Vittorio Sabadin, la Stampa 5/9/2013, 5 settembre 2013
GLI EREDI DI AGATHA CHRISTIE FANNO RESUSCITARE POIROT
La scrittrice inglese Sophie Hannah scriverà un giallo che avrà come protagonista il detective Hercule Poirot, creato quasi un secolo fa da Agatha Christie. È vero che Sophie Hannah è brava e ha pubblicato i suoi thriller psicologici in 24 paesi, ma l’idea di misurarsi con il più famoso personaggio di una scrittrice che ha venduto due miliardi di copie basterà da sola a toglierle il sonno nei prossimi mesi. Tanto più che Agatha Christie non ne poteva più del suo Poirot. Non vedeva l’ora di ucciderlo e di liberarsene per sempre, una soddisfazione che ora le viene negata.
È stato il nipote della Christie, Mathew Prichard, a concedere a nome della famiglia il permesso di resuscitare Poirot. Visto che la cosa aveva funzionato con James Bond e le nuove avventure di 007 scritte da Sebastian Faulks, non c’era niente di male a fare un tentativo anche con il famoso investigatore belga: per male che vada – ha detto – servirà comunque a rilanciare l’impressionante serie di libri scritti dalla nonna. A chi gli chiedeva come nonna Agatha avrebbe accolto questa trovata, Prichard ha risposto che «ovviamente gli autori preferiscono scriversi da soli i libri», ma in che in fondo «a lei importava essenzialmente che i suoi gialli fossero letti dal maggior numero di persone nel maggior numero di paesi».
Ma non è necessario conoscere a fondo la storia e il carattere di Agatha Christie per capire che, se avesse anche solo sospettato una cosa del genere, avrebbe diseredato il nipote, togliendogli ogni possibilità di guastare la memoria del suo lavoro. Non solo perché il suo stile è inimitabile, ma anche perché le 33 storie di Poirot già pubblicate sono sufficienti a soddisfare le esigenze dei suoi più accaniti tifosi e probabilmente nessuno sente il bisogno di averne altre d’imitazione.
Il personaggio aveva così preso la mano alla sua creatrice che la Christie se ne sentiva prigioniera: aveva creato un mostro che definiva nel suo diario «egocentrico, strisciante e insopportabile». Per questa ragione, non aveva mai fatto incontrare Poirot con Miss Marple, l’altra sua grande creazione. L’idea del disprezzo che quell’egoista narciso avrebbe riversato sulla sua tenera zitella le era insopportabile. Come aveva fatto Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes, anche Agatha Christie decise di fare scomparire il suo personaggio nell’ultimo romanzo, Sipario , scritto durante i bombardamenti tedeschi su Londra e custodito nella cassetta di sicurezza di una banca fino al 1975, l’anno della pubblicazione avvenuta pochi mesi prima della morte della scrittrice.
La fine di Poirot causò tristezza in tutti gli amanti delle sue avventure e fu un evento di tale portata che il New York Times dedicò al detective un necrologio in prima pagina, come se si fosse trattato di un famoso personaggio scomparso. La Christie lo aveva inventato nel 1915, rispondendo a una sfida della sorella maggiore, che l’aveva invitata a dimostrare di saper scrivere qualcosa che un editore avrebbe pubblicato. Il libro, Poirot a Styles Court , fu proposto senza fortuna a sei case editrici inglesi, che lo rifiutarono. Finalmente, nel 1920, John Lane accettò di pubblicarlo solo negli Stati Uniti, in cambio di un misero anticipo di 25 sterline e della promessa di una partecipazione agli utili dopo le prime 2000 copie vendute.
Styles era il nome della casa nella quale Agatha Christie visse con il primo marito e fu adottato per contrassegnare il luogo, un maniero nell’Essex, nel quale Poirot comincia e finisce le sue avventure. In Sipario , il detective ormai vecchio e stanco muore per complicazioni cardiache, accentuate dal senso di colpa per avere lui stesso commesso, per la prima e unica volta, un omicidio uccidendo un potenziale killer. Viene sepolto a Styles Court, dove tutto era iniziato, dal suo amico capitano Hastings, lo stesso che lo aveva aiutato a risolvere gli intrighi del primo romanzo.
Sophie Hannah ambienterà ora il nuovo libro di Poirot intorno alla fine degli Anni 20, tra Il mistero del treno azzurro (1928) e Il pericolo senza nome (1932). Dice di essere emozionata perché il progetto che ha presentato a HarperCollins è stato accettato e ha avuto il beneplacito degli eredi, e di rendersi conto dell’enormità dell’impegno che la attende. Resuscitare i grandi personaggi è sempre rischioso, ma quando a ucciderli sono stati i loro stessi ideatori, è spesso un inutile e imperdonabile sacrilegio.