Fabrizio Massaro, Corriere della Sera 01/09/2013, 1 settembre 2013
MPS, SIENA SI AFFIDA ALLA MANSI. LA CARICA DELLE DONNE-BANCHIERE
La spinta decisiva per uscire dallo stallo l’ha data giovedì Fabrizio Saccomanni. Dopo tre settimane di discussioni a vuoto sulla nomina nel nuovo presidente della Fondazione Mps il ministro dell’Economia ha chiamato il sindaco, Bruno Valentini, chiedendo una soluzione in tempi rapidi e esprimendo l’auspicio che la scelta per la guida dell’ente, che ha ancora il 33,4% della terza banca italiana, ricadesse su un profilo esperto di banca. Altrimenti, è stato il messaggio non troppo velato, si sarebbe potuto arrivare persino al commissariamento della Fondazione: troppo delicata la partita attorno a Mps, con una trattativa in salita con l’Europa per l’ok agli aiuti di Stato, per lasciare spazio alle beghe politiche cittadine. Così Siena si è dirottata su Antonella Mansi, 39 anni, imprenditrice e manager toscana. Consigliere d’amministrazione e direttore commerciale dell’azienda di famiglia, la Nuova Solmine, che produce acido solforico, Mansi è già da anni attiva nella regione prima come presidente degli industriali e ora da vicepresidente di Viale dell’Astronomia, e ha esperienze nel credito come presidente della Banca Federico del Vecchio. A sciogliere gli ultimi dubbi di Saccomanni sul profilo di Mansi sarebbe stato proprio il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, garantendo per la sua serietà e capacità. Contemporaneamente Valentini avrebbe avuto rassicurazioni dalla Cgil sull’attenzione verso il sindacato da parte della giovane imprenditrice: un fronte, quello sindacale, che Valentini, funzionario di Mps, tiene molto in considerazione. Quindi attorno a lei è stata predisposta una squadra per la deputazione amministratrice con un vice di peso come Giorgio Olivato, 63 anni, già direttore generale di Banca Toscana (gruppo Mps). La partita ora sembra conclusa, tanto che il sindaco - accantonata la originaria candidatura del giurista Francesco Maria Pizzetti - può dirsi «soddisfatto per aver dimostrato che i senesi sono capaci di andare oltre le contraddizioni della storia recente, restituendo alla città una fondazione in grado di risanare se stessa riconoscendo un’autonomia alla deputazione che prima non c’era più».
Salvo improbabili colpi di scena dunque domani Antonella Mansi diventerà la prima donna alla guida di una fondazione bancaria, nonché uno dei più giovani presidenti di fondazione in assoluto. Non è stato certo lo stipendio da fondazione «povera», 75 mila euro lordi l’anno, a spingerla ad accettare: la molla è stata piuttosto la sfida del risanamento di una realtà che considera essenziale per lo sviluppo del territorio toscano. Il compito è duro.
Innanzitutto dovrà stabilizzare il debito, ora a 350 milioni, vendendo il minor numero possibile di azioni Mps, magari presso mani amiche; avviare un fund raising presso investitori privati, regione, Ue e altre fondazioni per ovviare all’assenza di cedole da parte della banca e, nel medio termine, diversificare gli investimenti. Dovrà anche discutere della squadra: il direttore generale Claudio Pieri ha già messo a disposizione il suo mandato. Scontate le dimissioni dalla presidenza di banca Del Vecchio, Mansi dovrebbe tenere invece la vicepresidenza di Confindustria e così anche l’incarico nell’azienda familiare, nella quale lavora da sempre, dopo aver abbandonato gli studi di giurisprudenza, e per la quale si occupa di acquisto di materie prime e di rapporti con i clienti esteri. Cavaliere al merito della Repubblica dal 2009, ha passato il weekend a rispondere agli sms di in bocca al lupo, tra i quali quello di Squinzi e del presidente di Mps, Alessandro Profumo. Come Profumo, ha già preso la residenza nel Senese, a Chiusi. E come lui, pensa che la senesità della banca non si difende con logiche di territorio ma facendo bene il credito. A Siena sono già avvisati.
Fabrizio Massaro