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 2013  agosto 29 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DOPO L’ABOLIZIONE DELL’IMU


MILANO - Si susseguono le reazioni alla decisione del governo di abolire l’Imu e procedere verso la Service Tax. Gli inquilini sono i più agguerriti, critiche piovono da sindacati e partiti come Movimento 5 Stelle e Scelta Civica. E, non ancora archiviato il discorso sulla prima casa, già si apre il fronte dell’Iva che a ottobre dovrebbe passare dal 21 al 22 per cento: per il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, è "ormai inevitabile".
Inquilini contro la Service Tax. Gli affiuttuari sono gravemente preoccupati dal fatto che il nuovo balzello sarà anche a loro carico, e non solo dei proprietari. La stima prudenziale è che dal prossimo anno "rischia di abbattersi una stangata media da circa 1000 euro sugli inquilini. Non è ancora chiaro nei dettagli il meccanismo, ma è evidente che, a partire dal 2014, saranno a carico degli inquilini la maggior parte degli oneri relativi alla nuova tassa che, di fatto, anche negli importi, sostituirà sostanzialmente l’Imu oggi pagata dai proprietari".
Walter de Cesaris, segretario nazionale Unione inquilini, aggiunge: "Il governo fa finta di non sapere che l’80% degli inquilini ha un reddito lordo inferiore ai 30 mila euro, che già oggi il 90% delle circa 70.000 sentenze annue di sfratto sono per morosità". così, l’accusa, si sposta l’imposizone fiscale proprio sugli inquilini.
Baretta replica. "Voglio tranquillizzare gli inquilini", spiega però il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, all’Agi: "L’orientamento del governo è chiaro, la tassazione complessiva si ridurrà. Già oggi si paga la tassa sui rifiuti - spiega - la nuova imposta sostituisce la Tares e aggiunge alla base imponibile una componente patrimoniale. In pratica paga l’inquilino come prima ma in più paga anche il proprietario, perché i servizi aumentano il valore patrimoniale dell’immobile". Anche il ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, getta acqua sul fuoco: "La nuova imposta locale sui servizi dovrà essere meno pesante della somma di Imu e Tares". Le vesti da pompiere vengono indossate pure dal presidente dei senatori Pd, Lugi Zanda, che invita la maggioranza a evitare le polemiche e "l’autolesionismo".
Cisl e Scelta Civica. Perplessità tecniche sono state sollevate pure da Raffaele Bonanni della Cisl: "Il discorso che fa il governo non fa una piega, questa tassa la leviamo noi e la portiamo in mano ai comuni. E’ una partita di giro però, togliamo la tassa nazionale e la metteremo localmente", ha aggiunto. Torna intanto a farsi sentire anche l’ex premier Mario Monti, che chiede un "patto di coalizione" e sottolinea che quella di Scelta Civica verso il governo non è una condanna di "un sostegno a vita". A RaiNews24, Monti sottolinea che Letta "ha preferito rassicurare la sopravvivenza del governo con questa resa sull’Imu. Continuo a sperare", ha detto il senatore, "che l’esecutivo duri, ma mi auguro che abbia ’spina dorsale’ e non sia ’smidollato’ e in balia delle pressione dell’uno e dell’altra parte".
