VARIE 3/9/2013, 3 settembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - ULTIME DALLA SIRIA
REPUBBLICA.IT
TEL AVIV - Se le armi chimiche sono state usate in Siria il Consiglio di Sicurezza deve mostrare unità e decidere misure. Lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, secondo cui solo il Consiglio può legittimare l’uso della forza: "Come ho già ripetuto dobbiamo passare attraverso il consiglio di sicurezza, l’uso della forza può essere fatto all’interno della legge solo per legittima difesa in base all’articolo 51 della carta delle Nazioni unite o quando il Consiglio di sicurezza approva tale azione". Il segretario generale ha, in sostanza, frenato Obama, ponendo l’accento sul fatto che un’azione degli Stati Uniti potrebbe scatenare ulteriore violenza nel Paese. Ciò nonostante, ha proseguito Ban, se dovesse essere confermato l’uso di armi chimiche in Siria, rappresenterebbe una grave violazione della legge internazionale e un crimine di guerra.
Barack Obama ha chiesto al Congresso un voto in tempi rapidi per dare il via libera al raid in Siria e si è detto fiducioso di una decisione favorevole. "Non è l’Iraq, non è l’Afghanistan. Stiamo parlando di un raid limitato, proporzionato, che è un messaggio non solo ad Assad, ma anche ad altri che potrebbero pensare di usare armi chimiche anche in futuro", ha spiegato Obama. "È necessario rispondere all’attacco con armi chimiche in Siria: solo gli Stati Uniti hanno la capacita di fermare Assad", ha detto lo speaker repubblicano, John Boehner, andando di fatto incontro alla richiesta di via libera in tempi brevi avanzata da Obama al Congresso. A lui ha fatto eco il leader della maggioranza repubblicana alla Camera, Eric Cantor, che ha annunciato di aver deciso di sostenere la richiesta del presidente: ’’Intendo votare per fornire al presidente degli Stati Uniti l’opzione di usare la forza militare in Siria’’, ha affermato in un comunicato. Ed è quasi certa che il Congresso non negherà l’ok all’intervento la leader dei democratici alla Camera Usa, Nancy Pelosi, che ha aggiunto che la gente ha bisogno di saperne di più sulle informazioni che hanno spinto l’amministrazione Obama a concludere che Assad abbia ucciso centinaia di suoi cittadini utilizzando sostanze chimiche.
Anche il senatore democratico Carl Levin, presidente della Commissione difesa, si è detto convinto che gli Usa s’apprestano a dare "un più robusto sostegno all’opposizione siriana". Levin ha parlato fra l’altro di armi anti-carro: non utilizzabili - ha detto - "contro di noi’
Francia annuncia riunione europea. Intanto, il presidente della Repubblica, François Hollande, ha spiegato che se il Congresso americano voterà contro l’intervento in Siria, la Francia non interverrà da sola e ha annunciato una riunione europea "nei prossimi giorni", senza dubbio durante il G20 di San Pietroburgo in Russia.
Israele: "Effettuati test missilistici con Usa". Dichiarazioni quelle del presidente degli Stati Uniti che seguono di poco l’annuncio di Israele di avere effettuato nel Mediterraneo un test missilistico congiunto con gli Usa. Il ministero della Difesa ha spiegato che alle 6,15 Gmt, le 8,15 italiane, sono stati effettuati lanci da una base dell’aviazione nel centro di Israele per testare i sistemi anti-missile. La dichiarazione chiarisce il giallo dei due "oggetti balistici" lanciati nel Mediterraneo orientale rivelati da radar russi. I media israeliani hanno riferito che il test sarebbe consistito nel lancio di missili Ankor Kahol, vettori realizzati da Israele a imitazione dei missili Shahab iraniani. Quindi il test serviva a provare il sistema di difesa anti-missile Hetz, già sperimentato nell’Oceano Pacifico, nel caso di un attacco da parte di Teheran. Notizia qualche ora dopo dal Dipartimento della Difesa Usa che ha confermato di "aver fornito assistenza tecnica e sostegno" al Ministero della Difesa israeliano per condurre un "test di difesa missilistica" sul Mediterraneo, che era previsto da molto tempo.
