Maria Teresa Natale, Corriere della Sera 31/08/2013, 31 agosto 2013
PARRUCCHE, DINOSAURI E GAFFE. LE ELEZIONI PIU’ PAZZE DEL MONDO
Infilarsi una parrucca bionda alla David Bowie e una maglietta gialla col canguro, legare intorno alla fronte una cravatta con le bandierine, impugnare il microfono e mettersi a cantare sullo sfondo di un cielo stellato. Essere Julian Assange. L’hacker più famoso, ricercato e rintracciabile del mondo, chiuso da oltre un anno nell’ambasciata ecuadoriana di Londra per sfuggire a un mandato di cattura internazionale, cerca svago e si lancia in politica. La performance da crooner anni Ottanta è diventata un video elettorale: tra una settimana l’Australia va al voto, Assange corre per un seggio in Senato e, in confronto agli altri candidati, ha scelto uno stile discreto.
Elezioni federali già da record, con 1.717 nomi in lista e schede lunghe un metro, gaffe, polemiche e colpi bassi. Dopo le atmosfere tragiche della lotta fratricida nel partito laburista, conclusa con la caduta della premier Julia Gillard e il gran ritorno dello stratega Kevin Rudd, la campagna elettorale ha sciolto le tensioni di un panorama politico estremamente polarizzato virando su toni da commedia. A cominciare dal primo ministro uscente Rudd, l’ex diplomatico che parla mandarino. Dopo aver tradito e silurato Julia la Rossa (dalla quale era stato a sua volta tradito e silurato), l’ha cavallerescamente invitata ad affiancarlo nel rush finale, ora che i sondaggi lo danno per spacciato. Julia ha declinato «per non distogliere l’attenzione dal potente messaggio di Kevin», dolce vendetta. Ostile anche lo squalo Rupert Murdoch. Il ramo australiano della sua News Corp è il principale editore di giornali del Paese: Rudd è stato ritratto nei panni del ladro e dell’ufficiale nazista, in un’offensiva mediatica che ha richiamato l’attenzione dell’autorità regolatrice e aperto un dibattito sul ruolo dei mezzi d’informazione. Kevin punta sul sociale e sul cinese. Aveva organizzato una photo opportunity in un centro per l’infanzia di Sydney con una giovane famiglia immigrata per promuovere il congedo parentale: tutta una montatura, famiglia «arruolata» dal partito.
C’è chi punta sui dinosauri. È il caso del tycoon del ferro, del nickel e del carbone Clive Palmer. Miliardario fondatore del colosso estrattivo Mineralogy, si è costruito un Jurassic Park personale che aprirà al pubblico nel 2014: 160 dinosauri robot a grandezza naturale sulla Sunshine Coast, il primo è un T-Rex di nome Jeff. È candidato con il Palmer United Party e spera di vedere da parlamentare il battesimo del mare del suo Titanic II: la replica dello storico transatlantico dovrebbe salpare da Southampton per New York nel 2016.
Anche l’Australia ha la sua Sarah Palin: la meteora del nazionalismo anti-immigrazione Stephanie Banister, 27 anni e 48 ore di campagna elettorale prima delle dimissioni. In un’intervista diventata virale aveva assicurato di non essere «contraria all’Islam come Paese» e di avere ancora molta strada da fare: «Sto imparando i nomi dei politici poco per volta». Il partito le ha confermato pieno sostegno.
Quello dell’immigrazione illegale è uno dei grandi temi che dovrà affrontare il nuovo governo, chiamato a garantire una stagione di stabilità politica ed economica dopo tre anni di incertezze sulla tenuta dell’esecutivo di minoranza. Il leader dell’opposizione conservatrice pronto a diventare premier è quel Tony Abbott accusato pubblicamente di misoginia da Julia Gillard. La sua campagna sarà ricordata per «il lapsus della supposta»: «Nessuno, per quanto intelligente e istruito, può dirsi depositario di tutta la saggezza» voleva dire in un solenne attacco a Kevin Rudd, ma ha confuso «depositario» con «supposta». Ora si concentra sugli elettori: con il mio governo, rassicura, «non ci saranno sorprese».
Maria Serena Natale