M5S. I grillini puntano il dito contro la decisione di sanare il contenzioso tra la Corte dei Conti e le imprese delle slot machine (da 2,5 miliardi se ne incasseranno 625 milioni) per garantirsi le coperture e cancellare la rata di settembre: "E’ evidente che il governo si è inginocchiato di fronte ai signori del gioco d’azzardo con uno scandaloso condono che riduce le sanzioni per i concessionari di slot e videopoker a poco più di un piatto di lenticchie", affermano i deputati del Movimento 5 Stelle.
Bruxelles. Anche l’Ue punta i fari sull’Imu. Bruxelles sta analizzando la decisione e si aspetta di vedere quali misure compensino il gettito fiscale perso. Lo dice il commissario Ue per gli affari economici, Olli Rehn, rilevando come il premier Enrico Letta ha confermato l’impegno dell’Italia sugli obiettivi di bilancio. "Accolgo con favore - ha detto il commissario - le forti rassicurazioni del primo ministro Letta sulla determinazione dell’Italia di rispettare i suoi impegni di bilancio per il 2013. Il governo ha inoltre annunciato che intende coprire l’impatto sul bilancio delle misure annunciate riducendo la spesa piuttosto che aumentando le tasse. Anche questa è una mossa nella giusta direzione, ma attendiamo naturalmente di vedere i dettagli di questi piani". La sostanza è una sola: è "assolutamente essenziale" che l’Italia assicuri la sostenibilità della finanza pubblica.
Letta. Dell’abolizione dell’imposta parla lo stesso primo ministro, che sottolinea come la Service Tax penalizzerà le famiglie numerose molto meno della tassa secca sulla casa e preannuncia nel Consiglio dei ministri di martedì prossimo "un segnale di attenzione e speranza" sulla questione scuola. "Le famiglie avranno una riduzione fiscale importante e dalla nuova Service Tax dell’anno prossimo in particolare ci sarà più equità", ha aggiunto Letta in un’intervista a Radio uno.
Il fronte dell’Iva. Come accennato, lo sguardo si alza già al tema dell’aumento dell’imposta sui consumi. L’attenzione la porta Stefano Fassina, che in un commento sull’Huffington Post definisce "irrimediabile" l’aumento dell’Iva dopo l’addio all’Imu e si attira l’ira di Renato Brunetta: "Straparla". "In una fase così difficile", spiega Fassina, "dedicare un miliardo per eliminare meno del 10% degli immobili di maggior valore, ha sottratto preziose risorse a finanziare il rinvio dell’aumento dell’Iva previsto, oramai irrimediabilmente grazie alla ’vittoria’ del Pdl sull’imu, per il 1 ottobre".
Sul punto l’ex responsabile economico del Pd incassa il consenso di Delrio ("avere dedicato molte risorse all’Imu creerà qualche problema in più sulla questione dell’Iva"), mentre il suo successore Matteo Colaninno rassicura: "Il Pd lavora per evitare l’aumento". Sulla stessa lunghezza d’onda è il vicepremier, Angelino Alfano, al Tg2 rilascia dichiarazioni di segno opposto: "Ora un altro obiettivo importante che abbiamo è quello di evitare l’aumento dell’Iva di un punto percentuale e siamo fiduciosi di farcela". Gli fa eco il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, che è categorico: "L’Iva non aumenterà".

