Egle Santolini, La Stampa 1/9/2013, 1 settembre 2013
NOZZE VIP NEL PAESE SENZA BANCOMAT
Barbara del centro estetico Chiaro di luna non si fa illusioni: «Arriverà completa di trucco e parrucco, già bella precisa. Certo che se fra sposa e sposo avessero bisogno di un ritocco di manicure per me sarebbe un gran colpo». Anche lei si prepara al Grande Evento che sconvolgerà Comignago, e cioè le nozze bling bling tra Belén Rodriguez e Stefano De Martino, fissate per venerdì 20 settembre: «Ma mi sa che quel giorno lì neanche lavorerò, bloccano il traffico e non rimedierò manco una ceretta». Che cosa abbia spinto showgirl e fidanzato ballerino a scegliere questo pur gradevole paese di 1216 abitanti a un passo da Arona (ma il lago non si vede, colpa di una collina morenica) resta ancora da capire: suggerimento della wedding planner Giorgia Matteucci, che pure in principio voleva dirottarli su Rovolon in provincia di Padova, da cui arriveranno sacerdote e catering? Della sorella minore di Bélen, Cecilia, che secondo qualche speranzoso mediterebbe di comprare una casa in loco? Più di tutto forse della voglia di privacy, un posto defilato, finora mai preso in considerazione dallo showbiz e benedetto da un certo fascino umbratile: il complesso del Santo Spirito, anno 1282, sorto attorno a una piccola abbazia, trasformato nel secoli in villa e proprietà della famiglia Giannone, che ne affitta una parte per cerimonie (circa 60 matrimoni all’anno) garantendo totale discrezione. Dice Angelo Giannone, nipote dell’omonimo capitano d’industria, il vicedirettore della Sip che acquistò la villa nel 1926: «Molte coppie arrivano per sposarsi da Milano e Varese, vista la vicinanza con l’autostrada. Abbiamo avuto anche uno sposo in kilt, il prossimo anno è attesa una coppia da Londra ». E chissà da dove altro, dopo che Belén ha postato con Instagram un’immagine del suo sopralluogo. «È stata qui in giugno. Erano presenti mio zio Alberto e mio padre Giancarlo, all’inizio un po’ preoccupati per la notorietà della sposa. Si dev’essere accorta che questo luogo ha un’anima».
Saranno nozze blindate anche per l’esclusiva di «Chi», e dunque si scoraggeranno gli scatti rubati: occhio però che una villa in posizione sopraelevata sta già andando in locazione a 700 euro al giorno. Ma se le voci che filtrano dall’entourage Rodriguez parlano di 200 invitati appena, saranno forse qualche migliaio i curiosi che caleranno con gli smartphone. «Maria De Filippi viene di sicuro» è la lista vagheggiata davanti a un bicchiere di erbaluce, «probabile anche Piersilvio, Marina non crederei anche se ha casa qui a Lesa e si vede spesso alla Taverna del pittore. Ma pare che abbiano proibito gli elicotteri». La signora Ada dice la sua portando a spasso il cane: «Non potrà che venirne del buono, Belén è brava, intelligente e simpatica. Casomai le rimprovero di essersi scelta un ragazzino: Corona sarà stato un tipaccio, ma che uomo». Mica facili da accontentare questi comignaghesi: «Tante storie per Belén - minimizza la pantera grigia Francesco - ma mia moglie ai suoi tempi era la sosia di Anita Ekberg». Neppure i teenager si scaldano: «Bella donna, per carità, ma quello che importa è la visibilità per il paese» dice Francesco, 16 anni, futuro geometra. Potrebbe essere la volta buona per far sapere al mondo che Comignago non ha nemmeno un bancomat, «e l’ufficio postale è quel che è, il pullman non passa più, la linea ferroviaria per Santhià l’han tagliata l’anno scorso». La crisi picchia: metà delle fabbriche di rubinetterie han chiuso, si confida in un’ impresa che sta per aprirsi a Gattico, ramo preparazioni alimentari. Pure Belén può servire a sperare.
Se chiedi al sindaco Piero David, medico ospedaliero in pensione, eletto nel 2011 a maggioranza bulgara in una lista civica, che ne pensi di questo cancan, capisci che un po’ gli scappa da ridere («ma no che con la Belén non ho parlato») e che un po’ si preoccupa: «Sa quanti vigili ho io? Uno. Che ci faccio? Se arrivano, come arriveranno, le televisioni? E le folle? ». Vero che «si tratta di un evento privato», ma insomma lunedì è prevista una riunione con questore e prefetto.
Sospesa tra un filo di panico e la voglia di cogliere il lato migliore della faccenda anche la barista del paese, che mai si sarebbe aspettata una svolta del genere «in questo buco affacciato su una piazzetta, dove i soldi per due stipendi non saltano fuori e non ho neanche la licenza per preparare i piatti». Il 20 meglio portarsi la merenda da casa, sempre che la Pro Loco non tenti una grigliata. Simone, l’ipertatuato gestore del Bar Bun aperto tre mesi fa, è pronto a fare la sua parte: «Finché c’è latte nella mucca tocca mungerla». Il sindaco ottimisticamente pensa, oltre che al 20, al 22, quando s’inaugurerà il nuovo municipio, in un bell’edificio storico ristrutturato e all’ombra di un antico cedro del Libano. Belén arriverà e se ne andrà, come una cometa. «Posso concludere con un gran bel chissenefrega?», suggerisce una signora milanese. Lei al fresco di Comignago villeggia da vent’anni, altro che mordi-e-fuggi nuziale.