Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  agosto 30 Venerdì calendario

NICOLA ZANCAN

La confessione va in scena su un letto del reparto psichiatrico dell’ospedale di Saluzzo. È il giorno di Ferragosto. Il paese è immobile. Caldo, zanzare e silenzio. Le finestre della camera sono sigillate, dentro c’è un uomo in crisi nera.

Il professor Valter Giordano compone il numero di telefono della sua compagna. «Noi veramente ci chiamavamo “amici molto speciali”» dice la diretta interessata, roteando il gesto delle virgolette nell’aria. Ma non è questo il punto. Il punto è che il professore le dice: «Ho bisogno di parlarti».

Il giorno prima Valter Giordano aveva ricevuto la visita dei carabinieri nel suo alloggio di marito separato. Gli avevano sequestrano lettere, documenti, feticci dei rapporti con le allieve minorenni. Era ben consapevole, quindi, di essere indagato per «violenza sessuale con abuso di autorità». Quel giorno si mette a vagare per il paese fino a salire su un ponte, fissa l’acqua in secca. Sembra proprio che abbia intenzione di buttarsi giù. Lo nota un passante. Arriva l’autoambulanza. Ed ecco perché il professore finisce ricoverato. «Tentato gesto anticonservativo», c’è scritto nel referto. Ed ecco perché l’indomani, Valter Giordano chiama al suo capezzale l’«amica speciale». È una donna di mezza età, piena di vita negli occhi. Abita in un paese di campagna. Soffre fisicamente, mentre ricorda: «Valter era prostrato, distrutto, direi proprio disperato. Mi ha detto: “Ho fatto un casino, ho sbagliato, passerò dei guai. Dovrò pagare”. Io non capivo. Cercavo di tranquillizzarlo. Dicevo: “Ne usciremo insieme, ti starò vicino, stai tranquillo, raccontami cosa è successo». È in quel momento che il professore, per la prima volta, ha ammesso: «Sono stato uno stupido ha detto - ho avuto due storie... Due storie con le mie allieve. In tutti questi anni non avevo mai ceduto, davvero. Ma loro mi hanno provocato». In quel momento, l’amica ha mantenuto la calma. Adesso racconta accendendosi una sigaretta: «È stato un colpo durissimo. Eppure ancora cercavo di minimizzare. Pensavo si trattasse di episodi. Errori di una volta, non storie di anni. Quando sono stata convocata in caserma, l’altro giorno, ho detto al maresciallo: “Io non ci credo”. Lui ha scosso la testa: “Dicono tutti così”. Poi, con delicatezza, ha aggiunto: “Mi dispiace, signora. Non era lei il grande amore del professor Giordano”». Questo è davvero troppo. Persino per gli amanti dei gialli di Simenon e dei torbidi intrighi di provincia. «Mi ha fatto capire che c’era una ragazza a cui scriveva molti più messaggi di quelli che ci scambiavamo noi. Nella mia ingenuità, pensavo fosse una specie di record».

Il super stimato professore Valter Giordano ha un figlio che lo adora e lo difende. Una moglie che l’ha lasciato, ma gli resta accanto. Un intero paese che ne tesse le lodi, compresi gli studenti della sua classe, nonostante tutto. Una delle sue vittime non si è ancora costituita parte civile. E poi c’è questa donna, citata nell’ordinanza di custodia cautelare per il numero di contatti telefonici con l’indagato, che ha resistito fino allo stremo delle forze: «Era disposto a sostenerlo, ma ora non più. Mi ha mentito in maniera esagerata. Credo sia malato. Valter ha bisogno d’aiuto».

Siamo in cucina. Una sera di fine estate. Il figlio torna a casa dal lavoro: «Io penso che quel professore sia proprio una persona spregevole - dice - ha preso in giro tutti. Ha abusato del suo ruolo. Non si può fare quelle cose con due ragazzine. È ora di dire la verità». Per «l’amica speciale» è più difficile prenderne atto. «Mi piacerebbe guardarlo in faccia. Non riesco a capire. Stavamo insieme da due anni. Vacanze per musei, città d’arte e laghi. Non è mai stato aggressivo, sembrava un uomo molto altruista. Profondo. Gli dicevo: “Non dedicare tutte le tue energie agli altri. Pensa più a te stesso”. Altroché se ci pensava».