Questa mattina, dopo la notizia del lancio da parte dei russi, Israele aveva fatto sapere in un primo momento di non avere riscontri. Fonti della sicurezza siriana avevano poi confermato che nessun missile era caduto sul territorio siriano. Poco dopo l’ambasciata russa ha dichiarato che non c’erano segnali di un attacco missilistico o di esplosioni nell’area di Damasco.
Russia: "Ribelli dietro attacco chimico". La tensione sulla questione siriana resta alta. Il capo dei medici legali di Aleppo ha disertato dal regime di Assad. Lo afferma l’opposizione siriana, affermando che ha le prove del coinvolgimento del regime nel presunto attacco chimico su Aleppo di marzo. Mosca ha fatto sapere di avere le prove dell’uso di armi chimiche da parte dei ribelli siriani nell’attacco chimico del 21 agosto a est di Damasco. Lo sostiene l’ambasciatore siriano a Mosca, Riad Haddad, che dice: "Tutte le prove e gli elementi dimostrano che sono stati i gruppi armati dell’opposizione ad usare armi chimiche in quell’attacco". Fra queste ci sono "fotografie in cui sono visibili il luogo e l’orario del lancio del razzo".
Dopo la notizia del lancio di missili, oggi il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha ricevuto in un luogo segreto il presidente della commissione parlamentare iraniana per la politica estera e la sicurezza nazionale Alaeddin Boroujerdi per discutere del possibile attacco militare contro la Siria guidato dagli Stati Uniti.
La Russia ha inviato verso la Siria la nave da ricognizione Priazyovye per "raccogliere informazioni nell’area del conflitto in via d’intensificazione". Mosca, principale alleato di Damasco, mantiene una presenza costante con molte navi da guerra nell’est del Mediterraneo dall’inizio della crisi in Siria, due anni e mezzo fa.
Nuovi tweet di Papa Francesco. Il pontefice ha pubblicato nuovo tweet sul conflitto: "’Vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace", ha scritto stamani sul social network, mentre in serata ha condannato con fermezza l’uso di armi chimiche.
La Santa Sede ha fatto sapere che sabato, dalle ore 19 alle 23, sul sagrato della Basilica di San Pietro, Bergoglio presiederà una veglia di preghiera in occasione della giornata di digiuno e preghiera per la pace da lui indetta in tutta la chiesa cattolica. Intanto 250 ong arabe hanno scritto a Obama e Putin perché si cerchi di raggiungere la pace in Siria.
Bersani: "Nessun intervento fuori quadro Onu". "Credo che la posizione del governo italiano sia giusta: non facciamo niente se non nel quadro dell’Onu e anche in quel caso dobbiamo discuterne in Parlamento". L’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, alla festa del partito a Genova, esprime così la sua posizione sulla crisi siriana. "La situazione è pericolosa - ha aggiunto - perché la Siria non è la Libia, è un crocevia di interessi e tensioni. Assad ha superato ogni limite, tuttavia se non c’è una condizione di base che sta nella capacità dell’opposizione di darsi un profilo unitario, credibile e rassicurante per il futuro, soluzioni non ce ne sono. Ogni intervento rischia di essere troppo, perché provoca vittime e troppo poco perché non risolve la situazione. Serve uno sforzo politico" internazionale "per trovare argomenti credibili per la Russia e l’Iran".
Anche ministri Mauro e D’Alia aderiscono a digiuno. Dopo l’annuncio di ieri del ministro degli Esteri, Emma Bonino, oggi anche il ministro della Difesa, Mario Mauro, quello Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia, e Federica Pellegrini hanno detto che parteciperanno al digiuno indetto dal Papa per la Siria.
