Rodolfo Coccioni, la Lettura (Corriere della Sera) 01/09/2013, 1 settembre 2013
GLI SQUALI DI VERONA. LE MEMORIE PRIMITIVE DEL SOTTOSUOLO
Dalle rocce e dai sedimenti di ogni continente, dal più arido dei deserti alle terre ghiacciate dell’Antartide, passando per le vaste regioni tropicali, emergono le testimonianze del continuo evolversi della vita animale e vegetale sulla Terra: i fossili. Ne esistono di microscopici e di giganteschi, ma tutti ci coinvolgono attraverso un profondo legame emotivo con «oggetti» che sono unici e irripetibili perché, come noto, solo un piccolo numero degli organismi morti riesce a fossilizzare.
Alcuni concetti fondamentali sono ormai entrati a far parte del nostro bagaglio culturale. Tutti sanno, per esempio, che la Terra ha un’età di 4,5 miliardi di anni e che essa iniziò a popolarsi di una grande varietà di animali a partire dal periodo Cambriano, circa 540 milioni di anni fa. E che le masse continentali, le cui sagome ci sono ora molto familiari, non hanno avuto sempre la stessa forma e posizione, ma sono migrate sulla superficie del globo, unendosi e separandosi, nel corso di milioni di anni. Infine, certamente molti sanno che l’estinzione dei dinosauri è stata uno straordinario evento verificatosi 66 milioni di anni fa a causa, verosimilmente, della caduta sul nostro pianeta di un enorme asteroide. Però, forse, pochi conoscono attraverso quali procedimenti, quale grado di specializzazione e quali conoscenze gli scienziati della Terra e della Natura siano giunti a ricostruire, con una nitidezza a volte sorprendente, il complesso puzzle della storia geologica e biologica della Terra.
I paleontologi sono i principali responsabili di questa ricostruzione. I resti fossili di animali e vegetali sono infatti gli strumenti indispensabili per documentare la «deriva dei continenti», ricostruire gli antichi scenari naturali con i loro abitanti, le loro abitudini, le loro lotte per la sopravvivenza e le loro trasformazioni e individuare le crisi biologiche e le variazioni climatiche che hanno caratterizzato la storia del pianeta. E ogni nuovo fossile scoperto consente di comprendere meglio la storia della vita sulla Terra, mostrando talora perfino piccoli scorci di vita quotidiana rimasti per sempre intrappolati negli strati geologici. Storia che si ricompone studiando le caratteristiche paleontologiche, geologiche e chimico-fisiche di località indicate con il termine tedesco di Fossil-Lagerstätten (lager: «deposito» e stätten: «località»). Una Fossil-Lagerstätte è un deposito sedimentario che, per la straordinaria abbondanza di fossili o per l’eccezionale stato di conservazione, fornisce un complesso di informazioni circa i meccanismi della fossilizzazione, l’ambiente di sedimentazione e di vita degli organismi rinvenuti. Sono sedimenti marini o lacustri depositatisi in condizioni particolari, che hanno ridotto o impedito il deterioramento degli organismi.
Tra le Lagerstätten più significative ci sono quelle di Ediacara (Australia), che conserva resti fossili di enigmatici organismi pluricellulari a corpo molle, privi cioè della componente scheletrica, vissuti nel periodo Ediacariano e risalenti ad almeno 575 milioni di anni fa; quelle di Chengjiang (Cina) e Burgess (Canada) presentano ricche, varie e bizzarre faune di invertebrati che, tra 540 e 505 milioni di anni fa, si svilupparono nell’ambito di quella eccezionale (e relativamente rapida) diversificazione delle forme di vita nei mari nota come l’«esplosione del Cambriano». Queste, forse, rappresentano le nostre radici evolutive. Importanti sono poi le Lagerstätten di Walcott-Rust (Stati Uniti) con trilobiti del periodo Ordoviciano, perfettamente conservati e vecchi di 450 milioni di anni; la zona di Hunsrück (Germania) è ricca di organismi a corpo molle del periodo Devoniano e di età comprese tra 408 e 400 milioni di anni. Nelle terre di Monte San Giorgio (tra Lombardia e Svizzera) si conservano pesci e rettili acquatici del periodo Triassico e di età comprese tra 245 e 230 milioni di anni.
Una grande varietà di resti fossili vegetali del Triassico (tra cui grandi tronchi silicizzati di conifere vecchi di 225 milioni di anni) è giunta fino a noi nella «Foresta Pietrificata» dell’Arizona (Stati Uniti). In Patagonia, nel Deserto del Gobi (Mongolia), nella Morrison Formation (in Wyoming e Colorado) o nelle zone denominate «Santana» (Brasile) e «Ellisdale» (New Jersey), troviamo varie specie di dinosauri e pterosauri dei periodi Giurassico e Cretaceo, che hanno età comprese tra 167 e 70 milioni di anni. Ancora la Cina, con il territorio di Liaoning, dove, 160 milioni di anni fa, alcuni piccoli dinosauri carnivori (i «dinosauri con le penne») hanno probabilmente preso il volo e sono stati rinvenuti i più antichi antenati degli uccelli. A Solnhofen, in Germania, c’è il fossile più celebre, l’«Archaeopteryx lithographica», risalente al Giurassico e databile a 150 milioni di anni fa. È stato considerato per molto tempo l’uccello più primitivo.
Una consistente quantità (e diversità) di pesci, cefalopodi e crostacei del Cretaceo e di età comprese tra 96 e 85 milioni di anni sono affiorati in Libano. Bolca, nei pressi di Verona, è una Lagerstätte nota in tutto il mondo per i pesci di singolare bellezza, forma e varietà, ma anche per rettili, crostacei, insetti, meduse, molluschi e piante tra i 40 e 50 milioni di anni. Messel, in Germania, ci sorprende con un ricco campionario di impronte di pelliccia, pelle e penne di animali soggetti a muta periodica, di faune e flore dell’Eocene vecchie di 48 milioni di anni. Infine, a Rancho La Brea, nel centro di Los Angeles, «riposano» innumerevoli resti fossili di animali e vegetali, i più antichi dei quali risalgono a 38 mila anni fa, rimasti intrappolati, durante l’ultima era glaciale, in pozze di bitume: tra questi va ricordata la tigre dai denti a sciabola (Smilodon fatalis). Ossia il Diego del film d’animazione L’era glaciale.
Rodolfo Coccioni
Insegna Paleontologia all’università di Urbino. È presidente della Società Paleontologica Italiana