Amedeo La Mattina, la Stampa 6/9/2013, 6 settembre 2013
AI VERTICI DEL MOVIMENTO CI SARANNO SOLTANTO I FALCHI
Silvio Berlusconi non ha mai lasciato a terra nessuno, non ha mai spento la luce a chi si è allontanato dal Re Sole e poi però è ritornato contrito. Il Cavaliere tende a perdonare il figliol prodigo, non è tipo di legarsi al dito giri di valzer e piroette, che in politica sono all’ordine del giorno. Magari il «ribelle» o presunto tale non viene più ricevuto ad Arcore o a Palazzo Grazioli come prima, nessuna telefonata, escluso dai vertici che contano, lasciato a bagnomaria. Ma alla fine, nei limiti del possibile, gli lancia una ciambella di salvataggio e lo imbarca di nuovo, ricandidandolo. Uno strapuntino, magari in terza, quarta, ultima fila alla sua corte non lo nega mai.
Ora la corte di Versailles è più opaca, meno scintillante visti i rovesci giudiziari del Cavaliere, l’interdizione dai pubblici uffici, la ghigliottina della decadenza da senatore e l’ineleggibilità. Ciononostante, secondo i sondaggi, il vento gonfia le sue vele elettorali e il ritorno a Forza Italia (sempre sulla carta dei sondaggi) è un usato sicuro corroborante. Ma chi salirà sulla tolda di comando di questa «nave pirata» che Berlusconi sta varando ancora una volta con un videomessaggio, come nel ‘94?
La battaglia è in pieno svolgimento ed è tutta legata all’esito della crisi politica che potrebbe travolgere il governo Letta. Nel momento in cui l’ex premier deciderà veramente di ritirare la delegazione dall’esecutivo, bisognerà vedere chi seguirà l’ordine di calarsi in testa l’elmetto e imbracciare il fucile della Nuova Forza Italia. Contro tutti e tutto, Quirinale compreso. Molti dubbi ci sono sul ministro Quagliariello, ma sono dubbi diffusi dai falchi che tra i «traditori» ministeriali hanno messo pure Alfano e Lupi. Il quali, insieme ai ministri Lorenzin e Di Girolamo, non sembrano tuttavia avere dubbi sulla loro scelta in caso di rottura: obtorto collo, sia chiaro, seguiranno il loro Duce nella Repubblica di Salò.
Ma poi è su quella tolda di comando di Forza Italia che si combatte il futuro di Salò. Sarà un gruppo di comando per modo di dire, perché a comandare sarà sempre e solo Berlusconi, che vuole una struttura totalmente presidenziale, senza un segretario. Ed ecco allora che non ci saranno grandi epurazioni delle colombe, non ci sarà il totale sopravvento dei rapaci come Verdini, Santanché, Capezzone, Bondi, Biancofiore. Ci sarà però un downgrading di Alfano, che vorrebbe continuare ad essere il segretario di Forza Italia, come lo è stato del Popolo della libertà. Semmai sarà un importante elemento di una squadra, composta da 5-6 persone, che avrà in Verdini il braccio operativo delle volontà berlusconiane, nel tesoriere Crimi quello finanziario. Se Alfano, come sembra, non sarà segretario, le colombe voglio un ridimensionamento della pitonessa Santanché, che quindi rischia di perdere l’organizzazione del vecchio-nuovo partito. Cosa alquanto difficile visto il legame forte che Daniela ha stretto con il grande capo.
Un ruolo apicale, sempre all’interno di un partito superleggero, dovrebbero avere i due capigruppo Brunetta e Schifani. Il capogruppo al Senato, che è sempre stata una colomba, in queste ore sta schiacciando l’acceleratore, parla da duro, quasi un condor. Anche se sta facendo di tutto per scongiurare la crisi di governo. Brunetta, che non perdona sui conti pubblici e ha tenuto la barra sulle posizioni economiche, facendo le pulci al ministro Saccomanni, rimane uno dei più ascoltati consiglieri dell’ex premier. Sono invece in ribasso le quotazioni di Lupi e Cicchitto. Nessuno verrà lasciato a terra, sempre che non seguiranno altre strade, ma nella futura Forza Italia ci sarà posto e largo soprattutto per i «cattivi» veri.
Ma è possibile scambiare per «traditori» chi non condivide scelte tranchant? «Guai - avverte Cicchitto - a introdurre in un dibattito serio la nozione del tradimento, che poi è del tutto estranea alla tradizione di Forza Italia. Il partito unito non è una sorta di caserma agli ordini di qualche caporale, ma deve essere attraversato da riflessioni politiche che possono anche essere diverse». Ma non sembra l’ora delle grandi riflessioni politiche dei partiti tradizionali.