Gianni Clerici, la Repubblica 4/9/2013, 4 settembre 2013
ORA FERMATI ROGER MIO
Gli Innamorati immaginavano Roger Federer vincitore di un nuovo Grand Slam, allo US Open. I più Ragionevoli simpatizzanti lo vedevano dignitosamente sconfitto dall’attuale favorito del torneo, la sua nemesi Rafa Nadal, nei quarti di finale. I Pessimisti ritenevano che, alle undici sconfitte subite nel 2013 da tennisti detentori di classifiche peggiori della sua attuale — numero 7 — ne sarebbe succeduta una dodicesima, come è accaduto con lo spagnolo Tommy Robredo (n. 19).
Hanno avuto ragione i Pessimisti che, a questo punto, sarebbe doveroso considerare Realisti, e non sempre privi di oggettività o addirittura di umana simpatia. Mi ero permesso, ammiratore di Federer dal giorno in cui lo vidi imbattibile junior nei tardi Anni ‘90, e ne ebbi conferma nello scomparso torneo di Milano 2001, di schierarmi a metà tra le due ultime categorie. In realtà, credulo Simbo-lista, avevo sottolineato la curiosa assonanza tra il nome del suo nuovo agente privato, Godsick, e il significato, eguale a quello di Dio Malato. Quale potrebbe essere, oggi, la malattia del più grande tennista dell’ultimo decennio, ritenuto dai digiuni di storia specifica — spesso ahiloro presunti professionisti — il Più Grande di Tutti i Tempi?
Nell’incompletezza d’informazione di chi non ha accesso all’intimità del Campione, mi ritrovo del tutto privo di riferimenti freudiani, eventualità per altro esclusa dalla cultura insufficiente di Federer, che apparve infastidito quando mi permisi di suggerire una ragione alle sue prime sconfitte contro la Nemesi Nadal. Le altre giustificazioni sono quelle tipiche del logorio, anche mentale, tipico di uno sport, che inizia ormai secondo gli schemi infantili, altrimenti benefici, di Maria Montessori.
Fossi altrimenti preparato in psicologia, dovrei scrivere che, tra gli attuali grandi, si ravvisano tre categorie umane. La prima è quella che saggiamente decide di ritirarsi in seguito alla splendida lapide di un successo autonomamente ritenuto irripetibile (Sampras, Agassi). La seconda è di chi rifiuta l’immagine di se stesso battibile, la più irrazionale tra tutte, addirittura confermata da un rifiuto totale della maturità, quale Borg. Alla terza, di chi è vicino alla fine sportiva, ma spinto a ricusarla da un entourage miope e interessato, da contratti in corso e difficilmente onorabili, da un’incredulità personale comprensibile ma difficile da ammettere per una natura vincente, osannata ma in fondo poco preparata quanto il nostro Eroe; alla terza, dicevo, mi par di associare Federer.
Ultimo, temo, dei grandissimi per i quali non sia stata indispensabile una statura di due metri, una muscolatura da sollevatore, un racchettone enorme, un rovescio bimane, un tennis solo orizzontale e insomma le qualità di chi sarà il Futuro Campione. Con infinita riconoscenza per quanto Roger ci ha regalato, e con l’augurio di un
imminente ritiro.