Francis Scott Fitzgerald, la Repubblica 1/9/2013, 1 settembre 2013
IL PICCOLO GATSBY
I miei ricordi di Nancy sono piuttosto confusi, ma c’è un giorno che spicca su tutti gli altri. La casa dei Gardeners era tre miglia fuori città, e un giorno io e James Imham, soprannominato Inky, il mio migliore amico, fummo invitati da loro per l’intera giornata. Io avevo circa nove anni, Nancy più o meno otto, ed eravamo infatuati perdutamente l’una dell’altro. Era pieno inverno, così appena arrivati cominciammo a giocare con la slitta canadese. Io, Nancy e Inky eravamo su una slitta, e arrivò Ham (il fratello maggiore di Nancy) e voleva salirci su. Fece un balzo sulla slitta, ma io la spinsi avanti appena in tempo, e lui cascò a faccia in giù. Andò su tutte le furie.
Diceva che mi avrebbe fatto scendere a calci, che non era la mia slitta e che non potevo giocarci. Comunque Nancy appianò le cose e andammo a pranzo.
Di Kitty Williams ho un ricordo molto più nitido. Ci incontrammo la prima volta alla scuola di ballo, e quando il signor Van Arnumn (il nostro maestro di ballo) mi scelse per guidare la Marcia, le chiesi di ballare con me. Il giorno seguente disse a Marie Lautz, e Marie lo ripeté a Dorothy Knox, che a sua volta lo riferì a Earl, che ero al terzo posto nelle sue simpatie. Non ricordo chi fosse al primo, ma so che Earl era al secondo e siccome ero già completamente sopraffatto dal suo fascino, decisi lì per lì che mi sarei guadagnato il primo posto. Come nel caso di Nancy, c’è un giorno in particolare che è rimasto impresso nella mia memoria. Una mattina andai nel cortile della Honey Chilenton, dove di solito si riunivano i bambini, e scorsi Kitty. Non facemmo che parlare, e alla fine mi chiese se sarei andato alla festa di Robin, e fu lì il giorno fatale. Giocammo all’ufficio postale (ragazzi e ragazze si dividono in due stanze diverse, quindi gli uni vanno dalle altre per baciarle e poi viceversa, ndt) al gioco del cuscino, all’applauso (uno dei giocatori esce dalla stanza, quando rientra deve indovinare chi l’ha scelto come compagno: se indovina gli altri battono le mani, ndt) e ad altri giochi sciocchi ma interessanti. È impossibile contare il numero di volte in cui baciai Kitty quel pomeriggio. Ad ogni modo, quando tornammo a casa mi ero assicurato l’agognato primo posto. Lo mantenni fino alla primavera, quando terminò la scuola di ballo, e poi lo cedetti a Johnny Gowns, un rivale. Il giorno di San Valentino, quell’anno, Kitty ricevette qualcosa come ottantaquattro valentine. Me ne mandò una, che ho ancora, come ne ho ancora una che mi diede Nancy. Insieme, in una scatola, conservo una ciocca di capelli, ma aspettate, ci tornerò su poi. Quel Natale comprai una scatola di caramelle da cinque libbre e me la portai dietro verso casa sua. Che sorpresa quando Kitty aprì la porta. Quasi svenni dall’imbarazzo, ma alla fine balbettai: «Da’ questo a Kitty», e corsi a casa.
