4 settembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - SIAMO L’UNICO PAESE IN RECESSIONE EPPURE BERLUSCONI VUOL FAR CADERE IL GOVERNO
ROMA - "Io sono ottimista e ho il dovere di essere determinato". Enrico Letta non si scompone e anche da San Pietroburgo dispensa fiducia sul futuro dell’esecutivo, nonostante il Pdl, come riportato da Repubblica, mediti di staccare la spina al governo. "Gli italiani aspettano delle risposte concrete e queste risposte possono arrivare sono davanti a noi e le raggiungeremo". "Penso che i quattro mesi di lavoro che abbiamo alle spalle - continua il premier - dimostrino che la maggioranza può lavorare insieme e i risultati raggiunti lo confermano". Nessuna apprensione particolare per le intenzioni di Silvio Berlusconi: "E’ il leader di uno dei partiti che sostengono il mio governo". E poi fa la sua previsione sulla ripresa italiana: Tutti gli elementi ci dicono che alla fine dell’anno la situazione svolterà e negli ultimi mesi del 2013 cominceremo a vedere il segno più. Sul fronte dei conti, ha detto, la situazione è sotto controllo e vedo il nostro futuro oggi sicuramente in modo più ottimistico".
Il monito di Franceschini. Parole che provano a raffreddare i rapporti surriscaldati tra Pd e Pdl. E che arrivano dopo il monito di Dario Franceschini. "Basta con le minacce" - dice il ministro per i rapporti con il Parlamento -: sono un danno per l’italia. "Il presidente del Consiglio sta partendo per il G20, un appuntamento con un’agenda importantissima - aggiunge Franceschini -. E’ possibile interrompere questa serie continua di minacce quotidiane di crisi che riempiono i giornali, preoccupano i mercati e danneggiano il peso e l’immagine dell’Italia sui tavoli internazionali?". Tensioni scontate anche a Piazza Affari: la peggiore tra le borse europee.
Una risposta a Franceschini arriva dal collega di governo, Maurizio Lupi. "Non c’è nessuna minaccia dal Pdl, i dubbi sulla costituzionalità della legge Severino, pur avendola votata, possono esserci e sono legittimi - dice il ministro delle Infrastrutture -. E’ evidente che il passaggio di lunedì sarà cruciale".
Riunione dei senatori Pdl. La riunione odierna dei senatori pidiellini conferma, però, che il rischio di crisi è elevato. "Chiediamo al Pd delle risposte precise, se ci sono il governo va avanti sennò non possiamo più stare insieme" - afferma Altero Matteoli -. A chi gli chiede se il Governo chiuderà il suo percorso con la decadenza del Cavaliere, Matteoli risponde: "per forza". Sulla stessa linea il capogruppo, Renato Schifani: "Non siamo pronti a nessuna crisi di governo naturalmente tutto dipende dal comportamento degli altri partiti. La nostra posizione è chiara". "Il partito è unito - scandisce il presidente dei senatori Pdl - ed è pronto a qualunque tipo di battaglia".
Dichiarazioni che non trovano sponda nell’alleato di governo. "Evidentemente nel Pdl sono sordi e ciechi. Abbiamo illustrato chiaramente e più volte la nostra posizione, e non cambia - risponde Danilo Leva -. E’ dunque il Pdl che deve porsi il problema. A loro spetta la responsabilità di separare le sorti del governo di servizio dalle vicende personali di Berlusconi", aggiunge il responsabile Giustizia del Pd.
Giunta non trova accordo su calendario. L’altro appuntamento di giornata era la riunione dell’ufficio di presidenza della Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato. Occasione che non è servita, però, a trovare l’accordo sul calendario dell’esame della decadenza di Berlusconi. Lo ha riferito il presidente, Dario Stefàno, rimandando tutto al 9. "Si darà spazio alla proposta del relatore Augello e quindi ci sarà la discussione generale; chi si iscrive a parlare, avrà diritto immediato. Al termine, la giunta deciderà sulla seduta successiva". "Ci sarà una seduta a oltranza? Dipende degli interventi - ha risposto - dalla discussione".
Mentre il senatore M5S, Mario Michele Giarrusso, spiega: "Il Pdl voleva una riunione a settimana. Il Pd aveva proposto lunedì e poi a seguire martedì per la discussione. Noi del Movimento 5 stelle abbiamo chiesto che la discussione si aprisse direttamente lunedì per poi decidere come andare avanti".
Motivazioni arrivate a Milano. Intanto sono arrivate nella cancelleria centrale del Palazzo di Giustizia di Milano le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna del leader del Pdl a 4 anni per la vicenda dei diritti tv Mediaset. A questo punto può partire l’iter che porterà alla celebrazione del nuovo processo d’appello, per la rideterminazione dell’interdizione a carico dell’ex premier.