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 2013  settembre 06 Venerdì calendario

“L’ALZHEIMER FAVORITO DALL’ECCESSO DI IGIENE”

L’eccesso di igiene personale e l’attenzione con la quale molte mamme impediscono ai loro bambini di giocare per terra o di sporcarsi le mani sarebbero responsabili della grande diffusione del morbo di Alzheimer nei Paesi sviluppati. A sostenere questa nuova tesi è uno studio dell’Università di Cambridge, che ha messo a confronto i dati sull’incidenza della malattia in 192 nazioni arrivando alla conclusione che i casi di demenza senile sono meno numerosi nei Paesi poveri, dove è maggiore il contatto quotidiano con microbi e batteri, e crescono invece nelle grandi aree urbane.

A prima vista lo studio sembra discutibile, visto che nei Paesi poveri l’aspettativa di vita è più bassa e quindi il morbo non ha il tempo di manifestarsi, ma la ricerca ha tenuto conto di tutte le variabili possibili ed è arrivata a conclusioni che gli esperti definiscono interessanti. L’«Ipotesi dell’igiene», una teoria elaborata qualche anno fa, già sostiene che alcune patologie potrebbero essere legate al maniacale stato di pulizia nel quale i bambini crescono in città, senza avere la possibilità di venire in contatto con i microrganismi che favoriscono lo sviluppo del sistema immunitario.

Il contatto quotidiano con la terra e con gli animali è stato una costante nella storia dell’umanità, ma è molto meno frequente nei Paesi sviluppati, dove l’asfalto e il cemento, la disponibilità di acqua pulita e una varietà infinita di disinfettanti sparsi per la casa creano una barriera che protegge in modo eccessivo i bambini anche dai microbi amici. Le conseguenze sono legate soprattutto al mancato sviluppo dei linfociti T, cellule che hanno una parte rilevante nella gestione del sistema immunitario: combattono gli invasori esterni e pattugliano l’organismo, in cerca di estranei da annientare. Ma se mancano i nemici, il sistema di difesa non si sviluppa, favorendo le infiammazioni nell’età adulta.

È stata proprio la carenza di linfociti T nel cervello dei malati di Alzheimer a suggerire agli studiosi di Cambridge la possibilità di un legame tra le condizioni igieniche dell’infanzia e l’insorgere della malattia. La ricerca ha evidenziato come negli stati dove i tre quarti della popolazione vive in aree urbane (come la Gran Bretagna o l’Australia) la demenza degenerativa ha una incidenza significativamente superiore rispetto ad aree come l’America Latina, la Cina, l’Africa o l’India. Lo studio, pubblicato da «Evolution Medicine and Public Health» è stato accolto con interesse dall’Alzheimer Society, che raccomanda comunque di non rinunciare alla prevenzione più tradizionale: alimentazione corretta, niente fumo, esercizio fisico, pressione e colesterolo a posto. Lo stesso Dottor James Pickett, capo del team di studiosi di Cambridge, è prudente: «Sappiamo da tempo che il numero di persone affette dal morbo varia da Paese a Paese. Il fatto che questa discrepanza possa essere legata alle condizioni igieniche è una teoria avvincente, e si lega bene alle connessioni che esistono tra infiammazione e malattia».

I malati di Alzheimer nel mondo sono circa 30 milioni e si stima che entro il 2050 una persona su 85 ne sarà affetta a livello globale. I primi sintomi, di solito dopo i 65 anni, sono l’incapacità di ricordare eventi recenti o di memorizzarne nuove informazioni. Seguono confusione, irritabilità, cambiamenti di umore, difficoltà nel linguaggio e perdita della memoria. Non esiste ancora una cura, mentre la crescente aspettativa di vita espone sempre più persone al rischio di una atroce vecchiaia e i loro parenti a carichi di assistenza spesso insostenibili. Sarebbe davvero bello se per arginare la diffusione del morbo fosse sufficiente lasciare giocare i bambini in un prato, come accadeva una volta.