COMMENTO DI FASSINA SULL’HUFFINGTON
Ieri, come nei provvedimenti dei mesi scorsi e come speriamo negli atti a venire, il governo Letta ha raggiunto un compromesso utile all’Italia su alcune emergenze economiche e sociali del Paese. È un compromesso perché il governo Letta è un governo di compromesso tra due forze politiche che sono e rimangono alternative per valori, programmi e interessi materiali rappresentati.
Il PdL ha ottenuto una parte delle sue priorità. Noi abbiamo realizzato parte delle nostre. Pertanto, inevitabilmente, il compromesso contiene parti, secondo la nostra lettura delle priorità del Paese, giuste. Ma, insieme, contiene parti, per noi, sbagliate. Dobbiamo dire la verità. Altrimenti, non siamo capiti e riconosciti nella nostra identità alternativa al profilo e al programma della destra.
Le parti giuste sono, innanzitutto, il rifinanziamento della Cassa Integrazione in deroga che, con il mezzo miliardo di euro di ieri, arriva a 2,5 miliardi per l’anno in corso. Sono sufficienti? Vedremo. Nelle prossime settimane verrà completato il monitoraggio e in caso servano ulteriori risorse il governo interverrà con la Legge di Stabilità.
È giusto anche l’intervento, per circa 700 milioni di euro, sulla categoria più debole di esodati: i licenziati individuali, ossia le persone licenziate al di fuori degli accordi sindacali. Non siamo ancora alla soluzione completa del dramma incominciato a dicembre 2011, ma è un ulteriore e significativo passo avanti.
È giusta anche la conferma della tassazione della prima casa. Infatti, è abolita l’Imu. Non è abolita la tassazione sulla prima casa. Non per sadismo comunista, ma per evitare di tagliare servizi fondamentali o caricare ulteriormente sul piano fiscale i produttori, ossia il reddito da lavoro e di impresa.
La service tax (denominata "Taser", Tassa sui servizi comunali) tratteggiata nel documento allegato al verbale del consiglio dei ministri va nella direzione di un impianto pienamente federale dell’imposta, indica la rendita catastale come base imponibile, fissa, nel caso di abitazioni affittate, il contributo prevalente a carico del proprietario e impegna il legislatore a tutelare le abitazioni di minor valore (oggi esenti dall’Imu grazie alla detrazione). In sintesi, conferma una componente patrimoniale dell’imposta come è per l’Imu. È, infine, giusto, il taglio dell’Imu sui beni strumentali delle imprese.
Le parti sbagliate riguardano l’intervento sull’Imu per il 2013, in particolare la cancellazione per tutti della prima rata "saltata" a giugno scorso: in una fase così difficile, dedicare un miliardo per eliminare l’Imu per meno del 10% degli immobili di maggior valore, ha sottratto preziose risorse a finanziare, ad esempio, il rinvio dell’aumento dell’Iva previsto, oramai irrimediabilmente grazie alla "vittoria" del PdL sull’Imu, per il 1 ottobre. O per allentare il Patto di Stabilità Interno dei Comuni e rianimare i piccoli cantieri e l’attività di migliaia di imprese artigiane e relativi lavoratori.
L’errore va evitato nel reperimento dei 2,4 miliardi necessari a finanziare la cancellazione della seconda rata dell’Imu 2013 dovuta a dicembre. Vanno chiamate a contribuire anche le prime abitazioni di valore più elevato attraverso un acconto della service tax o altre soluzioni temporanee. Altrimenti, priorità di interesse generale continuano a soffrire.
In alternativa all’intervento voluto dalla destra, noi, il centrosinistra, saremmo intervenuti sull’Imu in modo equo e efficace anche per il 2013: avremmo innalzato la detrazione Imu per esentare fino a l’85% dei proprietari. Avremmo portato a regime la soluzione e evitato la ricerca di una complicata, per amministrazioni comunali e contribuenti, approssimazione dell’Imu attraverso la service tax.
Purtroppo, il governo Letta non è il governo del centrosinistra. È un governo di compromesso. Il compromesso raggiunto è utile all’Italia. Merito, in primis, di Enrico Letta. Ma la macchina della propaganda della destra va a mille. "Silvio vince". "Missione compiuta". Sono i titoli degli house organ della famiglia Berlusconi.
Tanti, a sinistra, contrari alle larghe intese, si indignano e, inconsapevoli o subalterni al vento dell’anti-politica, amplificano stupidamente il messaggio berlusconiano. Si prescinde, come è solito, dai dati di realtà.

