, scozzesi e cattolici, per un complicato giro di parentele e discendenza che da Maria Stuarda arriva alla regina Margherita, ora al posto della regina Elisabetta ci sarebbe sua madre mentre lui starebbe aspettando il suo turno. La mamma, invece, l’ottantano -venne contessa Maria Ludovica Calvi di Bergolo, se ne sta al piano di sopra con la figlia Jela, nella palazzina del ’600-’700 che fu dépendance di Villa Savoia, nel bel mezzo del parco pubblico romano ribattezzato Villa Ada (...). Una giungla urbana sfregiata dai graffitari, e solo per una modesta porzione oasi con palme e prati all’inglese poiché lì, nella sontuosa villa già dei Savoia, protetta da guardie armate, ha sede l’ambasciata d’Egitto. Ed è un’ulteriore beffa della storia che Uberto viva a due passi da usurpatori ben più famelici dei Windsor. Ad Alessandria d’Egitto, dove Uberto è nato il 3 maggio 1951, suo padre, l’industriale svizzero Robert Gasche, possedeva un cotonificio con 20mila operai che Nassergli confiscò e nazionalizzò.
Nella tenuta, ora parco mal tenuto, Uberto, la mamma e la sorella sono circondati da reliquie e cimeli di parenti che hanno fatto e disfatto l’Italia (...). Eh sì, Uberto è onusto di parentele impegnative.La mamma è figlia di Jolanda di Savoia, primogenita di Vittorio Emanuele III. Il monarca italiano che regnò 46 anni, dando all’Italia due guerre, un impero e il cavalier Benito Mussolini, è suo bisnonno. Ma chi è Uberto?All’inizio la sua storia è quella di un bambino spensierato nell’enclave della colonia italiana di Alessandria, che studia nelle scuole svizzere di lingua francese, che ricomincia a Roma, dove frequenterà le scuole svizzere di lingua tedesca. (...) Uberto è un bambino con le idee chiare. Quando gli chiedono che cosa gli piaccia, lui risponde:le donne e i cani. Nel suo ambiente abbondano le une, eleganti, e gli altri, fedeli. E poi ha il destino nel nome: sant’Uberto di Liegi, l’apostolo delle Ardenne,invocato contro il morso dei cani e la rabbia, è il patrono dei cacciatori. E lui, a 12 anni spara i suoi primi colpi.(...)
La caccia alle donne è continuata per tutta la sua vita, con un’arma che fa clic, ma non vuol dire cilecca. Abbandonati gli studi universitari in Scienze economiche, Uberto s’innamora della fotografia. Parla cinque lingue,viaggia per mezzo mondo (...). Lavora per prestigiose riviste femminili italiane e straniere, da Lei a Vogue. Fotografo di moda, pesca dal suo ambiente. «Ho fatto di amiche e ragazze sconosciute le mie modelle, raramente mi sono servito di agenzie», racconta. A volte il rapporto professionale diventa sentimentale. La caccia si fa grossa. «Insieme a vere storie ho avuto diverse avventure, ma vere, non infatuazioni usa e getta, una botta e via; sesso sì, ma sempre consentimento». Si sposa a 35 anni,nel 1986, con Mara Ruffo di Calabria da cui avrà una figlia, Maria Cristina, oggi ventisettenne, che vive a Roma e cerca lavoro come migliaia di coetanei. Non si risposerà più. Amerà molte altre donne, ma una sola gli è al fianco da anni: Annette, danese.(...)
L’uomo che amava le donne, che ne ha amate centinaia, e ora ne ama una sola («sono monogamo, un porto cui si approda in maniera del tutto naturale, aiutati anche dall’età»), continua ad amare i cani. A decine. Un tempo li allevava e li vendeva.Ora li tiene per compagnia. Per lo più mastini napoletani con qualche concessione a mastini inglesi, alani e levrieri irlandesi. (...) Inevitabile la domanda: sono più fedeli i cani o le donne? Indugia nella risposta, con palese soprappensiero.«Di più i cani». Per correggersi con la velocità del tuono che tiene dietro il fulmine.«Ma anche le donne, se uno le tratta bene, e io le ho sempre trattate bene».(...)
Poco dopo i 30 anni, Uberto cade da cavallo. (...) Batte la testa, resta fuori gioco per due anni. Molti contatti di lavoro si interrompono. Uberto, che ha imparato a dipingere sotto la guida dello zio Carlo Guarienti, torna alla pittura, coniugandola con la fotografia. Spalma veli di colore sulle sue foto. Avvolge donne e levrieri in un effetto flou che addolcisce le une facendone eterei fantasmi e ammansisce i secondi.(...)
La sua sfrenata e dolce vita romana si stempera in una sorta di romitaggio artistico. Uberto si sveste dei panni e degli obblighi sociali del bel mondo, veste casual, riduce il suo tenore di vita al minimo. (...) Nelle relazioni sociali adotta uno stile che può essere definito solo con un termine molto british: understatement. Non si cura dell’etichetta né delle etichette dei suoi capi di vestiario. Neanche una giacca di haute couture o una cravatta di Marinella per l’obiettivo di Fredi Marcarini. Solo la sahariana, che non è più da cacciatore ma da artista, al massimo un tweed. «Alzi un po’ il mento», insiste il fotografo.«Non vorrei sembrare spocchioso», gli sussurra lui di rimando. È schivo vero. (...) Noblesse oblige, pure se lui, figlio di contessa, nipote di principessa e bisnipote dire, non ha titolo nobiliare. Non gli chiedo se vorrebbe averne. Non si fanno certe domande a un signore discreto che potrebbe essere re. D’Inghilterra, oh my God e God save the King. Lunga vita al re.