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 2013  settembre 01 Domenica calendario

GIOVANE, VENETO E UMILE ECCO PAROLIN, IL VICE PAPA

«Questa chiamata costitui­sce una sorpresa di Dio nella mia vita, essa mi affida una mis­sione impegnativa ed esigente, di fronte alla quale le mie forze sono deboli e povere le mie ca­pacità. Papa Francesco ha di­mostrato nei miei confronti im­meritata fiducia». Parole sem­plici, chiare, dalle quali traspa­re umiltà, in piena linea con il pontificato di Papa Francesco. Monsignor Pietro Parolin, nun­zio apostolico in Venezuela, è il nuovo Segretario di Stato Vaticano, scelto da Bergoglio per succedere al 78enne cardinale Tarcisio Bertone che rimarrà in carica fino al prossimo 15 otto­bre. Quel giorno, il Papa ringra­zierà pubblicamente il suo ex primo collaboratore per «il fe­dele e generoso servizio reso al­la Santa Sede» e presenterà alla Curia il suo nuovo Segretario di Stato. Da quel momento Paro­lin, ora arcivescovo ma che pre­stissimo diventerà cardinale, prenderà in mano le redini del governo d’Oltretevere, lavoran­do fianco a fianco con un grup­po di monsignori (tra cui il sosti­tuto della Segreteria di Stato, Monsignor Angelo Becciu) che hanno già lavorato con Berto­ne, sotto il pontificato di Bene­detto XVI. Il prelato vicentino aveva avuto modo di parlare con il Papa lo scorso giugno, quando Bergoglio aveva ricevu­to in Vaticano i nunzi apostolici provenienti da tutto il mondo: tra gli «ambasciatori papali» e gli osservatori permanenti del­la Santa Sede, c’era anche Paro­lin che­aveva incontrato France­sco a Santa Marta, secondo mol­ti il 22 giugno, durante il famo­so concerto nell’Aula Paolo VI, quando la sedia del Papa era ri­masta misteriosamente vuota. Bergoglio, in quel preciso mo­mento, raccontano Oltretevere, stava parlando con lui.
Chi conosce bene «Don Pie­tro» lo descrive come un uomo molto umile, di grande simpa­tia, un veneto genuino, nato 58 anni fa in provincia di Vicenza, a Schiavon, da papà commerciante e mamma maestra. Di­plomatico di razza, era stato per 7 anni, dal 2002 al 2009, sot­tosegretario per i Rapporti con gli Stati, il «viceministro» degli esteri del Vaticano e aveva colla­borato sia con il cardinale Ange­lo Sodano che con il cardinale Tarcisio Bertone. Parolin aveva seguito i dossier riguardanti i rapporti con il Vietnam e riaper­to i contatti con il governo cine­se, guidando trattative segrete con funzionari della Cina popo­lare, compiendo anche due viaggi a Pechino.
«Mi auguro che Monsignor Parolin possa continuare questo dialogo con la Cina, ricordo che era molto apprezzato dai funzionari cinesi», dice a Il Gior­nale Monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazio­ni Sociali e, come Parolin, ex viceministro degli esteri. «Di lui ­racconta l’arcivescovo Celli ­ho un bel ricordo, perché pri­ma di essere un diplomatico, monsignor Parolin, è sempre stato un prete e questo è molto importante perché a volte, quando si parla di diplomazia, lo dimentichiamo. Poi Parolin è un uomo del dialogo, che sa anche ascoltare: mi colpiva tan­tissimo il suo modo di accoglie­re l’altro e porsi in ascolto, sen­za fretta».
Papa Francesco si avvia verso la riforma della costituzione apostolica Pastor Bonus , insie­me al gruppo di otto cardinali che dovranno consigliarlo in questo arduo compito, e avrà al suo fianco un uomo che dovrà coadiuvarlo nel governo della Chiesa Universale, evitando divisioni e scontri e cercando l’unione con Dio. Non a caso il motto che si trova nello stemma di Monsignoe Parolin è «chi ci separerà dall’amore di Cri­sto?», la domanda retorica che San Paolo scrive nella sua lette­ra ai Romani, scelta dall’arcive­scovo quando nel 2009 venne elevato alla dignità episcopale.