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 2013  settembre 04 Mercoledì calendario

MARMI, AFFRESCHI E DESIGN ECCO LA SEDE DI FORZA ITALIA

Forza Italia sarà un «par­tito presidenzialista», così si è deciso lunedì ad Arcore, in una riunione che ha disegnato gli as­setti della nuova Forza Italia. La sede è pronta. Il Salone degli specchi, 150 metri quadri di marmi, stucchi, lampadari di cristallo, soffitti affrescati o a cassettoni d’epoca, (in arrivo) un tavolo da riunione per 36 per­sone, lusso o quasi sfarzo per l’ambiente più grande del palazzo tu­telato dalle Belle Arti, in piazza San Lo­renzo in Luci­na, nel quadri­later­o esclusi­vo della Roma storica. L’al­tro ambiente in ordine di grandezza, dopo il secon­do salone adiacente al­l’altro (si pos­sono unire, nel caso di ver­tici naziona­li), ça va sans dire è l’ufficio destinato al Capo, Silvio Berlusconi. «Ufficio» è ri­duttivo. Una megasuite, un ap­partamento di 100 metri qua­dri, con rifiniture di pregio, co­lonne stile classico, in attesa de­gli arredi scelti dal Cavaliere ­firmati Nardini, su consiglio di una persona di fiducia nel parti­to un mix di antiquariato (pas­sione dell’ex premier, noto per i blitz nelle botteghe di via dei Co­ronari) e design moderno, gam­ma tra giallo oro e nero (come i completi dell’ultimo look berlu­sconiano): un grande divano di oltre quattro metri, una console settecentesca, una grande scri­vania, tappeti e quadri antichi.
Mentre la ditta di traslochi si affanna tra pacchi e scatoloni, in arrivo dalla sede di via del­l’Umiltà in via di dismissione, la nuova sede del Pdl-Forza Ita­lia attende il battesimo ufficia­le, atteso a giorni. Le targhe e le bandiere arriveranno, ma qua­li? «Attenzione che il contratto di affitto lo paga il Pdl, lì c’è scrit­to che la sede è del Pdl, non di Forza Italia. Se poi il Pdl si scio­glie per diventare Forza Italia o cambia nome questo è un altro discorso» avverte il tesoriere (ex An) del Pdl, Maurizio Bian­coni. «Le vede le tre aste che svettano dal balcone sulla piaz­za? Lì andrà la bandiera di For­za Italia, insieme a quella del­l’Europa e dell’Italia» ribatte in­vece l’onorevole Ignazio Abri­gnani, nelle vesti di broker im­mobiliare del partito, perché Verdini ha assegnato a lui il compito di trovare la nuova se­de. Una decina gli immobili visi­tati da marzo, due presi seria­mente in considerazione - uno a Piazza Venezia, l’altro in via Tomacelli (dove sta il Pd, e do­ve stava il Manifesto) - prima di essere ammaliati dal primo pia­no a San Lorenzo in Lucina, che già ospitò il Divo Giulio (Andre­otti), ma anche il leghista Calde­roli (il suo ministero delle Rifor­me) e prima ancora l’Unire,en­te ministeriale, ramo razze equine.
Visto, affittato, dopo i sopral­luoghi e l’ok ad Abrignani dei due coordinatori dell’opera­zione immobiliare, Denis Ver­dini e Daniela Santanchè. Dal canone di 2,8 milioni di euro l’anno per i 5.000 metri quadri di Via Dell’Umiltà, anonimi e poco funzionali perché dislo­cati su cinque piani, ai 720mila euro l’anno per 3mila metri quadri più prestigiosi e lumino­si, cui si è aggiunto da ultimo, per farci stare tutto, persone e esigenze di status, anche il ter­zo piano, destinato all’ammi­nistrazione, altri 800 metri qua­dri e altri 240mila euro l’anno d’affitto. Totale: 960mila euro contro quasi il triplo della sede precedente. «Noi la spending review l’abbiamo fatta sul se­rio», si autoincensano nel Pdl. L’altra fatica, dopo l’individua­zione dell’immobile, è stata sulla dislocazione dei pezzi da novanta del partito. Quanti me­tri quadrati spettano ad un co­ordinatore? E quanti al segreta­rio? E ad un ministro? Terrazza­ti o con piante di ficus? La logi­stica, capitolo delicatissimo, è stata seguita direttamente da Santanchè e Verdini, «su man­dato del presidente», non sen­za frizioni con chi ha dovuto ce­dere centimetri quadrati del proprio ego. E dunque, chi ce l’ha più grande l’ufficio, dopo Berlusconi? Per pochissi­mo, pare la spunti Alfa­no, il segreta­rio. Quindi, a pari merito, vengono gli al­tri capi: Verdi­ni, Santan­chè, Bondi (è suo il grande terrazzo sulla piazza), Ca­pezzone, i di­rigenti dei dipartimenti (Abrignani, la Calabria, Crimi, Grego­rio Fontana, Palmieri e al­tri). Niente ai ministri sen­za incarichi di partito. Tut­ti gli altri in uf­fici ricavati con pareti diviso­rie, di fatto una sorta di open space.
Usciti dal portone, con dop­pia conciergerie, lo show room di Louis Vuitton e le borse di Bottega Veneta. Un’altra novità elettrizzante per le pidielli­ne più fashion addicted.