Fabrizio Massaro, Corriere della Sera 04/09/2013, 4 settembre 2013
«SONO SFINITA». GIULIA LIGRESTI PATTEGGIA 2 ANNI E 8 MESI —
«Sono sfinita». Per questo motivo ha scelto di patteggiare Giulia Ligresti: due anni e otto mesi più 20 mila euro di multa e la confisca di quote dell’immobiliare Pegasus e di polizze per circa 1,2 milioni di euro. Questo è l’accordo raggiunto con la procura, accolto ieri dal tribunale di Torino. La prospettiva ora è di scontare la pena concordata ai domiciliari o in affidamento ai lavori socialmente utili.
Troppo forte l’impatto della custodia cautelare nel carcere di Vercelli — anche se attenuata il 28 agosto scorso con il passaggio ai domiciliari nella sua casa di Milano — per la minore delle figlie di Salvatore, 45 anni, arrestata il 17 luglio scorso su ordine del gip nell’inchiesta per falso in bilancio aggravato e aggiotaggio sulla compagnia assicurativa Fonsai. L’ipotesi è che i Ligresti e i manager avrebbero falsificato la «riserva sinistri» della compagnia per non far ridurre il patrimonio e continuare così a staccare dividendi a beneficio delle holding dei Ligresti: negli anni, è la stima della Procura, sono indebitamente usciti dalla società circa 250 milioni di euro.
Giulia Ligresti era stata arrestata insieme con il resto della famiglia, con l’ex vice presidente Antonio Talarico (ai domiciliari) e con gli ex amministratori delegati Emanuele Erbetta (in carcere) e Fausto Marchionni (ai domiciliari). Ma mentre per il padre, 81 anni, sono stati disposti gli arresti domiciliari fin da subito e il fratello Paolo, 44 anni, è rimasto libero perché residente in Svizzera e cittadino elvetico, lei e la sorella maggiore Jonella, 46 anni, hanno dovuto affrontare il carcere. E Giulia ha patito severamente la detenzione: secondo il medico legale della procura di Torino, Roberto Testi, la donna era preda di un fortissimo disagio e aveva perso quasi sei chili non mangiando praticamente più dal giorno dell’arresto, anche se non al punto da essere dichiarata «incompatibile» con il regime carcerario. Il crollo era avvenuto in particolare dal 7 agosto, quando nonostante il parere favorevole alla scarcerazione dei pm Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, il gip Silvia Salvadori aveva confermato la custodia cautelare per il pericolo di fuga, visto che il fratello è già all’estero.
A convincere i pm delle minori esigenze cautelari era stato anche il cambio di strategia processuale di Giulia, difesa dagli avvocati Gianluigi Tizzoni e Alberto Mittone: a differenza degli altri indagati, l’ex presidente di Premafin (holding di controllo di Fonsai) e vicepresidente della compagnia ha ammesso le sue responsabilità, pur precisando di non conoscere i dettagli tecnici e di essersi fidata dei manager. Un cambio deciso rispetto anche ai mesi passati: Giulia si era presentata più volte dai pm parlando di un presunto «complotto delle banche e dei salotti che contano», cioè Mediobanca e Unicredit, per estromettere i Ligresti. Un’accusa senza fondamento secondo i magistrati. Le quote confiscate saranno prese dai 251 milioni di beni sequestrati ai Ligresti lo scorso 12 agosto dai pm, tra quote societarie, conti e immobili.
Se Giulia esce di scena, l’inchiesta va avanti per gli altri indagati: il 27 settembre sarà interrogato per rogatoria in Svizzera Paolo Ligresti, mentre lunedì scorso è stato sentito come testimone a Torino l’ex direttore generale di Fonsai, Piergiorgio Peluso, già ascoltato a marzo. Peluso, ex manager di Unicredit, entrò nella società nel 2011 nell’ambito di un cambio di governance richiesto dalle banche.
Fabrizio Massaro