varie, 2 settembre 2013
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI DEL 2 SETTEMBRE 2013
Con il suo no a Obama sull’intervento in Siria, Emma Bonino ha mostrato una determinazione che è sembrata mancare nei suoi primi mesi da ministro degli Esteri. «L’amministrazione americana è rimasta sorpresa dall’enfasi con la quale la Bonino si è espressa contro ogni azione militare e i suoi ripetuti riferimenti alla necessità di mettere tutto nelle mani di quelle Nazioni Unite. In diplomazia, dicono al Dipartimento di Stato, contano le posizioni che si prendono ma anche le parole che si usano e i toni». [1]
Massimo Gaggi: «Deluso per il passo indietro della Gran Bretagna, l’alleato più fidato, Obama va avanti col suo piano di un attacco in Siria per punire l’uso di gas da parte del regime di Assad nonostante tutti i partner, salvo la Francia, si siano tirati indietro. E un fastidio particolare hanno suscitato i toni accesi della Bonino». [1]
Dopo aver ricevuto dagli americani un’anteprima dei rapporti dell’intelligence che dimostrerebbero l’uso dei gas da parte del regime di Assad, quando la Bonino venerdì ha detto che in caso di un intervento militare «si rischia una deflagrazione mondiale. Senza mandato Onu, Damasco reagirà e potrebbero muoversi anche Hezbollah, Russia e Iran». Vincenzo Nigro: «In sostanza il ministro avverte che non si può entrare come elefanti nel devastante conflitto in atto nel mondo musulmano dove “allo scontro tradizionale sciiti-sunniti se ne aggiunge uno micidiale all’interno della famiglia sunnita”». [2]
Bonino sapeva da mesi delle divergenze tra il segretario di Stato Kerry e Obama, quanto fosse interventista il primo e quanto riluttante l’altro. «Obama oggi “prigioniero delle red line da lui stesso stabilite sulla Siria, ma pronunciate a fini di politica interna”, dice un’alta fonte diplomatica. E non a caso, Bonino l’ha scandito, “i più contrari all’intervento in Siria sono al Pentagono”». [3]
Molte le critiche ricevute dal ministro degli Esteri nei suoi primi cento giorni alla Farnesina, per lo stallo nella vicenda dei marò, per la gestione dei casi dell’agente Cia Robert Lady e soprattutto del dissidente kazako Ablyazov.
«Non è uscita per niente bene dalla rocambolesca faccenda del rimpatrio violento di Alma Shalabayeva e bimba, nonostante fossero in gioco i “diritti umani” che sono il forte di Bonino. Ammettiamo che il 31 maggio (giorno clou del fattaccio), come ha detto il premier Letta, il governo fosse all’oscuro di tutto. È un fatto, però, che ventiquattro ore dopo i ministri erano informati. Noi invece abbiamo dovuto aspettare metà luglio. Ci sarebbe già da chiedersi le ragioni di tanto ritardo ma ciò che colpisce è che, dopo il lungo silenzio, è partita un’ammuina in cui Bonino si è distinta più di chiunque». [4]
Anche sulla crisi egiziana è stata accusata di troppe titubanze. «Forte di un lungo soggiorno di studio in Egitto all’inizio del Duemila e col tono dell’esperta, inneggiò due anni fa alla “primavera” egizia, garantendo che la cacciata di Mubarak era l’inizio dell’Eden. In seguito, invece di ravvedersi per la piega islamista dei Fratelli musulmani, ha pontificato sugli errori dei militari cairoti e, alla vigilia del recente summit Ue a Bruxelles, ha detto che eventuali sanzioni economiche sarebbero blande e inutili. “Proporrò invece il blocco delle armi all’esercito”, proclamò in tv la sera. Nella riunione dell’indomani, ammesso che abbia parlato, nessuno le dette retta e l’Ue decise per le sanzioni economiche. Finito il vertice, Bonino, immemore di sé, si dichiarò perfettamente soddisfatta». [4]
In Egitto la Bonino si è trasferita nel 2001, quando era parlamentare europea. Al Cairo è rimasta quattro anni, per studiare l’arabo che oggi ammette di conoscere a sufficienza per «seguire le trasmissioni di Al Jazeera e leggere i principali quotidiani del Medio Oriente». [5]
«Secondo i politici e i giornalisti italiani, per studiare si va al Mit di Boston, mica in mezzo ai musulmani. Quando qualcuno mi viene a trovare al Cairo e poi racconta di me, suscita sempre la stessa reazione: va bene lo studio, va bene la lotta alle mutilazioni genitali, va bene tutto, ma questo fidanzato egiziano della Bonino tu l’hai visto? Com’è?”». [7]
Classe 1948, nata a Bra in provincia di Cuneo, figlia di un contadino, si laurea in Lingue alla Bocconi di Milano nel 1972, con una tesi su Malcom X. Nel 1974 rimane incinta e decide di abortire illegalmente: «Non usavo contraccettivi perché mi avevano detto che ero sterile, invece... Dato che io e il mio compagno non volevamo il bambino, cominciammo a cercare un dottore che fosse disposto a operare. Era illegale. Furono umilianti quelle visite notturne, la segretezza...». Così nel 1975 partecipa alla fondazione della Cisa (Centro Informazione Sterilizzazione Aborto) di Adele Faccio, dove aiuta altre donne a interrompere gravidanze indesiderate. Per rendere il tema un caso politico si autodenuncia per procurato aborto e viene arrestata (tre settimane di detenzione).