TASER È UNA PISTOLA
Sarà pure l’innocente acronimo di Tassa sui servizi comunali, ma la nuova imposta si presenta subito minacciosa già dal nome. Il termine Taser ricalca infatti la denominazione della pistola a scariche elettriche in dotazione alle forze di polizia americane. Non è considerata un’arma da fuoco, ma anche in Italia, dove è disponibile sul mercato, è necessario il porto d’armi per poterla acquistare. La Taser (acronimo in tal caso di Thomas A. Swift’s electronic rifle) è una pistola che funziona emettendo brevi scariche, simili a fulmini, ad alta tensione ma a bassa intensità di corrente, in grado di paralizzare le attività muscolari e rendere inoffensivo il soggetto colpito. La sua adozione da parte delle forze dell’ordine è stata contestata anche all’Onu, mentre Amnesty International ne ha chiesto il ritiro, sostenendo che solo tra Usa e Canada oltre 330 persone sono morte dopo essere state colpite dalle scariche elettriche di una Taser. L’arma è ben nota agli amanti di romanzi, film e telefilm polizieschi, che infatti sui social network si sono scatenati con le ironie dopo il ’battesimo’ della tassa da parte del governo. Tanto che #taser è entrato nelle tendenze italiane su twitter

STUDENTI FUORI SEDE
La denuncia della Rete della Conoscenza. La sostituzione dell’Imu con la Service Tax rischia di “indebolire la posizione di centinaia di migliaia di studenti”. Dopo la decisione del governo guidato da Enrico Letta, arriva la protesta delle associazioni degli studenti italiani. Infatti, secondo la Rete della Conoscenza, “questa tassa graverà maggiormente su decine di migliaia di universitari fuori sede”. Il rischio è che “moltissimi studenti e studentesse saranno spinti ad accettare affitti in nero per non risultare occupanti di uno stabile, aumentando l’illegalità e riducendo l’esigibilità dei diritti degli inquilini”. E per l’Unione degli Universitari è necessario un “confronto immediato per scongiurare un’ingiustizia sociale”.
L’incertezza del gettito. La richiesta della Rete è netta: “Chiediamo con forza che il Governo e i Comuni agiscano tempestivamente per non colpire ulteriormente un settore svantaggiato come quello degli studenti fuori sede, già schiacciati da affitti e spese che, in molte città sono diventati esorbitanti”. Ancora: “Ci preoccupa, inoltre, l’incertezza del gettito che proverrà da questa nuova tassa, andando a sostituire l’Imu che garantiva allo stato circa 4 miliardi di Euro, fondi che risulterebbero particolarmente utile se investite in istruzione e ricerca”.
Verso l’11 ottobre. Inoltre, a essere criticato è l’impianto stesso della legge: “Non accettiamo l’assenza strutturale di risorse da utilizzare con i servizi pubblici, anche una equa politica fiscale garantisce la giustizia sociale, verifichiamo che ad ora gli equilibri politici di Governo non stanno permettendo alcun miglioramento della situazione”. Studenti in campo, quindi: “Lotteremo, a partire dalla data dell’11 ottobre lanciata dall’UdS, affinché vi sia un rifinanziamento dell’Istruzione”.
Unione degli Universitari: “Confronto immediato con il governo”. Sulla Service Tax interviene anche l’Unione degli Universitari. Per Michele Orezzi, l’operazione Imu/Service Tax è “del tutto inaccettabile: una gravissima ingiustizia sociale, resa ancora più forte in un momento di crisi come questo”. Infine la richiesta di un confronto con il governo: “Solo poche settimane fa il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ha denunciato la drammatica situazione degli alloggi e della residenzialità degli studenti fuori sede in Italia. La risposta che viene oggi dal Governo su questo tema sembra un affronto. Chiediamo che il Governo apra immediatamente ad un serio confronto con il sindacato studentesco“.
Qui il sito della Rete della Conoscenza. Qui l’Unione degli Universitari.

MARCO PATUCCHI
IL DECRETO DI IERI NOMN METTE NERO SU BIANCO L’ABOLIZIONE MA LA VINCOLA AD UN IMPEGNO POLITICO CHE DOVRà ESSERE RISPETTATO DA QUI A META OTTOBRE. STAMATTINA L’UE HA AVVERTITO CHE SARANNO MOLTO VIGILI SU QUALI RISORSE VERRANNO REPERITE.
SOSPETTO CHE TASER UN IMU CON NOME DIVERSO. RISCHIO DI BUONA PARTE DEL PESO FISCALE DAI PADRONI DI CASA AGLI INQUILINI
PROBLEMA IVA: ANDRA AFFRONTATO, PERCHé SENZA PROVVEDIMENTO SCATTA DAL 1° OTTOBRE AUMENTO DELL’IVA.