Più che un tradimento. Peggio di uno shock. «Adesso ho capito. Con me ha chiuso. Sono grande e vaccinata, ho le spalle larghe, ne uscirò anche questa volta. Pazzesco. Mi viene quasi da ridere. Era stato in seminario e io scherzavo con lui, visto che stavamo insieme anche se formalmente è ancora sposato. Gli domandavo: “Valter, L’uomo alla in guida che girone fermato e dell’in- piantonato in ospedale: ferno oggi l’esito finiremo dei test io tossicologici e te?”. E cui lui: è stato sottoposto “Quello dei lussuriosi”».
"La verità l’ho saputa dai carabinieri che mi hanno detto “Ci spiace ma non è lei il grande amore di Giordano” Scherzando gli dicevo “Valter, in che girone dell’inferno finiremo io e te?”. E lui: “Quello dei lussuriosi”"


ANDREA GARASSINO PIERANGELO SAPEGNO
Oh no, fa lei. «Ho fatto il mio gesto. Ma adesso sospendo ogni giudizio. Resto in silenzio». Manuela è la ragazza che ha scritto e ispirato una delle tante lettere di solidarietà per il professor Giordano: sotto, c’erano le firme di quasi tutti gli studenti del liceo Soleri. Ma adesso, dieci giorni dopo lo scandalo, e dopo le carte della Procura, dopo il fiume di accuse che ha travolto l’insegnante di Saluzzo, e dopo le amare parole di uno dei genitori («mi ha offeso tutta quella solidarietà, perché sembravano voler dire che le colpe erano di qualcun’altro»), che cosa è rimasto di quelle lettere e che cosa è cambiato nel cuore di questi ragazzi che avevano difeso con passione il loro professore? Le risposte non sono quelle che ci aspettavamo. In fondo, anche questa è una lezione. È che questa storia non smette più di stupire. La cosa che più colpisce è che nessuno ha cambiato idea su di lui. Ma forse quella più incomprensibile è che ancora adesso non si leva da parte loro nessuna parola di solidarietà per le due vittime di questa vicenda.

Se Irene dice che ogni tanto ne parlano insieme, «e tutti diciamo che un po’ di colpa è loro, che non dovevano starci, che sono state troppo deboli», Alessia confessa altre morbosità: «Ah, quando si parla delle due ragazze, l’unica cosa che si chiedono tutti è chi siano e se sono belle». Dalle sue vacanze all’estero, una di quelle che non ha potuto firmare la lettera, ma che l’avrebbe fatto, racconta delle telefonate che si fanno adesso e dei messaggi che si scambiano su Facebook: «Però, non parliamo mai delle due che sono andate con il professore. Non ci interessa il loro destino. E facciamo anche fatica a capire. Con noi non è mai successo niente, e ci sono state decine di occasioni. È diventata una storia incomprensibile, così confusa, così lontana dalla realtà. È questo che non capite. Non sembra vera. Ne parliamo fra di noi perché riguarda la nostra vita, ma non ne possiamo più di parlarne con gli altri. Per questo ci hanno chiamato in televisione e continuiamo a dire di no. Noi conosciamo bene il nostro mondo. Voi no. E pontificate come se fosse il vostro, e foste qui per spiegarcelo». Il fatto è - diciamo - che anche noi siamo rimasti sorpresi. «Ogni giorno ne esce una nuova», dice Irene, «non si riesce più a starci dietro. Però noi non ci pentiamo della lettera che abbiamo fatto. Uno deve fare le cose secondo coscienza. E le cose che abbiamo visto e che abbiamo vissuto sono quelle che abbiamo scritto. Quindi quelle era la cosa giusta da fare. Con noi è sempre stato un bravo professore, e ci ha dato tanto, ci ha insegnato ad amare quello che studiavamo, ci ha trasmesso passione, ci ha fatto crescere e si è sempre dedicato a noi con tutto se stesso».

