Cristian Pellissier, la Stampa 6/9/2013, 6 settembre 2013
IL NUMERO UNO DELLE GUIDE ALPINE BOCCIATO IN ALPINISMO
In Valle d’Aosta molti li chiamano gli «angeli della montagna». Loro sono uomini in carne ed ossa che hanno una preparazione fisica che fa paura, conoscono le vette come le loro tasche e hanno sangue freddo. Litri di sangue freddo. Non tutti possono ambire a ricoprire quel ruolo, non basta saper scalare, ci va carattere perché bisogna saper mantenere la mente lucida e reattiva anche nelle situazioni più estreme. Spesso a 4 mila metri di quota, magari con 20 gradi sotto lo zero. Sono requisiti essenziali, perché in gioco ci sono delle vite da salvare, ci sono degli alpinisti in difficoltà da riportare a valle. Ed è questo che fanno ogni giorno gli uomini del Soccorso alpino valdostano. Quelli che hanno a che fare con le vette più alte d’Europa, con il Monte Bianco, il Cervino, il Monte Rosa e il Gran Paradiso. Per entrare a far parte dell’équipe del soccorso in Valle d’Aosta occorre essere guide alpine.
Sono tanti quelle che ambiscono a diventare «angeli della montagna», ma non tutti ci riescono e su più di 200 guide sono solo 56 quelle che lavorano sugli elicotteri che fanno salvataggi. Tra questi anche Paolo Comune, classe 1973, nato e cresciuto a Gressoney-La-Trinité, guida dal 1997, presidente della Società delle guide di GressoneyMonte Rosa fino a inizio 2013 e tecnico dell’elisoccorso per più di dieci anni. Ma ora non più. È stato sospeso perché non ha superato l’esame che ogni tre anni i tecnici dell’elisoccorso devono affrontare. Si tratta di una prova pratica che si sviluppa su due giorni, in parete. Viene simulato un problema, con una persona ferita o bloccata da andare a recuperare. Una commissione, formata da istruttori nazionali, osserva e dà i voti. Non conta soltanto il risultato, nella valutazione molto peso viene dato al modo in cui il soccorso viene portato a termine.
Una delle cose più importanti è non correre rischi troppo elevati, così da scongiurare la necessità di dover soccorrere gli stessi soccorritori. L’ultimo esame si è svolto a maggio, e ci sono stati dieci «bocciati». Tra di loro c’è Paolo Comune, che comunque non si è scoraggiato: ha intenzione di dar battaglia. Due i suoi obiettivi: il primo è tornare sugli elicotteri per diventare di nuovo un «angelo della montagna»; il secondo diventare il capo del servizio, ovvero il direttore del Soccorso alpino valdostano. È per questo che ha presentato un ricorso al Tar della Valle d’Aosta contro «l’esito negativo della verifica per tecnici specializzati di soccorso alpino». L’udienza è fissata per il 18 settembre. Il rischio per lui è quello di rimanere fermo per almeno tre anni, ossia fino al prossimo esame.
Allo stesso tempo nei giorni scorsi Comune ha annunciato di volersi candidare alla carica di direttore del Sav. Su quella poltrona, al momento, c’è Alessandro Cortinovis che rimarrà in carica fino a fine ottobre. Entro martedì chi ambisce al posto dovrà presentare la candidatura. Comune può ambire alla carica anche se è stato bocciato. Il direttore, che porta a casa 30 mila euro l’anno di compenso, deve aver lavorato per almeno cinque anno nel Soccorso alpino, essere guida alpina e non può avere più di 60 anni. L’aver superato la verifica triennale non è requisito essenziale. «Al limite non potrò fare i turni, ma in realtà anche il direttore di oggi non li fa», spiega Comune.
Quel che emerge è anche un altro aspetto. La scadenza di Alessandro Cortinovis sta mettendo in fibrillazione il mondo delle guide e dei tecnici del soccorso alpino valdostano. L’attuale direttore potrà ripresentarsi e con ogni probabilità lo farà, sperando di poter continuare per altri cinque anni. Cortinovis al momento preferisce non confermare, ma non smentisce. E intanto Comune attacca e picchia duro. In una mail inviata a tutti i suoi colleghi contesta il sistema di gestione messo in atto da Cortinovis. Un sistema, a suo dire, del «o così o tutti a casa». Si propone di essere più democratico, più aperto al dialogo. Vuole rilanciare il Soccorso alpino, «che ormai si è ridotto alla sola base di elisoccorso». Vuole rimotivare le guide. Cortinovis, manco a dirlo, rimanda tutte le accuse al mittente: «Parlerò al momento opportuno», dice. Preferisce raccontare quanto fatto e quanto c’è da fare, e parla dell’ultimo soccorso della giornata.
Quello di ieri mattina, quando un elicottero con i suoi uomini è salito sulla Cresta del Brouillard, sul Monte Bianco, per recuperare alcuni alpinisti italiani in difficoltà. I tre che hanno dovuto fare i conti non con brutto tempo oppure con un infortunio, ma solo con la stanchezza, conseguenza della poca preparazione. Il loro è soltanto un caso, e i soccorritori devono fare i conti con parecchi «malati immaginari», gente impreparata che ha scambiato l’elisoccorso per un bus.
Tra qualche settimana finalmente si saprà come finirà la sfida che ha messo in luce un aspetto molto terrestre degli «angeli della montagna»: la voglia di vincere, tipica di tutte le competizioni.