250 ONG SCRIVONO
LA CRISI in Siria sta destabilizzando l’intera area mediorientale e se il conflitto proseguirà, saranno 13 o 14 milioni le persone colpite. Di fronte all’aggravarsi della situazione, 250 organizzazioni della società civile araba con cui Oxfam collabora, hanno scritto una lettera al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e a quello russo, Vladimir Putin, invocando negoziati di pace e una road map che porti la siria fuori dalla guerra civile.
"Chiediamo con urgenza alla comunità internazionale di mettere da parte le differenze e dare inizio a un processo negoziale credibile e inclusivo", si legge nella lettera. Le associazioni pongono al centro del negoziato l’immediato cessate il fuoco in tutta la Siria. Solo in questo modo sarebbe possibile fornire ai civili l’assistenza umanitaria di cui hanno bisogno.
Ulteriore passo per arrivare ad una pace definitiva in tutto il medio oriente è, secondo la Società civile araba, un Ginevra 2. Una conferenza nella quale si trovi una soluzione politica alla vicenda e che stili una road map per il futuro della Siria.
A Obama e Putin viene chiesto "un processo di pace trasparente e inclusivo, che garantisca l’adeguata rappresentanza di uomini e donne di tutte le diverse comunità della Siria" per fare in modo che tutti i siriani possano avere un ruolo nella costruzione della pace. Le associazioni arabe chiedono alla comunità internazionale di evitare un escalation del conflitto e di non compiere azioni che possano compromettere la spinta alla pace. Una richiesta che sembra un invito al presidente Obama di riconsiderare l’attacco militare.
La lettera è stata rilanciata in Italia da Oxfam, una confederazione internazionale specializzata in aiuto umanitario. Da quando è scoppiato il conflitto in Siria, Oxfam ha aiutato 95 mila rifugiati nei campi in Libano e Giordania. Come ricorda il presidente della confederazione, Maurizia Iachino "Sono 2 milioni i rifugiati, più di 100 mila i morti: la sofferenza umanitaria in Siria è enorme". Per questo l’associazione sostiene le richieste provenienti dalle organizzazioni della società civile araba: "L’intervento armato non offrirà soluzione" prosegue Iachino, "ma aggraverà una situazione che, come testimoniano i nostri operatori impegnati da mesi nei campi profughi, è già drammatica".
IL DIGIUNO DI MAURO E LUPI
Il ministro della Difesa Mario Mauro accoglie l’appello del Papa. “Parteciperò al digiuno” ha detto a Sky tg24, allungando così l’elenco di adesioni alla giornata di digiuno e preghiera annunciata da Bergoglio per sabato 7 settembre. L’annuncio di Mauro segue di qualche ora quello di un altro esponente del Governo, Maurizio Lupi. "L’appello di papa Francesco non può lasciarci indifferenti" ha detto il ministro alle Infrastrutture, aggiungendo: "Francesco ci coinvolge e responsabilizza tutti. Aderisco alla giornata secondo le modalità con le quali la attuerà la diocesi di Milano".
Possibilista il ministro degli Esteri Emma Bonino che ha definito "probabile" la sua adesione, aggiungendo: "Con i radicali stiamo valutando la possibilità di fare tre giorni di digiuno nei giorni di venerdì, sabato e domenica". L’idea dei radicali è stata confermata dal leader Pannella: "Vorrei suggerire che dalle carceri italiane venga fuori una tre giorni contro la guerra, la violenza, e la violenza di Stato".
Tra i primi ad aderire anche il Presidente delle Acli, le associazioni cristiane dei lavoratori, Gianni Bottalico: «Aderiamo con convinzione e consapevoli della gravità estrema della situazione internazionale». In prima fila anche Caritas, comunità di Sant’Egidio e Francescani di Assisi.
Un accorato invito al digiuno e alla preghiera per la pace, in comunione e in concomitanza con la veglia di preghiera annunciata da Papa Francesco per il 7 settembre, è stato inviato alla comunità cristiana siro-ortodossa da Eustathius Matta Roham, arcivescovo metropolita siro-ortodosso di "Jazirah e Eufrate", nella parte orientale della Siria. Interpellato dall’agenzia vaticana Fides, il metropolita, che attualmente si trova a Vienna, afferma che lui stesso e tutta la sua comunità "aderiscono con convinzione all’appello del Papa".