Chiediamo: anche adesso pensate le stesse cose? Manuela: «Troppe cose succedono, sono sbalordita. Ma non mi sento di dire niente. Oggi preferisco il silenzio». Alessia: «Da quando è cominciata questa storia, tutti noi abbiamo deciso di sostenere il professore. E siamo rimasti su quella linea. Niente è cambiato». Irene: «Sì, è vero, siamo sconcertate. Non riusciamo a darci una spiegazione di questa sua doppia vita. Sempre se sono vere tutte le cose che leggiamo. La verità è che oggi non sappiamo ancora che cosa sia successo, perchè non è uscita una parola che sia una della difesa. Il prof per ora l’abbiamo difeso noi, mica i suoi avvocati». Franca: «Come facciamo a credere a quello che leggiamo? Come facciamo a pensare che si potesse davvero

gregio Direttore, siamo un gruppo di ex studentesse del Liceo Socio Pedagogico di Saluzzo, alunne per quatto anni del professore arrestato per aver intrattenuto rapporti sessuali con minorenni. Le scriviamo per dire a lei, e a tutti i lettori, che la notizia ci ha profondamente sconvolte, è stata per noi come un ful- atrocità compiute nel passato mine a ciel sereno. I giornali e non sono conoscenze vuote, ma i media ci hanno restituito sale prezioso per il nostro futuun’immagine del nostro caro ro, per la nostra vita. Lui ha dacomportareprofessore completamentecosìdi- to tuttoconse stessoquelleper i suoi stu-alstorta, l’hanno dipinto come denti, ci ha dato l’anima. lieve?un mostro,Chiedaun carnefice, unain giroOra, vedereesulleleprimediran-pagipersona subdola capace di uti- ne dei giornali che quella stessa nolizzare tutteil suo fascino la stessaintellet- persona

tuale cosa».è stata capace di comcome mezzo per ottene- piere atti disdicevoli ci fa male; re favori sessuali. sappiamo che negli ultimi tempi AlessiaFin dal primo giornoricordain cui era infelice,cheera nervoso,conti-non lui è entrato nella nostra clas- stava più bene con se stesso. nuanose è stato subitoa feeling.non parlarePer noi era un mito.d’altro,Ora abbiaV.G. è il professore che ogni mo capito che anche lui, sempli«tuttestudente vorrebbe le volteavere. Dochecemente, ciè

tato incontria-un uomo. E come di infinita cultura, sapeva tutti gli uomini, può cadere in far appassionare ogni studen- tentazione e commettere erromote, anchee tuttequello più ostico,leallevolteri. Lui hachesbagliatocie orasalu-sta già sue lezioni. Nelle ore di storia pagando e continuerà a farlo tiamoe di letteraturasuriuscivaFacebook».a con- con onestà e consapevolezza.Sembra quistare la nostra attenzione Con questa lettera noi non con il solo mezzo della parola. vogliamo difenderlo, ma vogliaincredibileQuando spiegava Dante oquandoFo- mo far capire aripetonotutte le persone scolo lui era lì, all’Inferno, nel che non hanno potuto conochegironeloro,dei traditoriinvece,con il Con- scerlo,le dueche è statocompa-veramente te Ugolino a piangere per la un buon professore, il migliore gnemiseria die la disperazione scuola,di un che «sipotessimo sonodesiderare.

com-V.G. essere umano lasciato solo a ci ha sempre insegnato che le compiere miserabile atti, ed persone non vanno giudicate portateera anche a male».Firenze, nella ma capite. Noi stiamo cercando Chiesa di Santa Croce, ad am- di capire. mirareMale tombecomedi quei Gran-fateCaro aprofessore,pensarlovogliamo di che hanno reso l’Italia la pa- dirle grazie per tutto quello che davvero?tria della cultura e Avetedell’arte ha fatto ideaper noi, lei

mondiale. dell’in-è stato prezioso per la nostra formazione Noi lo vogliamo ricordare culturale e personale. Sappia fluenzacosì. Con le lacrimecheagliunocchiadultoche noi, nonostantepuòtutto,averele saper l’emozione mentre cerca- remo vicine sempre, o come suvaundi convincercigiovane?che conosce-Francapiacerebbe a lei,èfinchécosìil sole ri-sire la Storia vuol dire conosce- splenderà su le sciagure umane. re noi stessi, che le gesta o le cura: «Con me sarebbe LE RAGAZZE DELLA V B stato 2008/2009

impossibile». Magari succede con le persone più fragili, con quelle che hanno più bisogno di aiuto. Alessia scuote la testa: mah, non lo sa. Lei sente «solo dei rimproveri. Dicono tutti che hanno ceduto con troppa facilità». Già, hanno ceduto.
"LE VITTIME"

"«Le lasciamo al loro destino: lui con noi è stato corretto»"