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 2013  settembre 03 Martedì calendario

MPS, LA SCALATA DI ANTONELLA MANSI CHE STUDIA DA MARCEGAGLIA

Confindustria si prende la Fondazione Mps? Beh, quasi, a vedere i comunicati di giubilo delle ultime ore dell’associazione degli industriali di ogni ordine e grado. Insomma, se le banche non erogano credito alle aziende, sono le imprese a prendersi le banche. Al vertice della Fondazione è stata eletta, lunedì scorso, all’unanimità, Antonella Mansi, vicepresidente nazionale di Confindustria, senese di nascita ma cresciuta in Maremma, 39 anni, studi in giurisprudenza interrotti in gioventù. E insieme a lei, nella Deputazione amministratrice è stata scelta anche Camilla Dei, ex presidente dei giovani industriali di Siena e attuale membro della giunta di Confindustria Siena.
A sponsorizzare fortemente Mansi, contro Franco Pizzetti, già consigliere costituzionale di Romano Prodi e oggi consigliere del ministro renziano agli Affari regionali Graziano Delrio, si era schierato un parterre non da poco: il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il presidente di Mps Alessandro Profumo e – come riportava il Corriere della Sera domenica scorsa – anche il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, che ha telefonato al sindaco di Siena Bruno Valentini per sbloccare l’impasse dopo oltre un mese di trattative.
Mansi provvederà a eliminare le cariche che la rendono incompatibile con il ruolo di guida della Fondazione, come la presidenza della Banca Del Vecchio (gruppo Etruria), storica banca delle grandi famiglie fiorentine, ma non rinuncerà alla vicepresidenza di Confindustria con delega all’organizzazione. Qualcuno storce il naso anche in viale dell’Astronomia, per la decisione di restare al suo posto, ma, d’altronde, nelle imprese Mansi ci è cresciuta, è quello il suo ambiente.
Cavaliere della Repubblica, è manager di Nuova Solmine, azienda che produce acido solforico e che negli anni Novanta fu rilevata dal babbo Luigi Mansi, ex manager dell’Eni, insieme ad altri due ex manager Ottorino Lolini e Giuliano Balestri, insieme all’imprenditore Vittorio Paoletti. E non è escluso che Mansi in futuro non voglia seguire il “metodo Marcegaglia” (dell’ex presidente Emma è molto amica) e puntare alla guida di Confindustria. L’ambizione non le manca e chi segue il dossier è pronto a scommettere che quella è una strada che Mansi vuole intraprendere.
Finora si è tenuta lontana dalle avance della politica attiva. Nel 2010 il centrodestra toscano le chiese di candidarsi presidente della Regione, mentre Enrico Rossi le propose un assessorato nella sua giunta, ma lei disse no. Il sindaco Valentini, che ha dovuto cedere sulla candidatura di Pizzetti dopo aver provato per un mese a infrangere le resistenze del Pd locale, ha spiegato che Mansi, grazie alla sua ampia rete di relazioni, porterà a Siena porterà molti benefici.
«Con lei verrà uno stimolo a investire sulle azioni del Monte. Ci sono imprenditori che ci credono», ha detto Valentini subito dopo aver chiesto al professor Pizzetti di ritirarsi dalla corsa. L’amicizia con l’imprenditore e manager Marco Carrai, vicino al sindaco di Firenze, ha fatto subito circolare la voce che Mansi sia una presidente “renziana”. Ma non è così. Soltanto nell’ultima settimana di agosto gli uomini del Rottamatore hanno definitivamente capito che il renziano Pizzetti non ce l’avrebbe fatta. Fino a venerdì scorso, prima della resa, Pizzetti aveva dieci voti su quattordici nella Deputazione Generale, uno in meno della maggioranza necessaria. Una vicenda che ricorda molto quella del Quirinale, quando i renziani, nonostante gli sforzi, non riuscirono a far eleggere Romano Prodi.