La comunità musulmana di Cagliari ha già annunciato che aderirà alla giornata di digiuno. Oltre i confini italiani invece, i musulmani delle Filippine hanno annunciato che il messaggio di Papa Francesco verrà letto durante degli incontri interreligiosi.
«Ho deciso di indire per tutta la Chiesa il 7 settembre una giornata di digiuno per la pace in Siria e nel mondo» aveva detto il Pontefice durante l’Angelus di domenica scorsa, invitando i fedeli a riunirsi in preghiera dalle 19 alle 24 di sabato per «invocare questo dono di Dio». Ora, come rende noto il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, l’appello è stato esteso a tutti i capi delle altre religioni.
La Prefettura della Casa Pontificia precisa inoltre che si potrà accedere a piazza San Pietro dalle 16.30. Sotto il colonnato e al Braccio di Costantino saranno disposti alcuni confessionali dove i fedeli potranno confessarsi fino all’arrivo del Papa, previsto per le 19.
DUE MILIONI DI RIFUGIATI
GINEVRA - Sono ormai più di due milioni i siriani che hanno abbandonato le loro case a causa del conflitto che dal marzo del 2011 dilania il loro Paese e che ha fatto finora oltre 100 mila morti. Nel dare la notizia, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur) precisa che soltanto un anno fa erano 230.671 il che significa che negli ultimi 12 mesi circa un milione e 800 mila persone sono state costrette a cercare riparo fuori dal territorio siriano. Continua a crescere in modo impressionante anche il numero degli sfollati che rimangono in patria: sono circa quattro milioni e 250 mila.
Antonio Guterres, responsabile dell’ufficio per l’Acnur, sottolinea in una nota che ogni giorno passano il confine quasi 5.000 persone, molte delle quali portano con sé poco più degli abiti che hanno indosso: "La Siria è diventata la grande tragedia di questo secolo, un disastro umanitario con sofferenze senza precedenti nella storia recente". E l’attrice Angelina Jolie, inviato speciale dell’agenzia dell’Onu, fa presente che "alcuni dei Paesi confinanti con la Siria potrebbero arrivare al collasso" se la situazione continuerà a deteriorarsi a questo ritmo.
Pochi giorni fa Acnur e Unicef avevano fatto sapere che il numero dei bambini rifugiati aveva raggiunto il milione.
I ministri di Iraq, Giordania, Libano e Turchia - i quattro Paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati siriani - hanno in programma domani a Ginevra un incontro con i rappresentanti dell’Acnur per trovare il modo di ottenere più aiuti internazionali.
Il mese scorso l’agenzia delle Nazioni Unite aveva annunciato che la crisi non era più fuori controllo. Ma occorre "una strategia più concreta e coerente" rispetto ai 2,9 miliardi di dollari che lo sforzo umanitario in atto ha già raccolto.
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Mai più la guerra! Mai più la guerra!
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Barack Obama incalza il Congresso Usa (e incassa un appoggio da repubblicani e democratici) per un «voto rapido» al via libera all’intervento militare in Siria. Il presidente americano, al termine di un incontro alla Casa Bianca con i vertici di Capitol Hill, ha detto che «un intervento limitato e proporzionato invierà un messaggio non solo al regime di Assad ma anche ad altri Paesi che in futuro volessero sfidare le norme internazionali, usando le armi chimiche». Addirittura esplicito l’appoggio che arriva da John Boehner, speaker repubblicano: «Solo gli Stati Uniti hanno la capacita di fermare Assad. E’ necessario reagire».
«AGIRE ASSIEME» - Obama ha detto che «la Siria non è l’Iraq, non è l’Afghanistan. Sono convinto che dovremmo attaccare, ma credo che saremo più forti se agiamo assieme, uniti come nazione. Allo stesso tempo, abbiamo una strategia più ampia che ci permetterà di aumentare le capacità dell’opposizione».
