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 2013  settembre 05 Giovedì calendario

RENZI RECORDMAN DI ASSENZE: E’ DAPPERTUTTO, MAI A FIRENZE

In televisione, sui giornali, nei co­mizi, su internet, non parliamo dei social network come Twitter e Facebook dove conta centinaia di mi­gliaia di follower e «mi piace». I fioren­tini lo vedono dappertutto, il loro sin­daco. La camicia bianca spara, il ciuf­fo nero attizza, la lingua sciolta con­quista. Lo vedono dappertutto Mat­teo Renzi, tranne dove vorrebbero fos­se: a Palazzo Vecchio, a fare il su’ me­stiere. Il sindaco. Matteo Renzi è un assenteista. In tempi di disoccupazione galoppante non è una bella cosa. Lavorasse in un’azienda in crisi,uno che marca vi­sita con la frequenza con cui il primo cittadino di Firenze salta i consigli co­munali sarebbe sull’orlo del licenzia­mento. Il Rottamatore no, lui resiste, teorizza che è giusto così. «Il presiden­te del Consiglio non va sempre in Par­lamento, ci vanno i ministri», ha sbra­cato a fine giugno quando è scoppiata una polemica sulla disinvoltura con cui egli ignora il consiglio comunale.
Il paragone non è stato scelto a ca­so: Palazzo Vecchio come Palazzo Chigi. Renzi si vede già presidente del Consiglio e da subito avverte che nem­meno da capo del governo si farà trop­po vedere nelle sedi istituzionali. Mat teo sindaco si proietta già altrove, se­condo la sua abitudine. Da presiden­te della Provincia pensava al comune; da sindaco prepara la strada verso la guida del partito o del governo, maga­ri entrambe. Nell’incessante crescen­do di una sfrenata ambizione, Renzi è già a Roma, e poi in Europa, nel mon­do, forse nello spazio. Ogni poltrona è un trampolino di lancio.
Intanto Firenze freme, e lui giustifi­ca il vuoto lasciato nelle sedi della rap­presentanza democratica: «Preferi­rei consiglieri comunali che vanno nelle periferie a guardare le buche o comunque i problemi, invece di stare in commissioni spesso inutili e auto­referenziali». E allora chiudiamoli, questi consigli comunali noiosi e steri­li, che si risparmia pure sui gettoni di presenza. È un messaggio da rilancia­re: secondo Renzi il vero modo di lavo­rare è non andare a lavorare. Ascolta­re le minoranze? Una perdita di tem­po. Votare le delibere? «In consiglio comunale io ci vado solo quando ci so­no cose importanti, non vado a perde­re un pomeriggio solo per schiacciare un bottone».
Il tassatore mascherato è anche il sindaco più errante. Il più assenteista tra i primi cittadini delle metropoli ita­liane. Tutti di sinistra, peraltro. Il sin­daco di Milano, Giuliano Pisapia, ha partecipato a 66 consigli comunali su 86 nel 2012 e a 17 su 22 nei primi sei me­si del 2013: tre su quattro, percentuale dignitosa. Piero Fassino a Torino ha fatto di meglio: 47 consigli su 56 nel 2012 e 18 su 20 nel 2013,siamo tral’80 e il 90%. Tanto di cappello. Luigi de Magistris a Napoli non annovera tra le tante lacune quella del disimpe­gno: da gennaio 2012 a giugno 2013 ha marinato soltanto due volte su 51 sedute del consiglio comunale. An­che Marco Doria a Genova mantiene una tabella di marcia pressoché irre­prensibile, almeno quanto alle presenze in consiglio: 25 su 27 nel 2012 e tutti i cartellini timbrati in questo 2013.
E Renzi? Tra le sgroppate in cam­per, le corsette e le maratone, i comizi nelle feste di partito, le comparsate nei talk show, l’incalcolabile numero di interviste, quanto tempo ha dedica­to il sindaco di Firenze per partecipa­re alle assemblee del parlamentino cittadino eletto con lui? Nel 2012 il suo nome compare tra i presenti sol­tanto in 8 delle 45 riunioni. Una ogni sei. Un po’ meglio è andata nella prima parte del 2013, quando evidente­me­nte il Rottamatore si è sentito gli oc­chi addosso: 7 su 17, quattro su 10. Ga­briele Toccafondi, coordinatore fio­rentino del Pdl e sottosegretario al­l’Istruzione, ha conteggiato oltre 90 assenze di Renzi in 150 consigli comu­na­li nei primi tre anni e mezzo di man­dato: «E quando è presente, in media il sindaco staziona in consiglio per qualche minuto», chiosa Toccafondi.
I fiorentini, gente disincantata, gli hanno ormai preso le misure. Il primo anno l’avevano eletto miglior sinda­co d’Italia, secondo la classifica del So­le24Ore. Ora è precipitato al 61˚ po­sto. Nemmeno questo tracollo ha indotto Renzi a invertire la rotta. «Il con­siglio comunale si riunisce ogni lune­dì: troppo», questo il lapidario orientamento di vita amministrativa di Matteo Renzi. «Ma per ogni seduta c’è un gettone di presenza e allora si fanno di­scussioni sul niente». Perfino i suoi compagni di partito si sono indispetti­ti: «Se non si fosse ancora capito quale considerazione abbia il sindaco Ren­zi per le istituzioni democratiche - ha tuonato la democratica Ornella De Zordo - le sue dichiarazioni sui lavori e sul ruolo del consiglio chiariscono bene la cosa».
Insomma, per Renzi il consiglio co­munale - a partire dalla maggioranza pd- è una manica di sfaccendati pre­occupati di intascare quattro soldi. E così il sindaco fece forca nel consiglio che ricordava i 46 anni dall’alluvione del 1966 e le sue 34 vittime, né si vide quando fu intitolata una strada citta­dina a Oriana Fallaci. Se la cavò man­dando un autista del comune sulla tomba con un mazzo di fiori. Fosse an­cora tra noi, la scrittrice fiorentina lo li­quiderebbe con il titolo del libro che raccoglie il diario di guerra dal Viet­nam: Niente e così sia.