Salvatore Giannella, Sette 6/9/2013, 6 settembre 2013
LEZIONE DI COMUNITÀ DA ADRIANO OLIVETTI
Grazie, Monica, per il tempo che mi concedi sottraendolo al tuo ruolo di direttore di quella frenetica e preziosa capitaneria di porto delle informazioni che è RaiNews24 con la sua giovane comunità redazionale.
«Hai citato una parola che ci porta alla persona che vorrei evocare come spirito guida, che è Adriano Olivetti, grande imprenditore e innovatore del ’900, al quale la Rai sta per dare giusta attualità con Luca Zingaretti. Come sai, Comunità era la rivista di politica e cultura fondata da Olivetti nel 1942 e diventata nel suo mezzo secolo di vita un faro culturale europeo. Lo spirito su cui nasceva era l’apertura intellettuale e la tolleranza ideologica di grandi uomini di pensiero che si confrontavano cercando nuove basi su cui fondare il riscatto di un Paese duramente colpito dalla guerra e dal ventennio fascista».
Chi ti ha fatto conoscere Olivetti?
«La prima volta me ne ha parlato mio padre, e mi sembra un secolo fa. Lui mi raccontava della straordinaria capacità di immaginare un rapporto nuovo tra imprenditore e lavoratori, un tema
particolarmente caro a papà. Poi, un anno fa, alla Biennale di Venezia, ho lavorato insieme a un gruppo di architetti per il Padiglione Italiano. Insieme abbiamo cercato di raccontare il rapporto tra i luoghi del lavoro e l’impresa, tra il progetto, il senso della bellezza e il mondo imprenditoriale. Olivetti si è posto naturalmente al centro della scena. Mi sono trovata a riprendere in mano i suoi testi, ho ritrovato nelle teche Rai le sue interviste, scoperto il suo rapporto curioso e ammirato con i grandi architetti: e ho risentito il fascino di quel progetto di società a misura d’uomo basata su lavoro, cultura, scienza, ideali di giustizia».
Anche perché i suoi sono temi di grande modernità.
«Ti cito un suo passaggio: “Milioni di italiani attendono un rinnovamento morale e materiale… Un regime democratico in sostanza debole fa dell’Italia di oggi un Paese in cui le condizioni si prestano a preziose possibilità come a tragici eventi, anche perché i deputati sono designati da liste manipolate dalle direzioni dei partiti”; e ancora: “molte coscienze inquiete sono oggi in una crisi dolorosa, perché per esse i partiti non hanno rispettato la verità, non hanno avuto tolleranza e hanno tradito gli stessi ideali dai quali erano nati”. Sembrano frasi scritte qualche ora fa. Ci ritrovo l’urgenza, il bisogno di cambiare: tutti insieme».
Da dove le hai tratte?
«Dal libro Democrazia senza partiti, che pubblicò nel 1949, in coincidenza con la nascita dei Centri comunitari del Canavese…».
La Costituzione italiana era in vigore da appena un anno.