Fabio Mini, la Repubblica 6/9/2013, 6 settembre 2013
IN MARE CON L’ANDREA DORIA C’È LA STRATEGIA DEL FARE POCO
MENTRE l’Andrea Doria incrocia al largo del Libano e il primo ministro Letta segue i lavori del G20, si delinea la strategia italiana per la Siria. Se così si può chiamare. Al premier sarà chiesto di dare o negare il sostegno all’attacco degli Usa. Il suo impegno in un senso o nell’altro è l’unica cosa che ha da offrire. È l’unico compito da svolgere prima di tornare a casa. E non è affatto facile. Cincischiare sarebbe più semplice. E così ecco apparire la nave da guerra. La storia dell’intervento dell’Andrea Doria come misura precauzionale a favore dei nostri soldati in Libano è fiacca. Se il governo avesse voluto veramente proteggere i nostri soldati alla mercè d’Israele e Hezbollah la nostra Squadra navale si sarebbe dovuta schierare quando l’attacco era imminente. Ci voleva un po’ d’iniziativa e coraggio. Mandare una nave ora, a giorni se non settimane dall’attacco, è meglio di niente ma è poco significativo. Ed è proprio questa la strategia: fare poco. Ma non è detto che non si facciano danni. La mossa dell’Andrea Doria potrebbe lasciar intendere di essere certi che l’attacco ci sarà, che bisognerà lanciare missili in Libano e che le truppe Onu dovranno sgomberare. Si vuole questo?