Conosce allora Marco Pannella e inizia la sua avventura nei Radicali: viene eletta alla Camera la prima volta nel 1976 a soli 28 anni («E proprio sulla legge 194 feci uno dei miei primi ostruzionismi parlamentari»). [8]
È legata a Marco Pannella da un rapporto lungo, intenso e tormentato: «Ma non sono mai stata attratta fisicamente da lui. Fuori dalla politica, non condivido il suo stile disordinato di vita. Con lui ho un rapporto difficilissimo, ma è un’assicurazione contro la mediocrità». «Li chiamano “La ragazza e il vampiro”. Forse l’immagine sembrerà un po’ irriguardosa, ma calzante senza dubbio lo è. E, per verificarlo, basta dare un’occhiata alle fotografie che li ritraggono insieme, su qualche palco. Lei, piccolina, pallida e minuta com’è, ha sempre un’aria fresca e, nonostante qualche ruga sulla fronte, mostra un sorriso frizzante. Lui, oltre che canuto, straripante e con un ghigno da Nosferatu, le incombe addosso e, a volte, quando le bisbiglia qualcosa all’orecchio, pare quasi tentato di addentarle il collo» (Guido Quaranta). [9]
«Emma e io abbiamo sempre giocato con le nostre vite per il possibile contro il probabile» (Marco Pannella). [8]
I Palazzi che contano li conosce bene, tutti o quasi. Marco Sarti: «Dalla Farnesina alla vicepresidenza del Senato (poltrona che ha occupato fino a sei mesi fa). E ancora, ministro per il commercio internazionale e le politiche Ue nell’ultimo governo Prodi. Deputata, senatrice, parlamentare europea. Nel 1994 – nominata dal primo governo Berlusconi – Emma Bonino diventa Commissario europeo per gli aiuti umanitari, la politica dei consumatori e la pesca. Nella lunga lista di incarichi le manca il Quirinale, anche se da tempo viene sistematicamente candidata anche alla presidenza della Repubblica». [10]
«Sono contenta di aver fatto molte battaglie che avevano valore in sé, anche se le ho perse tutte». [8]
Colpisce la fermezza della Bonino nell’opporsi all’attacco in Siria «perché smonta un cliché che le era stato appiccicato addosso, a sinistra, della radicale acriticamente filoamericana e interventista a oltranza, che avrebbe dunque guidato la nostra diplomazia con la bussola orientata verso Washington e verso Bruxelles, non la capitale della Ue, ma la sede della Nato». [11]
«Ora, con l’intervento in Siria che si assottiglia, la guerra americana che si derubrica a strike e le Grandi Potenze che sembrano – come disse Bonino – pulci di fronte alle emergenti potenze arabe, ad averla vista giusta sembra essere una “potenza intermedia”, secondo l’eufemismo che si usa per l’Italia, un peso leggerino, nel contesto internazionale. Per quanto accolta dalla consueta misoginia democratica dei media e degli opinion leader italiani, il ciclone Emma sta soffiando sulla polvere del potere diplomatico, e non solo di quello italiana» (Antonella Rampino). [3]
Note: [1] Massimo Gaggi, Corriere della Sera 31/8; [2] Vincenzo Nigro, la Repubblica 31/8; [3] Antonella Rampino, La Stampa 31/8; [4] Giancarlo Perna, il Giornale 26/8; [5] Fabio Martini, La Stampa 3/4; [7] Stefania Rossini, l’Espresso 8/4/2006; [8] Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini, Catalogo dei viventi 2009; [9] Guido Quaranta, l’Espresso 12/8/1999; [10] Marco Sarti, Linkiesta 24/7; [11] Guido Moltedo, Europa 28/8