Maurizio Porro, Corriere della Sera 02/09/2013, 2 settembre 2013
L’INTRIGANTE DOTTORE DI STANLEY KUBRICK
Chi è insonne può godersi un grandissimo film di Von Trier Melancholia alle 6.05 (Sky Cinema Hits) anche se non è un viatico per iniziare con allegria la giornata; chi s’alza presto invece può controllare su Rai3 alle 10.15 l’attualità drammatica e l’originalità di un grande Antonioni del ’55, quello delle Amiche anticipatore delle tematiche, diciamo femministe (con due presenze eccezionali, Valentina Cortese ed Eleonora Rossi Drago). Tutti gli altri attendano, magari dopo aver riassaporato alle 15.45 su Sky Cinema Classics il genio associato di Germi e Sandrelli (Sedotta e abbandonata) per vedere, stessa rete, il capolavoro di Stanley Kubrick Il dottor Stranamore, 1964.
Che è, tra i titoli tutti gettonati dello straordinario autore (americano), quello meno citato. Per certi versi sembra scritto oggi: convinto che stiamo per essere sopraffatti dal complotto comunista, un generale, amante della libertà, ordina di bombardare l’Unione Sovieti- ca, innescando così una serie di reazioni grottesche a catena in cui la posta è l’umanità. Postilla all’antimilitarismo di Kubrick espresso in Orizzonti di gloria (e poi in Full Metal Jacket), il film ha molte allusioni sessuali esplicite, la parola amore nel titolo e le ricorrenti allusioni al fluido vitale americano in pericolo. Una storia allarmistica, un incubo kennedyano che si situa perfettamente nel genere della fantapolitica dei «7 giorni a maggio» di Frankenheimer in voga allora, ma facendo la voce più grossa, sia nella politica più generale contro la bomba, contro il pericolo nucleare dell’Ultima spiaggia e sulla follia della divisa (vedi Comma 22), sia sul tema della responsabilità della scienza: erano gli anni della Vita di Galileo di Brecht & Strehler. Il dottor Stranamore ha un’elettricità ideologica bruciante contro i giochi dei potenti e una cifra tragicomica che è il tesoro nascosto; e sarà l’unica volta che con Kubrick si ride, ma solo per non piangere, sulla follia distruttiva atomica a colpi fallici di missili e sberleffi sull’ars amatoria sempre in coppia con quella bellica. Nelle scenografie di Ken Adam, abituato ai cattivi di Bond, recitano genialmente i «falchi» Sterling Hyden e George C.
Scott, ma l’anima di tutta l’operazione è il rimpianto Peter Sellers in tre ruoli indimenticati: il capitano Mandrake, il presidente americano Muffey e il suo consigliere Stranamore, il cui braccio meccanico svela l’automatico inconscio nazista, proprio come faceva Buazzelli nel Soldato Svejk sempre visto da Strehler.
Maurizio Porro