Indiani e Violet
SETTEMBRE 1910
Violet Stockton era una nipote della signora Finch e trascorse un’estate a Saint Paul. Era molto carina, con i capelli castano scuro e gli occhi grandi e dolci. Parlava con un leggero accento del Sud, mangiandosi le erre. Aveva un anno più di me, ma a me, come a quasi tutti gli altri ragazzini, piaceva molto. La conobbi attraverso Jack Mitchell, che viveva alla porta accanto. Anche lui le era molto affezionato, come lo era Art Foley, e insieme le arrivavano di soppiatto alle spalle e le tagliavano i capelli, una piccola sforbiciata intendo. C’era un gioco che facevamo chiamato“gli indiani”, che avevo inventato io. Alcuni di noi erano gli indiani e si andavano a nascondere da qualche parte. I cowboy allora cominciavano a cercarli, e al momento giusto gli indiani saltavano fuori e li prendevano di sorpresa. Eravamo tutti armati di mazze da croquet. Eravamo circa una quindicina. Tutti i giorni, per un mese, giocammo a questo gioco, e poi tornammo alla realtà. A quel tempo fra le ragazze ero più popolare di quanto non fossi mai stato. Ero il preferito di Kitty Schulz, Dorothy, Violet, Marie e Catherine Tre. Attualmente è il contrario, probabilmente con quasi tutte loro; per lo meno con due. Ma adesso sto divagando. Alla fine Violet diede una festa, che fu molto carina, e fu il giorno dopo che avemmo un bisticcio. Lei aveva una specie di libro intitolato Flirtare con i gesti, e io e Jack glielo strappammo dalle mani e lo facemmo vedere a tutti i maschi. Violet andò su tutte le furie ed entrò in casa. Mi infuriai anch’io e quindi me ne tornai a casa. Violet si pentì immediatamente e mi chiamò al telefono per sapere se ero arrabbiato. Io però non volevo fare subito pace, e quindi riattaccai il ricevitore. Il mattino seguente toccava a me pentirmi, E così feci. Violet e io ci sedemmo sulla collina, dietro casa di Schultze, un po’ in disparte dagli altri.
«Violet», cominciai io, «hai detto che sono un monello?».
«No».
«Hai detto che rivolevi indietro il tuo anello, la tua fotografia e i tuoi capelli?».
«No».
«Hai detto che mi odiavi?».
«Certo che no; è per questo che te ne sei andato a casa».
«No, ma Archie Mudge mi ha detto queste cose ieri sera ».
«È un piccolo furfante», disse Violet indignata.
Quel pomeriggio sculacciai Archie Mudge e feci definitivamente
la pace con Violet.
Estratti dal mio diario dei giorni dopo
MERCOLEDÌ 20 AGOSTO
Oggi non ho fatto molto, ma ho appreso alcune cose preziose,
cioè: 1) che sono stato uno sciocco a far pace con Violet; da Harriet Foster; 2) che Violet vorrebbe avere i miei denti; da Eleonor Mitchell; 3) che Violet aveva detto che voleva il suo anello appena possibile; da Betty Mudge.
GIOVEDÌ 21 AGOSTO
Ho saputo due cose da Betty Mudge: 1) che Violet ha detto che sono un donnaiolo; 2) che a Violet non piaccio più neanche la metà di quanto le piacevo prima.
VENERDÌ 22 AGOSTO
Ho saputo: 1°) che Betty Mudges ha un debole per Bob Harrington, Tim Daniels e Bob Driscoll; 2°) che avevo un nuovo rivale, Wharton Smith; 3°) che Dorothy aveva un debole per me e Aurther Foley; 4°) ho saputo anche che, come ha detto Harriet Foster, Violet ha detto delle cose che non erano sincere.
Cap. VII Scuola di ballo nel 1911
12 FEBBRAIO 1911
Da quando ha riaperto la scuola di ballo ho lasciato Alida. Mi sono preso due nuove cotte: per Margaret Armstrong e Marie Hersey. Non ho ancora deciso bene chi mi piace di più. La seconda è la più carina. La prima è più brava a conversare. La seconda va per la maggiore fra T. Ames, J. Portefield, B. Griggs, C. Read, R. Warner, ecc., e io sono pazzo di lei. Trovo incantevole quando le dico che qualcuno le ha fatto un complimento e che glielo riferirò se lei a sua volta mi dirà di un complimento che è stato fatto a me, e lei mi dice: «Dimmi il complimento in modo complimentoso».
Sono impegnato in ogni ballo, fino al nono, per tutta la stagione. Noi ragazzi avevamo preparato una petizione perché ci insegnino il Boston. Circa una settimana fa, alcuni ragazzi, tra cui Arthur Foley, Cecil Reade, Donald Bigelow e Lawrence Boardman si sono rifiutati di fare la Gran Marcia. Sono usciti fuori nell’atrio e hanno cominciato a mettersi le scarpe. Il signor Baker era quasi fuori di sé dalla rabbia, ma i suoi tentativi per convincerli a fare la Marcia si sono rilevati vani. Quelli di noi che stavano facendo la Marcia hanno fatto ogni pasticcio immaginabile, quindi ora la Gran Marcia è abolita e al suo posto abbiamo altri tre balli.