Unione Inquilini: ’’Service Tax, stangata di mille euro per chi paga l’affitto’’

Per l’associazione, l’abolizione dell’Imu si ripercuoterà sugli inquilini. E uno dei suoi fondatori, Massimo Pasquini, lancia l’allarme: "Serve un piano casa".
ABERRAZIONE TOGLIE L’IMU AI COSTRUTTORI CHE NON HANNO VENDUTO L’APPARTAMENTO


CORRIERE.IT
INQUILINI - Nel frattempo sul fronte Imu, si registrano numerose critiche. Prima fra tutte quella dell’Unione Inquilini secondo cui «una stangata media da circa 1.000 euro rischia di abbattersi a partire dal prossimo anno sugli inquilini». Potrebbe essere questo infatti l’effetto della cancellazione dell’Imu e dell’entrata in vigore della Service Tax nel 2014, che potrebbe portare a uno «tsunami degli sfratti». Lo afferma in una nota il segretario nazionale Walter De Cesaris, che parla di una «stima prudenziale» dell’associazione. «Non è ancora chiaro nei dettagli il meccanismo - prosegue De Cesaris - ma è evidente che, a partire dal 2014, saranno a carico degli inquilini la maggior parte degli oneri relativi alla nuova tassa che, di fatto, anche negli importi, sostituirà sostanzialmente l’Imu oggi pagata dai proprietari». Per il rappresentante degli inquilini «serve tutta un’altra impostazione: la riduzione fiscale a carico della proprietà va condizionata a un reale abbattimento degli affitti, in modo da ridurre, così, strutturalmente anche il fenomeno travolgente degli sfratti per morosità, intervenendo a monte del problema e non a valle con interventi di carattere assistenziale».

