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 2013  settembre 04 Mercoledì calendario

«TUTTO A 1 EURO», IL LOW COST OGGI TI FA SPENDERE DI PIU’

Sì, l’ho comprato. Il «kit per minigolf da scrivania» mi è parso subito imperdibi­le. Così, ammaliato dal prezzo low cost, l’hofatto mio. Per sco­prire, un attimo dopo, che quel divertissement non mi avrebbe mai divertito. E infatti, ancora sigillato, l’ho regalato a un pezzo grosso del Giornale. Ma, non pago del pacco appena ricicla­to, qualche giorno dopo mi so­no imbattuto nel «kit per mini­golf da wc» consistente in una mini-mazza, in una pallina e in un tappetino verde (con buco incorporato) che - secondo gli ideatori della cretinata - dovrebbero essere usati mentre sei seduto proprio lì (sul vaso del bagno) mentre ti sforzi per fare proprio quella cosa lì. In ta­le posizione strategica (solo va­gamente golfistica) dovresti prendere la mini-mazza, colpi­re la pallina e fare centro. Uno sport unico al mondo che - soprattutto nella variante wc - dà ragione a quel tale secondo cui «per giocare bene a golf non è in­dispensabile essere imbecilli, ma aiuta...». Nel caso del kit «per minigolf da wc» non me la sono sentita di donarlo nuovamente allo stesso pezzo grosso del Giornale, e co­sì la scatola con tutto quel ben di dio continua a fare brutta mo­stra di sé nella toilette di casa, esattamente tra il bidet e la lava­trice. Con la conseguenza che mia moglie, ogni volta che fa il bucato, chiede: «Cos’è sto “kit per il minigolf da wc“?». E io: «No, niente, è un pensierino per il compleanno del bimbo di una mia collega...». La verità, invece, è che dinanzi al prolifera­re dei negozi che vendono cose inutili a prezzi apparentemen­te bassi, a tornare bambini sia­mo noi adulti. Dinanzi alla scrit­ta «Tutto a un euro!», andiamo fuori di testa: ci fiondiamo nel negozio e acquistiamo - per l’appunto - fionde per aeropla­nini di carta; mollette schiacciazanzar­e con due mani di pla­stica che fanno schiaff; muc­che che gli schiacci la mammella e fanno muuuu; tori che gli schiacci il «coso» e di­ce Ti amooo (pare che le signorine ne vadano pazze ndr); rotoli di carta igieni­ca ­con il doppio velo col di­segno del dollaro (ameri­cani, tiè). E poi nani da giardino, gnomi da ca­mera da letto, pig­mei da salot­to e mil­le altre statue rigorosamente mai all’altezza della situazio­ne.
In ufficio si vedono arrivare seri professionisti con buste piene di lampioncini a energie solare, timer da cucina a forma di pecora (all’ora fissata ti avver­te facendo beeee), occhialoni da party, parrucche fucsia e bic­chieri che riempiti d’acqua sve­lano una pin up in giarrettiere. Se poi la scritta davanti al nego­zio è «Tutto a 50 centesimi!», allora si rischia il parossismo: a quel punto ci si arma di carrello e vai col liscio. Personalmente ho acquistato un numero industriale di «merdolini» (nome di chiara connotazione scatologi­ca, che identifica quegli scopini posti abitualmente a fianco del gabinetto e usati - ma gli spor­caccioni dimenticano sempre di farlo - dopo aver tirato lo sciacquone). La gamma relati­va a questo delicato articolo di civiltà igienica è pressoché infi­nita: ce ne sono con il manico ri­pieno di pescetti galleggianti, di fiori di campo, di cuoricini, di stelline per «scaricamenti» sempre all’insegna del buon umore. A questa vera e propria frenesia di acquisti superflui (che gli scienziati hanno tecnicamente battezzato «Sindro­me dello shopping cazzone») non manca però qualche tra­scurabile controindicazione. Prima fra tutte, la seguente: al termine del tour compulsivo tra i mille articoli a prezzo low cost, si spende comunque una cifra considerevolissima. Pari ­- ha calcolato un’équipe di esper­ti ec­onomisti affiliati al club Bilderberg - almeno al costo di un diamante: oggetto che, notoria­mente, «è per sempre». Mica co­me il «merdolino», il cui mani­co si spezza ogni volta che lo usi un po’ troppo violentemente.