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 2013  agosto 30 Venerdì calendario

L’ITALOAMERICANO CON UN FIGLIO MULATTO SFIDA BLOOMBERG


C’ è l’italoamericano Bill de Blasio in pole position nella corsa alla poltrona di sindaco di New York e ciò che lo distingue è avere due figli post-razziali, avuti dalla moglie afroamericana Chirlane McCray. De Blasio, classe 1961, è il «Public Advocate» della città di New York ovvero il garante dei cittadini nei confronti dell’amministrazione pubblica ed è il favorito nella corsa alla nomination del partito democratico che, sondaggi alla mano, comporta una seria ipoteca sulla sfida con il rivale repubblicano per la successione a Michael Bloomberg che si svolgerà il 5 novembre.

Finora de Blasio era rimasto in ombra nella corsa fra i candidati democratici, ma l’ultimo sondaggio Quinnipac gli assegna il 36% delle preferenze ovvero appena 4 punti sotto il quorum che comporta la vittoria senza necessità di andare al ballottaggio. La rivale Christine Quinn, presidente del consiglio comunale, leader della combattiva comunità gay metropolitana e finora superfavorita, è precipitata al 21% e poiché le primarie democratiche si svolgeranno il 10 settembre, si trova ora a dover inseguire un successo che dava per scontato. Il capovolgimento di fronte nei sondaggi in seno all’elettorato democratico è stato brusco: a inizio agosto Quinn guidava con un solido 25% e ben 11 punti di vantaggio su de Blasio. A cambiare lo scenario della sfida è stato uno spot tv di 34 secondi che ha per protagonista Dante, quindicenne figlio di de Blasio e McCray. È un ragazzo afroamericano «con la migliore capigliatura della politica nazionale», come scrive il magazine «New York» sottolineando un look più da East Harlem che non da Upper East Side. «Ha il look più afro di sempre», aggiunge l’«Huffington Post», mentre i tabloid cittadini registrano un diluvio di reazioni positive, da parte dei più giovani, che li spinge individuare in Dante «il nuovo modello della cultura pop» come testimoniato anche dal debutto su Twitter dell’account @dantehair (i capelli di Dante).

La forza dello spot è nell’esaltazione dell’identità post-razziale che è poi la maggior innovazione sociale e politica di cui è portatrice la presidenza di Barack Obama. Dante infatti ha un padre bianco e una madre nera - con genitori a razze invertite rispetto al presidente nato alle Hawaii - e quando negli ultimi secondi dello spot si riferisce a de Blasio come a «mio padre», prendendolo sotto braccio mentre camminano assieme lungo una strada di Park Slope, incarna sul video l’America di Obama. L’effetto è stato di spostare in maniera massiccia i voti degli afroamericani in favore di de Blasio, con ben il 36% dei suoi sostenitori che si definiscono «entusiasti» e il 52% già «sicuri di votarlo». Anche perché i messaggi politici di cui è portatore guardano proprio all’elettorato dei quartieri più disagiati, roccaforti democratiche: investimenti nelle scuole pubbliche, recupero degli ospedali che rischiano la chiusura per carenza di fondi e impegno contro il «racial profiling» da parte della polizia.

Quest’ultimo cavallo di battaglia si basa in particolare sull’eredità italiana. «Mio nonno materno veniva dall’Italia del Sud, aveva la pelle olivastra, capelli molto ricci e un accento tale da rendere incomprensibile il suo inglese, se vivesse oggi in Arizona verrebbe fermato in continuazione dagli agenti», ripete de Blasio nei comizi, per denunciare leggi e regolamenti anti-immigrati percepiti come discriminatori da afroamericani e ispanici. Se parla della famiglia della madre è perché ha scelto di prenderne il nome. De Blasio infatti nasce come Warren Wilhelm da padre tedesco e madre italiana, ma quando divorziano a causa della dipendenza dal bere del padre, lui sceglie di cambiare nome. È una svolta che segna la sua vita e lo porta ad esaltare l’eredità italiana anche quando sposa la poetessa afro McCray: da qui i nomi dei figli, Dante e Chiara. La sovrapposizione fra esaltazione delle proprie radici etniche e creazione di una famiglia birazziale fa di de Blasio la cartina tornasole delle trasformazioni in corso nella metropoli più multietnica degli Stati Uniti. Se il 5 novembre diventerà il successore di Bloomberg, la carica di sindaco tornerà al primo democratico italoamericano dopo Vincent Impellitteri, che lasciò City Hall nel 1953, mentre l’ultimo italoamericano in assoluto è il repubblicano Rudy Giuliani, che ha governato fino al 2001 guidando la reazione all’attacco dell’11 settembre.

Ciò che più colpisce della verosimile possibilità dello sbarco di de Blasio a City Hall è il parallelo con Andrew Cuomo, attuale governatore di New York, perché comporterebbe la presenza di due italoamericani alle massime cariche dello Stato, come mai avvenuto prima nella storia. Anche se per i residenti di Brooklyn, dove i de Blasio vivono, ciò che più conta è l’impatto del fattore-Dante sul tessuto della metropoli: il motivo è che i pregiudizi razziali contro i neri albergano spesso nella comunità italoamericana, come in quella ispanica, a causa di rivalità etnico-sociali originatesi dai conflitti fra successive ondate migratorie nel corso del Novecento e dunque avere un sindaco con i nonni meridionali e i figli afroamericani si prospetta come un possibile superamento di tali retaggi.