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 2013  agosto 30 Venerdì calendario

MISTER GOOGLE DIVORZIA. L’AZIENDA SALVATA DA UN PATTO

L’elemento più interessante, in questo forse prossimo divorzio tra due persone di cui non conosciamo o ricordiamo la faccia ma che hanno cambiato e stanno cambiando le nostre vite, è una nota alla fine dell’articolo nel blog che dà la notizia. Su AllThingsD, in basso, in corsivo, tra parentesi, si legge: «AllThingsD has disabled comments for this posts». La possibilità di commentare è stata disattivata. Sarebbe impossibile in un articolo su Barack Obama, che è il presidente degli Stati Uniti; sarebbe ridicolo per le celebrità più o meno sceme, che esistono per quello. Sembra il piccolo ma evidente segno del vero nuovo potere. Quello di Sergey Brin, cofondatore (con Larry Page) di Google. Quel Google che nasce motore di ricerca e ora volendo può essere quasi tutto, presenza costante, strumento di lavoro, mappa stradale, e poi (poi tanto) Grande Fratello che sa tutti gli affari nostri. Brin, insieme a pochi altri giovani miliardari come Mark Zuckerberg, ha un vasto accesso ai dati personali dell’intero pianeta; e adesso è tra i pochi a poter tenere sotto controllo i suoi. Provoca un’istintiva e non intelligentissima sensazione di sollievo, poi, l’idea che divorzi, leggendo cosa fa di lavoro la moglie Anne Wojcicki. Lei è la cofondatrice di 23andMe (23 come i cromosomi), nuova società che vende online, a 99 dollari, kit per analizzare il Dna e aiuta i clienti a capire le proprie caratteristiche genetiche e i loro possibili problemi di salute. Insomma, questa coppia neoquarantenne (il compleanno di Brin, il 21 agosto, è appena passato), la sera, mentre uno si lavava i denti e l’altra armeggiava col tablet, avrebbe potuto per curiosità sapere tutto di chiunque, dalle ricerche online al codice genetico. Lo sapranno comunque, ma ora si parlano meno, riferisce AllThingsD.
Brin non vive più nel villone di Los Altos, nella Silicon Valley, da parecchi mesi. Un portavoce lo ha confermato; aggiunge, come si fa in questi casi, che i due «rimangono ottimi amici e partners». I due sono stati sposati sei anni, hanno due bambini, erano forse la «power couple» più importante della valle, anche con lauree adatte a una sinergia. Lui in informatica a Stanford, lei in biotecnologia a Yale. Brin ora è direttore dei progetti speciali della compagnia: la misteriosa e molto segreta unità di ricerca Google X, gli occhiali computerizzati Glass, le auto che si guidano da sole. E Brin oggi vale circa 22 miliardi e 800 milioni di dollari (dollaro più, dollaro meno), e ha 21 miliardi in azioni di Google. Ma, assicura il portavoce (della coppia, non di Google), il prossimo divorzio non cambierà nulla nella società di Mountain View. Prima di sposarsi, quando Brin era già molto Brin, la coppia ha firmato un accordo prematrimoniale che limitava le possibilità esattorie della preparata ma meno ricca sposa. Come è abituale per gli americani abbienti, come è routine in California: secondo la legge dello stato, se non si firma un pre-nup si va automaticamente in comunione dei beni.
Nessuno, in ogni caso, finirà in mezzo a una strada. Minime, al momento, sono le possibilità di una riconciliazione. Secondo AllThingsD, Brin è da tempo «romanticamente coinvolto con una persona che lavora a Google». Niente di originale, fin qui; Brin è un fondatore e un capo e un miliardario, con la barba non è neanche brutto, è facile che desti interesse nello staff. Originalissimi, per noi italiani, sono i dibattiti già in corso tra San Francisco e la Silicon Valley: sull’«impropriety» di uscire, e altro, con i propri dipendenti (saranno i nuovi Padroni dell’Universo ma hanno molte più rotture di scatole personal-pubbliche di un nostro sottosegretario; a pensarci, per dire).
Maria Laura Rodotà