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 2013  settembre 06 Venerdì calendario

SARÒ TUA SE MI TIENI I PICCOLI

Prendendo in considerazione 230 specie di primati, esseri umani esclusi, uno studio ha mostrato che il più forte fattore che ha favorito, in alcune specie, l’evoluzione della monogamia è la protezione dei piccoli dall’infanticidio da parte di altri maschi. La monogamia è un comportamento abbastanza raro negli animali: vive in coppia il 3 per cento dei mammiferi, e il 15 dei primati. Apparentemente, infatti, la monogamia non ha molto senso per i maschi, che possono generare una prole più numerosa accoppiandosi con diverse femmine. Ma un vantaggio c’è: nelle specie monogame anche il maschio si occupa della cura della prole e questo aumenta le probabilità che i piccoli sopravvivano. Aspetto particolarmente importante nei primati, che sono dotati di un grande cervello e hanno bisogno di tempi molto lunghi per raggiungere la maturità e l’indipendenza. Per questo, poi, le femmine spesso smettono di essere sessualmente disponibili mentre stanno crescendo un piccolo; comportamento che spinge i maschi a uccidere i figli altrui per far sì che le femmine ritornino disponibili il prima possibile e possano essere da loro ingravidate. Kit Opie, dell’University College di Londra, che ha raccolto dati su tutte le 230 specie, ha evidenziato che proprio il rischio di infanticidio da parte di maschi rivali è il fattore più importante per l’adozione della monogamia: i padri si mettono in coppia per difendere la loro prole. Ma non è l’unica strada: le femmine di scimpanzé, per esempio, si accoppiano con tutti i maschi del branco, confondendo la paternità per prevenire gli attacchi.