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 2013  agosto 31 Sabato calendario

INTELLETTUALI A SENSO UNICO, DAL SALOTTO DI FAZIO ALL’AULA

In Italia esiste soltanto una categoria di persone più organica dei politici alla politi­ca. Ed è quella degli intellettua­li. Sarà per questo che - pensan­do male - Giorgio Napolitano, fra i neo senatori a vita, non ha scelto neppure un politico, ma solo «liberi» pensatori? A pensar male, hanno subito rilevato molti espo­nenti di «destra», la scelta del presidente della Repubblica fa­vorisce un futuro governo di «sinistra». E a guardar bene, i cur­ricula progressisti e le pregresse dichia­razioni dei quattro nuovi senatori pale­sano una «organica» vicinanza - perlome­no - all’antiberlusconismo militante. È «l’Italia del talento e dell’eccellenza di cui andare orgoglio­si nel mondo». Ma a senso unico. L’egemonia culturale del­la sinistra passa anche dal laticlavio. Dal salotto di Fabio Fazio allo scranno di Palazzo Madama. E, infatti, una carica co­me quella di «senatore a vita» è prevista soltanto in un Paese co­me l’Italia.
Di spirito e ingegno indubita­bilmente superiori, i quattro nuovi senatori, al netto degli in­contestabili meriti professiona­li, non sembrano super partes. Si tratta di personalità illustri in grado di rafforzare, con il loro al­to contributo, l’autorevolezza dell’attuale Parlamento italia­no. Ma anche, con i loro voti, un futuro esecutivo di (centro) sini­stra.
Claudio Abbado è un sosteni­tore di Fidel Castro e della ditta­tura cubana, e nel 2001 su Le Fi­garo irrise gli italiani che aveva­no votato Berlusconi. Non disse che erano «coglioni» ma solo «creduloni», però alluse alla ri­ma. Renzo Piano, già candidato alla presidenza della Repubblica dall’amico di una vita Beppe Grillo, archistar di fama mon­diale e anche rispettato proget­tatore di ponti fra i Cinque Stelle e il Pd, non molto tempo fa del Cavaliere disse, tra le altre cose, che è «un esempio terribile per il nostro Paese. Ha dato ossige­no alle parti peggiori della socie­tà». Carlo Rubbia, da parte sua, firmò nel 2005 una lettera aper­ta su Repubblica attaccando il governo Berlusconi «per l’umi­liazione che la ricerca in Italia sta subendo», mentre nel 2008, appena re-insediato il nuovo esecutivo di centrodestra, criti­cò l’assenza di un ministero per la Ricerca, al quale probabil­mente ambiva. E per quanto ri­guarda Elena Cattaneo, che si è opposta strenuamente al divie­to di utilizzo delle cellule stami­nali embrionali (e per la quale la rivista Left sembra avere una predilezione), ieri la fotografia che girava di più su Twitter la im­mortalava a una assemblea del Partito democratico.
Davvero, come ha commen­ta­to lo stesso presidente Napolitano, «da loro verrà un contribu­to alla vi­ta delle nostre istituzio­ni democratiche, in assoluta in­dipendenza da ogni condizio­namento politico di parte?». In realtà, ieri, i lanci delle agenzie tracciavano un solco netto fra una «parte» e l’altra. Gli espo­nenti di destra si lamentavano, quelli di sinistra esultavano. E gli unici conservatori entusiasti delle scelte, erano quelli musi­cali.
È vero. Non è colpa di Napoli­tano se a destra non abbonda­no musicisti, scienziati e artisti. Ma se avesse nominato (anche) Riccardo Muti, Antonino Zichi­chi e Giorgio Albertazzi - per fa­re degli esempi - l’intera operazione sarebbe apparsa, come di­re?, veramente bipartisan. Me­no left oriented. Insomma, me­no radical, dei cui salotti chic, peraltro, si dice che a Milano Claudio Abbado sia il re, oltre che il Maestro. E quanto a Muti, che a parità di prestigio sconta però rispetto all’ottantenne colle­ga una minore anzia­nità... arriverà an­che il suo turno.
Certo, il problema - ha fatto notare qual­cuno - non sono i se­natori a vita, ma quelli eletti. E in mol­ti ieri si sono chiesti se non fosse meglio abolire questa stra­na carica invece che le province.
Detto questo, è in­negabile che quelle del direttore d’orchestra Claudio Ab­bado, dell’architet­to Renzo Piano, del fisico nucleare Car­lo Rubbia e della neurobiologa Elena Cattaneo rappresentino «scel­te di altissimo profilo», che «in­terpretano il sentire comune», che «incarnano lo spirito della Costituzione»... Ma è difficile non leggerle in politichese. Il presidente Napolitano, subito dopo l’annuncio, ha detto di sentirsi alleggerito. Ma Enrico Letta ha tirato un sospiro di sol­lievo. Del resto, che i quattro nuovi senatori siano (media­mente) antipatizzanti di Berlusconi, lo dimostrano non le la­mentele degli esponenti del Pdl, ma la «soddisfazione» ma­nifestata dal sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Bui­toni, la quale a maggio lanciò una sottoscrizione per sostene­re la nomina di Abbado, cui ade­rirono Inge Feltrinelli, Lella Costa, Natalia Aspesi... pratica­mente il board intellettuale di Repubblica. Identità culturale, sì. Ma anche di vedute politi­che. Tutti autorevoli, tutti indi­pendenti, tutti indiscutibili. E tutti della stessa parte.
Non è vero, come ha com­mentato ieri a caldo Dagospia, che se Napolitano ha deciso di portare in Senato, a vita, «un Rubbia stracotto, un Piano ar­chistar milionario, un Abbado obbligatorio e una Elena Catta­neo incomprensibile» è perché vuole prendere le distanze dai vecchi politici. È solo che si fida di più degli intellettuali. Più au­torevoli. E più organici.