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 2013  settembre 02 Lunedì calendario

I GUAI FISCALI DI ABBADO NELL’«ITALIA DEI MIGLIORI»

La memoria, si sa, può gioca­re brutti scherzi. Specie quando è corta, o quando è offuscata dall’entusiasmo partigiano. Succede, a tutti. Anche a Repub­blica, che sabato scorso, per la nomina dei quattro senatori a vita tutti di comprovata fede an­ticentrodestra, ha esultato in stile Mondiali di calcio. «La bella Italia che vorremmo», il titolo del commento in prima pagina di Michele Serra. E, all’interno, l’altrettanto trionfante e gioio­so «Artisti e scienziati: i volti del­l’Italia migliore», titolone riepi­logativo della pagina con i ritrat­ti dei magnifici quattro. Pecca­to, però, che nessuno si sia ricor­dato che almeno uno di quei vol­ti, quello del maestro Claudio Abbado, il celebre direttore d’orchestra appena promosso dal capo dello Stato a Palazzo Madama, giusto qualche anno fa sulle stesse colonne di Repub­blica fosse stato annoverato, e nell’Italia peggiore,moralmen­te parlando: quella dei vip fur­betti che per eludere il fisco fis­sano la residenza all’estero, e che per questo, beccati dal­l’Agenzia delle entrate, finisco­no poi con l’essere multati.
Una stecca. Per Repubblica, sempre così attenta ai guai col fi­sco degli altri, specie se di centrodestra. E anche per il mae­stro Abbado, soprattutto ades­so che da senatore a vita è chia­mato a incarnare, appunto, «l’Italia migliore». A scovare quel vecchio articolo, che in poche ore ieri pomeriggio ha fatto il giro del web, Dagospia. Era il 2008, cinque anni fa. Il 19 mar­zo, titolo «Italiani in fuga da Montecarlo: nuovi nomi nelle mani del fisco». «Mettendo in fi­la le contestazioni – scriveva Corrado Zunino – l’Agenzia del­le entrate ha scoperto che dai contenziosi aperti con 32 “per­sonalità conosciute” e “residen­ti fittiziamente” nel Principato sono rientrati oltre 80 milioni di euro. Meglio, sono stati messi a bilan­cio 83,502 milioni di euro». Chi erano le «personalità co­nosciute» contenu­te in quella lista di Montecarlo messa a punto dal fisco nel 2008 che aveva­no pagato la multa, o comunque avvia­to l’iter per fare il concordato, accet­tando le contesta­zioni? Nel pezzo si ricordava il caso più eclatante, quel­lo di Luciano Pava­rotti, morto, al­l’epoca, alcuni me­si prima, a settem­bre del 2007. Quin­di gli altri vip. «Per cifre inferiori – con­tinuava l’articolo – hanno accettato le contestazioni del fi­sco il violinista Sal­vatore Accardo (171mila euro), il direttore d’orche­stra Claudio Abba­do, la coppia di liri­ci Cecilia Gasdia (144mila euro) e Michele Pertusi (85mila)...» e così via. Dunque, il ma­estro Abbado ave­va «accettato le con­testazioni». Per quale cifra non è da­to sapere, l’articolo non riporta l’am­montare esatto. Ma, presumi­bilmente, non dovevano essere pochi euro. Lo si può dedurre da un dato. Un’agenzia Ansa del 15 aprile del 1981 riporta un elenco di artisti che figurano nei «Libri rossi» sugli accertamenti delle imposte dirette cui il fisco chiede più soldi. C’è an­che Abbado, all’epoca diretto­re artistico della Scala di Mila­no, cui sono richiesti 216 milio­ni di vecchie lire (che a quel tem­po non erano proprio spiccioli) «per due anni fiscali».
Niente cifra, per Abbado. E, ironia del caso, niente cifra nemmeno per un altro nuovo senatore a vita, il fisico premio Nobel Carlo Rubbia, che, nello stesso articolo del marzo 2008 sulla lista Montecarlo, è citato da Repubblica tra i destinatari di una «cartella esattoriale». Un occhio di riguardo, per entram­bi. Quasi un presagio del comu­ne destino che li avrebbe acco­munati, cinque anni dopo, nel­le nomine del Colle.