CORRIERE DI STAMATTINA

ROMA — Via l’Imu sull’abitazione principale per il 2013, anche se al momento i soldi sono stati trovati solo per cancellare la prima rata, quella di giugno finora soltanto sospesa, mentre per eliminare anche quella di dicembre serviranno un altro decreto e, soprattutto, nuove coperture. Un processo a tappe che il governo si impegna a chiudere entro il 15 ottobre quando dovrà presentare in Parlamento la legge di Stabilità, la vecchia Finanziaria. In ogni caso dall’anno prossimo l’Imu non ci sarà più e al suo posto arriverà la service tax, la tassa sui servizi locali compresi i rifiuti. Si era pensato di chiamarla Taser, sigla riportata anche in alcuni documenti circolati ieri. Ma alla fine il nome, già usato per uno storditore elettronico e infatti spunto per diverse battute, è stato bocciato. Si chiamerà service tax, come si era sempre detto.
Al di là delle sigle, saranno i sindaci a decidere aliquote ed esenzioni sulla base di una griglia standard da definire sempre con la legge di Stabilità. Si terrà conto o dei metri quadri o della rendita, in modo da attenuare le sperequazioni dei catasti italiani. Dovrà essere pagata sia dai proprietari che dagli inquilini, visto che la seconda casa produce un reddito ma i servizi come l’illuminazione pubblica o la spazzatura sono a vantaggio di chi ci vive. Il governo promette che, rispetto all’attuale Imu, il carico fiscale sarà più basso. Il capitolo casa è la parte più importante del decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri. L’Imu viene cancellata anche per i terreni agricoli e per gli appartamenti invenduti (al momento era a carico del costruttore) mentre per gli enti di ricerca la decisione verrà presa solo in fase di limatura finale. Ma ci sono anche altre misure importanti. La garanzia della Cassa depositi e prestiti per facilitare l’accesso al credito e quindi l’erogazione dei mutui, ad esempio. Più la creazione di una serie di fondi per aiutare le persone in difficoltà come giovani coppie, precari e i cosiddetti «morosi incolpevoli», quelli che non riescono a pagare le rata del mutuo o l’affitto perché nel frattempo hanno perso il lavoro. Proprio per facilitare gli affitti viene abbassato il carico della cosiddetta cedolare secca, la tassa fissa che pagano i proprietari che danno in locazione un immobile a canone concordato. Il prelievo scenderà dal 19 al 15%.
Altro capitolo importante è quello del lavoro. Viene rifinanziata con 500 milioni di euro la cassa integrazione in deroga anche se la somma (almeno senza una modifica delle regole) non basterà ad arrivare a fine anno, visto che le stime delle Regioni parlano di 1,5 miliardi di euro necessari. Settecento milioni, invece, serviranno per mettere in sicurezza altri 6.500 esodati, le persone che dopo la riforma Fornero sono rimaste o rischiano di rimanere senza pensione e senza stipendio. Saranno scelti nella categoria più disagiata, quella dei licenziati individuali. Verrà creato un fondo da 150 milioni di euro l’anno fino al 2017. Si tratta del quarto intervento a favore degli esodati dopo i tre varati dal governo Monti che hanno riguardato 130 mila persone.
Complessivamente il decreto, 21 pagine per 17 articoli, mette in campo risorse per quasi 3 miliardi. «Siamo riusciti a mantenere i saldi invariati» assicura il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Il testo deve essere ancora messo a punto in tutti i suoi dettagli. Tra le misure che riguardano le coperture ce n’è una che però, anche se annunciata da tempo, è importante di per sé. Lo Stato aggiungerà altri 10 miliardi di euro ai 20 già stanziati per saldare entro il 2013 la prima tranche dei vecchi debiti della pubblica amministrazione. Una decisione che viene formalizzata in questo decreto perché i pagamenti porteranno altra Iva nelle casse dello Stato. Ma che, soprattutto, concede un po’ di ossigeno alle aziende in difficoltà.
L. Sal.

