Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 24/06/2013, 24 giugno 2013
DALL’EUR AL PIPER, LA ROMA «SPAGNOLA»
Chi si trova a passare di notte nei pressi di San Pietro in Montorio avrà notato, da qualche giorno, una grande croce capovolta che illumina la torre dell’Accademia di Spagna. Si tratta dell’opera di Julio Falagán, protagonista, insieme ad altri sedici artisti e ricercatori spagnoli, a uno scrittore argentino e a un incisore italiano, della mostra «Estacion XV-Stazione XV», che ha invaso tutti gli spazi del complesso monumentale sul Gianicolo. L’installazione di Falagán, che insieme alle altre opere si potrà visitare fino al 28 luglio, ricorda l’episodio del martirio di san Pietro, che secondo la tradizione sarebbe stato crocefisso a testa in giù proprio in questo luogo. Anche gli altri artisti reinterpretano aspetti particolari della città. E hanno riservato ai visitatori una sorpresa: la «Guía Psicogeográfica de Roma: dieciséis mapas para perderse», una guida molto personale, con sedici itinerari che sono altrettanti viaggi sentimentali. Come quello tracciato da Tamara Arroyo, che ripercorre i luoghi dove nel 1966 sbocciò l’amore tra i suoi genitori, trasferiti qui da Madrid per ragioni di lavoro. Camminando sui loro passi, Tamara ricostruisce non solo la loro storia ma un proprio itinerario di scoperte che mai avrebbe fatto seguendo le normali guide turistiche. Passa dalle strade intorno a via Veneto a quelle vicino alla stazione Termini alla ricerca di una fantomatica pensione Gorizia, la cui insegna appare alle spalle di sua madre in una vecchia foto. Approda al Piper Club, dove il padre gli ha raccontato che entrarono alla fine di una lunga giornata di lavoro per assistere a un concerto del Rolling Stones. «Durante queste passeggiate, una delle sorprese più eclatanti è che la città ha conservato gran parte del suo splendore degli anni Sessanta e Settanta, riflesso negli edifici, nelle stradine, nei locali commerciali e nelle insegne luminose».Ad attrarre Begoña Zubero sono invece gli scorci dell’Eur e dello Stadio dei Marmi intravisti nei film girati tra gli anni Cinquanta e Sessanta, da «La domenica della buona gente» di Anton Giulio Majano a «L’arte di arrangiarsi» di Luigi Zampa, da «Il sorpasso» di Dino Risi a «I motorizzati» di Camillo Mastrocinque. Agustín Cócola Gant cerca di ricostruire, attraverso vecchie fotografie, la Roma che non si vedrà più, cancellata dagli sventramenti operati da Mussolini per costruire le grandi arterie della propaganda fascista. José Noguero è affascinato dal carattere vigoroso di certe sculture: la brutalità del Caracalla dei Musei Capitolini, la freddezza calcolatrice dell’Innocenzo X del Bernini alla Galleria Doria Pamphili, l’austera bellezza della Santa Cecilia nella Chiesa omonima. Miguel Cuba Taboada racconta in una graphic novel i suoi vagabondaggi per la città, la sensazione di soccombere nel vortice di antichi portali in travertino e motorini assordanti, facciate barocche e antenne che deturpano i tetti, epigrafi romane e gli urli del bottegaio contro la signora che ha posteggiato la macchina davanti all’entrata del suo negozio. «Non opponete resistenza - consiglia l’artista - lasciatevi risucchiare nel gorgo. Vivrete i momenti irripetibili di Roma».
Lauretta Colonnelli