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 2013  settembre 03 Martedì calendario

TUTTE LE STECCHE DEL SENATORE ABBADO

Dall’art. 59 della Costituzione: «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel camposociale, scientifico, artistico e letterario». Sabato ho scritto che sì, facciamo pure finta Abbado sia un gigante della musica. Ma la sua storia resta quella d’un impiegato per gli affari suoi che la Patria, se ha potuto sputacchiarla, l’ha fatto volentieri. Andavo a braccio. Mi chiedevo se Napolitano sapesse che il maestro con la emme piccola chiacchiera a sinistra col portafogli ben posizionato a destra. Frattanto Dagospia aveva notato che il 19 marzo 2008 Repubblica parlava di un po’ d’italiani famosi «in fuga da Montecarlo», perché «l’Agenzia delle entrate ha scoperto che dai contenziosi aperti con 32 “personalità conosciute” e “residenti fittiziamente” nel Principato sono rientrati oltre 80 milioni di euro». C’era anche Abbado, che ieri sera all’Adnkronos ha smentito: «In relazione alle notizie apparse sui quotidiani Il Giornale e Libero tratte dal sito Dagospia, tengo a precisare che non ho mai avuto residenza in Montecarlo, né mai, in conseguenza di quanto sopra, ho “accettato la contestazione”in tal senso del Fisco. Ultimata la mia collaborazione con il Teatro alla Scala ho trasferito la mia residenza all’estero, prima a Londra quindi a Lucerna, in quanto la mia attività professionale ed artistica mi ha portato ad avere i miei principali rapporti con le maggiori Istituzioni Musicali di Londra, Vienna, Berlino e Lucerna. Da alcuni anni ho riportato la mia residenza in Italia, a Bologna dove vivo attualmente pur avendo mantenuto un rapporto di collaborazione con il Festival di Lucerna e con Berlino». Un’alacre letterina che non è arrivata alla testata dei fighetti cinque anni e mezzo fa. Che caso. Leggere poi del trasferimento da Milano all’estero, m’ha ricordato un’invettiva di Giuseppe Zecchillo, pubblicata online nove giorni dopo l’articolo suddetto di Repubblica e ancora in rete. Zecchillo era un baritono, secondo il Corriere della Sera un «uomo contro, conosciuto da tutti come il sindacalista dei cantanti». Si firmava «già consigliere d’amministrazione del Teatro alla Scala» ed è morto un paio d’anni fa. «Non dimentichiamo», sbottò, «che Abbado non andò in esilio, come vorrebbe far credere alla gente, ma partì perché non era in regola con le tasse». Vabbè. Tornando al lustro della Patria, nel 2001 il maestrino dalla baguette rossa sparò a Le Figaro che «se volessi essere gentile, direi che gli italiani sono “creduloni”. Ma si possono trovare almeno altre due parole, meno benevole, che cominciano e finiscono con le stesse lettere». Era furioso per la vittoria elettorale del centrodestra e le altre due parole almeno, eccole: cretini e coglioni. Con cazzoni fa numero perfetto. Sono gli italiani secondo Claudio Abbado, loro parlamentare vita natural durante. Chiudo col Padreterno, dalla fantasia incredibile. Proprio il giorno della nomina, l’Orchestra Mozart di Bologna (ensemble del divo «finché i quattrini arrivano», dissi) ha cancellato tre concerti per mancanza fondi. Perché il Nominato non ha festeggiato la cadrega regalando subito ai ragazzi suoi un annetto d’emolumento vitalizio? Un gesto altro che smentita, da indulgenza plenaria. Invece no. Tanto molti orchestrali non sono ragazzini d’una giovanile ma professionisti che se non suonano in Emilia suoneranno altrove. Fate voi. Ma non venite a dirmi che sto semitaliano è senatore a vita come Costituzione vuole.