L’INCONTRO - All’incontro hanno partecipato il presidente della Camera, il repubblicano John Boehner, la leader dei democratici alla Camera, Nancy Pelosi, e il leader repubblicano al Senato Mitch McConnell, insieme ai rappresentanti delle commissioni parlamentari relative a sicurezza nazionale e forze armate. L’inquilino della Casa Bianca ha assicurato di «voler ascoltare i vari timori dei membri presenti oggi» circa l’intervento armato, dicendosi «fiducioso che tali preoccupazioni saranno affrontate».
BOHENER (REPUBBLICANI) - Un primo «via libera» alla richiesta di Obama arriva dallo speaker repubblicano, John Boehner. «È necessario rispondere all’attacco con armi chimiche in Siria: solo gli Stati Uniti hanno la capacita di fermare Assad» ha detto andando di fatto incontro alla richiesta di via libera in tempi brevi appena avanzata da Obama al Congresso. «Ho intenzione di sostenere l’appello del Presidente a favore dell’azione, e credo che i miei colleghi dovrebbero fare lo stesso - ha detto Boehner -. È necessario reagire all’uso di queste armi. E solo gli Stati Uniti hanno la capacità di fermare Assad e lanciare un avvertimento ad altri regimi in tutto il mondo, che questo tipo di comportamento non può essere tollerato».
PELOSI (DEMOCRATICI) - «Non credo che il Congresso boccerà la proposta di Obama a favore dei raid in Siria». Lo ha detto la leader dei democratici alla Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, lasciando la Casa Bianca, dopo l’incontro.
BAN KI MOON «FRENA» - Un attacco Usa sulla Siria per punire il regime di Bashar al Assad per le armi chimiche «rischierebbe di scatenare ulteriori problemi»: lo ha detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki moon partendo per il G20 di San Pietroburgo. «Chiedo al Consiglio di sicurezza di essere unito, se dovessero emergere le prove» dell’uso di armi chimiche in Siria ho proseguito il leader delle Nazioni Unite che ha definito la questione «di dimensioni maggiori della sola Siria».
BERGOGLIO TWITTA: NO AD ARMI CHIMICHE - «Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche!». Lo scrive Papa Francesco su Twitter, rilanciando pochi minuti fa dal suo account «Pontifex» il brano corrispondente del suo appello di domenica scorsa contro la guerra in SirIA
ISRAELE
Israele svela il mistero dei due missili rilevati nel Mediterraneo da Mosca, ma di cui non si riusciva a rintracciare nè la provenienza, nè la destinazione precisa. «Sono nostri - ha detto il ministero della Difesa dello stato ebraico - si tratta di un test missilistico condotto insieme agli Stati Uniti». Il ministero ha spiegato che alle 6,15 Gmt (le 8,15 italiane) è stato lanciato un solo missile (e non due come comunicato da Mosca) che viene usato per testare i sistemi anti-missile.
L’AVVISTAMENTO RUSSO - A registrate il lancio dei missili era stata la stazione Armavir nel sud della Russia. Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, aveva anche informato dell’accaduto il presidente Vladimir Putin. L’ambasciata di Mosca a Damasco aveva però fatto sapere che non vi erano segnali di un attacco missilistico o di esplosioni nell’area di Damasco.
AVVERTIMENTO DI ISRAELE - Una prova di forza o forse semplicemente un test per verificare l’effettiva tenuta del proprio arsenale. Il lancio missilistico di oggi, ascoltando le parole del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, è più che un avvertimento: «La realtà intorno a noi sta cambiando. Voglio dire a chiunque intenda farci del male: non è consigliabile». «La sicurezza - ha aggiunto - è tra le cose usate per prevenire invasioni del Negev da parte terroristi e infiltrati. Abbiamo bisogno di rendere sicuri i nostri confini».
