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 2013  settembre 04 Mercoledì calendario

DEMOLIRE EQUITALIA ECCO IL PIANO SEGRETO

Succedono strane cose a Equitalia in questo periodo. Una è più strana delle altre. La sede centrale Inps, più o meno da dicembre scorso, ha smesso di passare in automatico alla società di riscossione i suoi crediti e persino di inviare le lettere ai clienti per il cosiddetto “accertamento bonario”: a livello locale si può procedere, ma solo per roba vecchia. In sostanza, il recupero dei contributi previdenziali non pagati nel 2013 è completamente bloccato.
INPS ADDIO. La motivazione ufficiale è che si stanno rivedendo le procedure di rapporto con le aziende. In realtà circola voce che l’ente pensionistico più grande d’Europa stia per affidare la riscossione alle banche tramite RID (rapporti interbancari diretti): una procedura automatica che prevede la riscossione automatizzata di crediti mediante l’addebito preautorizzato sul conto corrente del debitore. Ovviamente, gli istituti di credito non forniscono il servizio gratis, che peraltro funziona solo a patto che il conto bancario non sia stato preventivamente svuotato dall’interessato (e infatti non diede gran prova di sé negli anni passati)
E allora? Potrebbe chiedersi il lettore. Allora la stranezza, prima di ogni altra considerazione, è che Inps è proprietaria di Equitalia al 49 per cento (il resto è dell’Agenzia delle Entrate), che il suo presidente Antonio Mastrapasqua è pure il vicepresidente della società di riscossione e, insomma, togliere una commessa a una propria società – peraltro creata apposta per quel compito – non è proprio un modello di business razionale.
DEMOLIZIONE. Che sta succedendo a Equitalia? Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano è in corso di applicazione, alla chetichella, un piano di riorganizzazione della società che assomiglia tanto a uno smantellamento. D’altronde Equitalia è il mostro cattivo su cui partiti e movimenti hanno fatto la campagna elettorale, dimenticandosi che i poteri dei concessionari di riscossione li decide il Parlamento.
LA POLITICA. Un indizio di come butta l’aria per l’azienda è la discussione in commissione Finanze alla Camera sulla delega fiscale. Grazie all’azione convergente di Pdl e Movimento 5 Stelle la procedura di riforma di Equitalia è diventata talmente ampia da poter portare anche a un drastico ridimensionamento: si è passati infatti dalla dicitura “aprendo una riflessione di fondo sulla struttura imprenditoriale e sulla forma societaria e di governance di Equitalia Spa” con cui il testo arrivò in commissione alla frase “attraverso un riassetto organizzativo del gruppo stesso che tenda ad una razionale riallocazione delle risorse umane a disposizione”. Tradotto: anche liberandosi del personale.
LICENZIAMENTI. Da qualche giorno, peraltro, esiste anche lo strumento giuridico per farlo: è l’articolo 3 del decreto sulla Pubblica amministrazione significativamente intitolato “Misure urgenti in materia di mobilità nel pubblico impiego e nelle società partecipate”. In sostanza, i dipendenti in esubero possono essere messi in mobilità e spostati in un’altra partecipata (ma mai nella P.A.) anche contro la loro volontà: basta comunicarlo per tempo ai sindacati. In alternativa alla ricollocazione, c’è ovviamente il licenziamento.
IL BILANCIO. Certo, disfarsi dei lavoratori non sarà obbligatorio, ma tra poco provvederà il bilancio a consigliarlo. Il trend è già di per sé negativo negli ultimi due anni visto che le direttive politiche hanno “consigliato” di allentare la morsa sugli inadempienti, se a questo si aggiunge la perdita dell’Inps e di quei comuni i cui sindaci decidono di rifarsi una verginità lontani dal mostro Equitalia si capisce quale sarà la situazione già dal-l’anno prossimo. “Il totale delle riscossioni da ruolo risulta pari a 7,5 miliardi di euro nel 2012 - si legge nel bilancio - In particolare, gli incassi da ruoli erariali ammontano a 4,3 miliardi di euro, mentre quelli conseguiti in relazione ai ruoli previdenziali Inps e Inail risultano pari a 1,9 miliardi”. Solo l’ente guidato da Antonio Mastrapasqua, insomma, vale circa un quarto dell’attività core di Equitalia.
I SINDACI. Anche qui la situazione non è facile: l’anno scorso “il numero dei Comuni serviti per la riscossione spontanea risulta quasi il 50% in meno di quelli serviti al dicembre 2011 e quello degli altri enti è diminuito del 40 per cento”. Istruttivo il paragrafo seguente, che ci spiega perché il processo di abbandono (e demolizione) di Equitalia non è ancora concluso: c’è il problema della “riscossione coattiva”, quella cioè ai danni di chi non vuole proprio pagare. Spiega il bilancio: “La necessità di recuperare risorse, unita al beneficio di sottrarsi al-l’impatto sociale delle azioni coattive, continuano a spingere gli enti locali a ricorrere ai nostri servizi”. Insomma, i sindaci non vogliono recuperare quei soldi da soli perché perdono voti e stanno aspettando che il Parlamento gli trovi una soluzione. Fino ad allora, e solo per questo motivo, Equitalia resta viva.