Francesco Rigatelli, Corriere della Sera 31/08/2013, 31 agosto 2013
QUEI DUE RIFIUTI A COSSIGA
Il Senato a vita è un’onoreficenza interconnessa con la più alta carica dello Stato. Per l’articolo 59 della Costituzione vi accede «salvo rinunzia, chi è stato presidente della Repubblica». A volte — è successo a Leone, Napolitano e poteva accadere a Monti — i senatori a vita vengono nominati da un capo dello Stato come suggerimento per la successione. De Nicola fece il percorso inverso: dal Quirinale, al seggio a vita, alla presidenza del Senato, poi della Camera e della Corte costituzionale.
A completare il collegamento — ed è il caso di ieri — tra il Quirinale e i saggi della Repubblica, il presidente può scegliere «cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». È incerto se siano cinque in totale o per ogni settennato. Ora sono Ciampi, Monti, Napolitano che però sta al Quirinale e i quattro nominati ieri.
Altro bivio è la provenienza. Napolitano ha voluto illuminare l’Italia delle eccellenze. Cossiga al tempo elevò in Senato Spadolini, Andreotti, De Martino e Taviani. Pertini guardò alla cultura con Bo, Bobbio, De Filippo e anche tra i politici ne scelse due eccezionali: Leo Valiani e, la prima donna, Camilla Ravera. Ciampi oltre a Napolitano e Colombo, nominò Pininfarina, Levi-Montalcini e Luzi.
Infine per i romantici va aggiunto che, come i grandi amori, i senatori a vita più affascinanti sono quelli non realizzati. Bisogna raccontare infatti che Cossiga oltre a farsi respingere per due volte dal Senato le sue dimissioni da senatore a vita, da capo dello Stato tentò diverse nomine anticonformiste. Ottenne il sì di Gianni Agnelli, ma pure due no: i soli della storia con l’unico precedente di Arturo Toscanini sotto Einaudi. Nilde Iotti, allora presidente della Camera, si negò: «Qui sono stata chiamata dalla fiducia dei colleghi e qui resto per rispettarne la volontà». E anche Indro Montanelli, che rifiutò il giorno stesso della nomina per prevenirla. Voleva rimanere — e fece intitolare così la sua biografia — Soltanto un giornalista .
Francesco Rigatelli