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 2013  agosto 31 Sabato calendario

“IL PISANO LETTA IN PISCINA COSI’ ANNEGA LUI E LE LARGHE INTESE”

Bisogna conoscerlo, quell’omino che tutti i mesi sale in groppa al suo giornale e lo porta in edicola a quarantamila copie di tiratura. Pronto a stupirti, a lavorare con una dozzina di mani, scovare talenti, inventari titoli, vignette e nemici di turno. Perché non poteva vivere di soli pisani, il tiro andava spostato. È stato così che nel tempo uno dei bersagli più colpiti diventò Bettino Craxi, o Crassi, come poi si pronuncia in vernacolo, una cosa molto toscana e quasi esclusivamente livornese. Un dialetto che è un po’ come le sue genti: una cacciuccata di parole e vocaboli, grida e mani sui fianchi.
L’omino si chiama Mario Cardinali, ha compiuto da un pezzo i 70, ma il cervello gli frulla come allora, quando poco più che trentenne portò in edicola la sua scommessa: il Vernacoliere, all’epoca più semplicemente Livornocronaca. L’anno dell’esplosione fu il 1982, e nella Milano da bere, crassiana, appunto, si affogavano anche di risate a leggere il Vernacoliere da dove, anche Roberto Benigni, avrebbe attinto parte del suo repertorio. Oggi, Cardinali, un pisano ce l’ha al governo. Si chiama Enrico Letta e, una delle prime cose che ha fatto è stata quella di pubblicare su twitter il titolo di benvenuto: “Letta denuncia Alfano: mi tratta da pisano”. Sì, nei tempi che cambiano Cardinali resta una certezza, dentro e fuori dai confini della Toscana. “Ormai ognuno ha il suo pisano”, dice Cardinali, “mi scrivono da Brescia e mi dicono che i loro pisani sono i bergamaschi. Sì, rispondo io, ma noi abbiamo quelli veri. Mica è semplice. Comunque ci divertiamo con tutti.
Letta, ma anche le larghe intese. Nell’ultimo numero prendiamo per i fondelli Berlusconi, diciamo che chiede per scontare i servizi sociali la raccolta delle mele. Quelle del culo. Poi la Santanchè, un nostro cavallo di battaglia. Non la conosco, ma se frequenta Forte dei Marmi legge anche le nostre locandine. A Sirvio, come lo chiamiamo noi, un sorriso magari glielo strappi. Alla Santanchè non credo, l’ho vista ridere poche volte”.
Difficile far ridere, soprattutto in tempi in cui la barca galleggia male, sempre per parlare di Livorno, marinai e libecciate. “Io lo ripeto spesso, quando mi chiamano a parlare in giro. Prima dicevamo che quello ha i soldi, ma però è un ladro. Oggi è cambiata: quello è un ladro, ma però ha i soldi. E sono gli effetti di vent’anni di berlusconismo, che comunque hanno cambiato il modo di vedere le cose”.
Mica ci vanno di fioretto neanche con Napolitano. Si mettessero in testa un giorno di denunciare qualcuno per vilipendio del presidente della Repubblica, ci finirebbe anche Cardinali in quel frullatore. Ma lui alza le spalle. Si rimette a scrivere e se può picchia ancora più forte. “Noi livornesi siamo fatti un po’ così”, dice. “Sarcastici e vocianti. Cattivi no. Ma quello che mi dispiace è la rassegnazione e la malinconia davanti a questa crisi. Non ci resta che ridere su noi stessi, prenderci in giro. La voglia di ribellarci non la vedo in giro”.
Va bene. E Letta che fa il bagno nella piscinetta di casa che sembra un canotto? “Sì, come i pensionati. Ma lui ha quella faccia lì. Eppoi è un pisano, non penserete mica sia in grado di nuotare in una piscina vera? Sennò affoga”.