VERSO LA GUERRA - Gli Stati Uniti hanno navi da guerra nel Mediterraneo e stanno valutando l’ipotesi di attacchi contro la Siria in risposta al presunto uso di armi chimiche lo scorso 21 agosto alla periferia est di Damasco. Il presidente Usa Barack Obama ha chiesto al Congresso l’autorizzazione per l’intervento militare e i parlamentari dovrebbero pronunciarsi dopo il 9 settembre, cioè dopo il rientro dalla pausa estiva.
«CI SONO LE PROVE DEL GAS» - Intanto si apprende che il capo dei medici legali di Aleppo ha disertato dal regime di Assad. Lo afferma l’opposizione siriana, affermando che ha le prove del coinvolgimento del regime nel presunto attacco chimico su Aleppo di marzo.
DALLA SIRIA
WASHINGTON - In attesa delle decisioni del Congresso americano sulla Siria, la diplomazia è in pieno movimento. A sorpresa, fonti diplomatiche, hanno annunciato una riunione per l’8 settembre a Roma degli «amici della Siria», sigla che raccoglie Paesi arabi e occidentali schierati a sostegno dell’opposizione. L’incontro a livello di ministri degli Esteri, si è detto, rappresentava una delle consultazioni periodiche. Ma la notizia ha retto solo qualche ora. La Farnesina ha negato che fosse in programma. È questa la spiegazione? O il nostro governo ha ritenuto opportuno evitarla per non accompagnare il probabile voto del Congresso Usa previsto attorno al 9? Nell’attuale fase l’Italia ha ribadito il suo no a iniziative militari che si svolgano al di fuori del mandato Onu e probabilmente ospitare gli «amici della Siria» poteva essere interpretato come un coinvolgimento diretto in una crisi che allarma. I toni, del resto, continuano ad essere piuttosto alti. Il presidente Bashar Assad ha rilasciato un’intervista al quotidiano francese Le Figaro per lanciare tre messaggi: 1) «In caso di intervento militare c’è il rischio di una guerra regionale. Tutti perdono il controllo» (Un allusione ad azioni terroristiche e rappresaglie di altri attori, ndr ) 2) «Chiunque rafforzi i terroristi sarà considerato un nemico della Siria e ci saranno conseguenze» 3) È «illogico» sostenere che l’esercito siriano abbia fatto uso di gas.
Una risposta, quest’ultima, alle accuse lanciate domenica dal segretario di Stato americano John Kerry e ribadite ieri dal governo francese. Parigi ha reso noto un rapporto dell’intelligence dove si sostiene che il regime ha usato le armi chimiche il 21 agosto (e in precedenza) con un attacco massiccio. Poi ha bombardato per nascondere le tracce. Elementi che dimostrerebbero la responsabilità dei governativi ma che lasciano dubbiosi i deputati francesi. Netto il giudizio dei russi. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha sostenuto che le prove mostrate dagli Usa sono «assolutamente non convincenti». Giudizio sottolineato con la stessa forza dal leader Vladimir Putin. Il Cremlino, protettore ad oltranza di Assad, intende discutere della questione siriana al prossimo G20 mentre il Parlamento russo ha proposto di inviare una delegazione a Washington per incontrare i deputati Usa. Molto dinamico anche l’Iran che si propone come mediatore, anche se è l’altro alleato di Damasco. A fine agosto ci sono stati dei colloqui con un emissario americano, l’ex ambasciatore Jeffrey Feltman, ed altri sarebbero avvenuti dietro le quinte. Una soluzione politica - per molti - può essere raggiunta solo con il coinvolgimento di Teheran e Mosca.
In attesa di un’apertura i militari si preparano. La portaerei americana Nimitz , con 4 unità di scorta, si è posizionata nel sud del Mar Rosso. Per il Pentagono non è prevista una sua eventuale partecipazione ai raid però è pronta a intervenire in caso di necessità. I russi hanno replicato ordinando alla nave per lo spionaggio elettronico Priazovye di raggiungere il Mediterraneo sud orientale. Un battello comparso già in passato davanti alle coste siriane e adatto a monitorare i movimenti degli americani.
@guidoolimpio