Giorgio Barba Navaretti, Il Sole 24 Ore 4/9/2013, 4 settembre 2013
I CONFINI DELLE IMPRESE
È curioso che le operazioni Vodafone-Verizon e Microsoft-Nokia vengano concluse nel giorno della morte del centoduenne Ronald Coase. Nobel per l’Economia nel 1991, Coase è il padre della teoria sui confini dell’impresa, che spiega perché le imprese esistano e anche perché Vodafone abbia venduto la sua quota in Verizon e Microsoft si sia comperata Nokia.
E spiega infine perché i ritorni di queste operazioni transatlantiche possano essere molto influenzati dall’esito del negoziato su un accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti.
Dunque perché le imprese esistono? Se i mercati funzionassero perfettamente, quasi tutti i servizi e i beni che le aziende usano per svolgere la propria attività potrebbero essere acquisiti. I loro confini dunque potrebbero essere strettissimi. Eppure così non è, come dimostra la dimensione colossale delle imprese multinazionali. Infatti i manager di società piccole e grandi che siano sono sempre confrontati dalla scelta strategica tra il fare e il comperare, make or buy. E siccome i mercati non sono perfetti, molte volte i costi di transazione (ossia di interagire con soggetti esterni all’impresa) sono tali che conviene fare le cose in casa, make invece di buy. E così i confini delle imprese crescono. È una constatazione banale, ma resiste ancora oggi come la spiegazione più lucida sull’esistenza delle imprese.
I costi di transazione di Coase spiegano benissimo la ragione per cui Microsoft si è comperata Nokia. Il rapporto tra le due società nasce come un’operazione di make, dove ciascuno fornisce una componente (Microsoft il software e Nokia l’apparecchio) per fare degli smartphone e concorrenza ai due leader di mercato, Samsung con il software Android di Google e Apple con l’Iphone.
Ora i costi di transazione sono particolarmente elevati in accordi ad alta tecnologia che coinvolgono beni fragili dal punto di vista della definizione dei diritti di proprietà, come i brevetti e la conoscenza. Evidentemente, per poter lanciare un attacco vero ai market leader le due compagnie hanno optato per integrare la proprietà dell’hardware e del software, così allargando i confini di Microsoft.
Lo stesso ragionamento vale, ma in senso inverso, per Vodafone. La partecipazione in Verizon Wireless era sostanzialmente un investimento finanziario con poche sinergie industriali e tecnologiche. E così la quota di Verizon in Vodafone Italia. Le risorse della vendita verranno utilizzate per estendere i confini delle imprese in altre direzioni, dove sarà possibile sviluppare tecnologia e integrarsi con altre linee di business (vedi l’acquisizione della tedesca Kabel Deutschland e in generale l’integrazione con la telefonia fissa) e per rafforzare il make, ossia la capacità dell’impresa di offrire servizi migliori. In altri termini lo sviluppo di sinergie industriali e tecnologiche, soprattutto nei settori high tech, richiede alle imprese di «internalizzare» le proprie attività, sacrificando operazioni di natura prettamente finanziaria e di mercato e uscendo da accordi o joint venture dove non c’è un controllo completo su tecnologia e produzione.
Ora, proprio per la natura industriale di queste operazioni il Trans-Atlantic Free Trade Agreement, se portato a termine, avrà un impatto sui loro ritorni. Infatti la riduzione dei costi commerciali permetterà a imprese integrate su più continenti di scambiarsi componenti e servizi a un costo più basso. E le sinergie sui diversi mercati potranno essere sfruttate molto meglio se si arriverà, come auspicabile, ad un’armonizzazione degli standard dei prodotti e dei modi di produzione, ossia dei requisiti tecnici, sanitari e di sicurezza. Pensando ad altri settori e al caso Fiat Chrysler ad esempio, questo significherà che le automobili per il mercato europeo o americano potrebbero avere tutte le stesse caratteristiche, indipendentemente dal luogo di produzione. L’accordo insomma, potrà ridurre i costi fissi e variabili delle aziende globali che operano sui due continenti e favorire nuove acquisizioni. Tornando ancora a Vodafone, la prospettiva del patto transatlantico era irrilevante nell’operazione con Verizon, proprio perché non si trattava di un’operazione industriale.
Un’ultima considerazione per il nostro paese. I deal USA-Europa e l’integrazione tra i due continenti, avviene e funziona se ciascuno ha qualcosa da vendere. I singoli paesi europei rischiano di essere tagliati fuori se non hanno tecnologie e competenze specifiche da mettere sul piatto. Le ricadute dell’accordo Microsoft Nokia saranno rilevanti in Finlandia proprio perché quel paese è stato in grado di sviluppare tecnologie e competenze indispensabili alla fusione. Anche noi lo sappiamo fare, si pensi all’acquisizione di Avio da parte di General Electric, ma troppo spesso purtroppo la logica della competizione e dell’integrazione economica globale ci sfugge e rischiamo così di restare con un palmo di naso.
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