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 2013  agosto 30 Venerdì calendario

L’AMERICA TORNA A TRAINARE IL MONDO

Gli Stati Uniti tornano a essere la locomotiva del mondo. L’economia americana è cresciuta più delle attese ma i mercati non festeggiano più di tanto. Temono, infatti, che la Fed, di fronte a tanto dinamismo possa interrompere il programma di stimoli monetari.
I dati sono molto positivi. Nel secondo trimestre il prodotto interno lordo è cresciuto del 2,5%, contro l’1,7% della stima preliminare di un mese fa. La prima revisione, diffusa dal dipartimento al Commercio (quella finale arriverà a fine settembre), è di gran lunga superiore alle previsioni degli analisti che si attendevano un +2,2%. Gli effetti, come prevedibile, sono stati positivi, seppur non entusiasmanti anche per le Borse europee: Milano ha guadagnato lo 0,97%, Parigi lo 0,65%, Francoforte +0,45% e Londra più 0,82%. Sorride Wall Street: nelle prime battute il mercato principale guadagna mezzo punto. Il Nasdaq poco più di un punto.
Gli economisti che si occupano di produzione e commercio gongolano. Gli Usa hanno accelerato il passo in scia al miglioramento delle esportazioni e degli investimenti. La spesa pubblica è diminuita dello 0,9% per effetto dei tagli automatici della spesa scattati a marzo nell’ambito dell’esercizio provvisorio. Sono ancora in vigore e quindi sono prevedibili nuove riduzioni. Rispetto al primo trimestre si sono indebolite leggermente le spese per consumi, che rappresentano circa il 70% del Pil, pur rimanendo a livelli positivi.
I profitti aziendali sono aumentati del 2,6% rispetto al primo trimestre alimentando l’ottimismo sulla possibilità delle aziende di generare nuova occupazione e aumentare gli investimenti già saliti del 9,9%. Calano già, in linea con le attese, le nuove domande settimanali di disoccupazione negli Stati Uniti. Le richieste sono diminuite di 6mila unità a quota 331mila.
Anche le esportazioni sono cresciute più del previsto. L’aumento dell’8,6% su base annuale allenta le preoccupazioni sull’impatto sugli Stati Uniti di un rallentamento della crescita internazionale. Il miglioramento è un segno della stabilizzazione dell’economia globale, con l’Europa che sta emergendo dalla più lunga recessione dalla Seconda guerra mondiale e la Cina che rallenta il ritmo di decrescita.
La congiuntura sembra dunque orientata a un deciso miglioramento nella seconda metà dell’anno. Una notizia non necessariamente positiva per i mercati. Il ritrovato dinamismo «dovrebbe fornire una spinta in più alla Fed per rivedere la politica monetaria» affermano a Wall Street.
Si attende quindi un rallentamento del programma di acquisto bond a partire da settembre. Tanto più che il Pil del terzo trimestre si dovrebbe attestare intorno al 2,5%, con un potenziale di accelerazione nel quarto ma solo se la battaglia sul tetto del debito non porterà a una prolungata paralisi governativa negli Stati Uniti.
Il Pil è tra gli indicatori tenuti sotto maggiore osservazione dalla Federal Reserve e sarà un elemento chiave per decidere, alla riunione del prossimo 17 e 18 settembre, se ridurre o meno il piano di acquisto di titoli da 85 miliardi di dollari al mese nell’ambito delle procedure di sostegno al mercato. Secondo gli esperti un ridimensionamento degli stimoli, è possibile nel breve termine. Possibilità che il dato odierno sembra sostenere. Per questo i mercati rilasciano un sorriso molto forzato. Vedono all’orizzonte i tassi d’interesse che crescono. La bella stagione è finita.