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 2013  agosto 30 Venerdì calendario

GRANDE FLOP DEI PRESTITI


Agosto 2011. Giorgia Meloni, titolare del neo-costituito dicastero della Gioventù, è in ghingheri di fianco all’allora presidente dell’Associazione bancaria italiana, Giuseppe Mussari. Sono insieme per presentare la nuova iniziativa simbolo della giovane ministra a favore dei giovani italiani. S’intitola "Diamogli Futuro" ed è un fondo di 19 milioni di euro. Soldi stanziati dal governo a garanzia di "prestiti d’onore" che le banche possono concedere a studenti seri ed impegnati. Ciascun ragazzo può chiedere fino a 25 mila euro, senza bisogno di contare su redditi o risorse familiari: soldi da restituire dopo la laurea. Se non dovesse farcela a pagare, sarà il fondo governativo a rimborsare gli istituti. Un progetto pensato in grande: «Si calcola che i beneficiari siano potenzialmente più di 30 mila».
Da quella cerimonia sono passati due anni e sarebbe tempo di bilanci, anche se ancora non li ha fatti nessuno. Una sola cosa è certa: i 30 mila prestiti di sicuro non si sono mai visti. Se tutto va bene, dicono ufficiosamente dall’Abi, a beneficiarne sono stati all’incirca 700 ragazzi. Di ufficiale c’è solo l’entità dei soldi effettivamente finanziati a laureandi, dottorandi o iscritti a master dentro e fuori dall’Italia: sei milioni e mezzo di euro finora.
I problemi del progetto, spiegano dalle banche, sono due. Il primo è che nessuno
lo conosce: le domande arrivano dai pochi atenei in cui è pubblicizzato, Milano e Roma in testa. Ma per la maggior parte degli universitari la possibilità di avere prestiti con interessi dall’1,5 al 4 per cento, da restituire fino in 15 anni, resta un mistero.
Le altre cause sono tecniche, come il fatto di obbligare a ricevere tranche annuali da tre o 5 mila euro, quando le richieste spesso sono inferiori («Quello che basta per comprare un computer») o superiori («Ad esempio i 10 mila euro che potrebbero servire per un anno all’estero»).
L’insuccesso di "Diamogli Futuro" ricalca d’altronde il modestissimo esito del suo antecessore, "Diamogli Credito", un fondo istituito dall’allora ministro Giovanna Melandri nel 2008. Il principio era simile, la cassa più ricca: 33 milioni in tre anni. Nonostante le buone intenzioni, dal 2008 al 2010 si è riusciti a superare di poco i 1.500 prestiti. Le cause del flop, ancora una volta, starebbero nelle condizioni: un tasso di interesse di poco inferiore al 6 per cento; l’assenza di un periodo di pausa tra la fine delle rate e l’inizio della restituzione e quindi il rischio di dovere pagare prima di trovare un lavoro; e infine la procedura troppo complicata. Il fallimento, va detto, non è solo colpa delle ministre. Indebitarsi per frequentare corsi o specializzazioni è una prassi nel mondo anglosassone, ma non fa proprio parte del Dna degli studenti italiani. La media, dal 2004 ad oggi, è di 600 richieste all’anno. «Gli atenei ci credono», confermano da Unicredit: «Ma i prestiti d’onore sono ancora un prodotto per pochissimi»