PEZZI A CHIARIMENTO DEL CORRIERE DI STAMATTINA
VALENTINA SANTARPIA SU MUTUI E ALTRI PROVVEDIMENTI PER CASA ED EDILIZIA
ROMA — Quattro miliardi e 400 milioni per ridare ossigeno a un settore, quello immobiliare, che piange su tutti i fronti: con i mutui crollati del 50%, gli affitti bloccati dalle tasse sui proprietari, le compravendite in caduta libera.
Il piano casa voluto dal ministro Maurizio Lupi e approvato ieri sera in Consiglio dei ministri punta da una parte a dare aiuto alle famiglie per accedere ad una casa, di proprietà o in affitto che sia, e dall’altra a fornire sostegno ai costruttori e ai proprietari messi in ginocchio dalla crisi. Per il capitolo famiglie, la parte del leone la fa Cassa depositi e prestiti (Cdp), che metterà a disposizione del sistema bancario due miliardi per favorire l’erogazione dei mutui. Tra il 2006 e il 2011 il volume dei mutui ipotecari era di 55 miliardi annui, nel 2012 è sceso a 26: non solo per la debolezza delle prospettive di reddito e di lavoro dei possibili acquirenti, ma anche per la scarsa liquidità degli istituti di credito. Ora le banche avranno un’iniezione di denaro, perché potranno contare sui finanziamenti della Cdp ed emettere obbligazioni garantite (covered bond ) sempre dalla Cassa depositi e prestiti e finalizzate all’erogazione di mutui per acquisto prima casa, ristrutturazioni,efficientamento energetico. L’altra grossa operazione finanziata da Cdp, che vale altri due miliardi, andrà a sostenere il Fondo per l’abitare, per finanziare l’housing sociale: una misura che si accompagna alla scelta di togliere l’Imu su tutte le case popolari e le cooperative a proprietà indivisa. Gli altri 400 milioni andranno invece a quattro fondi, tre «vecchi» che vengono implementati e uno nuovo, istituito dal decreto: finanziato con 40 milioni, è destinato alla «morosità incolpevole», ovvero a quelle famiglie che hanno sempre pagato l’affitto regolarmente e che all’improvviso si sono ritrovate in difficoltà. Secondo una stima del ministero delle Infrastrutture, si tratta del 90% dei nuovi sfratti. Altri 60 milioni andranno al fondo per l’accesso al credito alle giovani coppie e ai lavoratori atipici. Quaranta milioni sono destinati al fondo di solidarietà per le famiglie che fanno fatica a pagare la rata del mutuo (indicatore Isee sotto i 30 mila euro), e che potranno sospendere le rate fino a 18 mesi: il fondo, gestito dalla Consap, rimborserà alle banche gli oneri finanziari corrispondenti alla quota di interessi delle rate sospese.
In arrivo anche misure per il mercato degli affitti, logorato dal crollo del 30% dei contratti nel 2012. Vengono messi 60 milioni sul fondo per l’affitto dei Comuni, che si era azzerato: è rivolto a quelle famiglie che, pur avendo i requisiti per la casa popolare, non riescono a ottenerla e devono rivolgersi al libero mercato. E l’aliquota della cedolare secca, la tassa per i contratti a canone concordato, passa dal 19 al 15%. Un aiuto anche per i costruttori,«fondamentale per far ripartire l’edilizia», commenta il presidente Ance Paolo Buzzetti: cancellata l’Imu sulle case invendute nell’anno precedente e approvata una proroga di tre anni per l’attuazione dei programmi di edilizia residenziale con l’imposta di registro ridotta all’1% invece dell’8%.
Valentina Santarpia

LORENZO SALVIA SU COME REPERIRE RISORSE

ROMA — La caccia alle risorse è andata avanti fino all’ultimo minuto. Anzi, proseguirà anche oggi prima della chiusura definitiva di un testo uscito dal consiglio dei ministri in forma ancora provvisoria. Ma, in ogni caso, ci si è dovuti fermare a metà strada. Il percorso a tappe frutto della mediazione tra Pd e Pdl, ha trovato le coperture solo per la prima rata dell’Imu sulle abitazioni principali e sui terreni agricoli, 2,4 miliardi di euro. E al momento soltanto questa rata è stata cancellata con certezza anche perché, senza un decisione entro sabato, si sarebbe dovuta pagare entro il 16 settembre. Per la seconda rata di dicembre, invece, c’è l’accordo politico e l’impegno a trovare una soluzione entro la metà di ottobre. Ma si dovranno reperire almeno altri 2 miliardi di euro che, nonostante le pressioni del Pdl per cancellare tutto e subito, al momento non ci sono.
Che quello delle risorse sia il nodo centrale lo dimostra anche il ritorno dell’Irpef sulle case sfitte e sui redditi dominicali dei terreni non affittati. È l’articolo 6 del decreto a stabilire il «ripristino parziale della imponibilità ai fini Irpef dei redditi derivanti da unità immobiliari non locate». Una misura cancellata proprio con l’arrivo dell’Imu.
Del resto anche per il fisco ed i conti pubblici vale la legge di Lavoisier: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Se si cancella una tassa si devono trovare altre entrate oppure si devono eliminare altre uscite. Tanto più che sul nostro deficit c’è l’occhio vigile di Bruxelles.
Dove sono stati trovati i soldi necessari, allora? Mezzo miliardo viene da tagli alla spesa dei ministeri, un 10% sui consumi intermedi che dovrebbe escludere solo l’Istruzione, come da specifica richiesta del Pd. Un miliardo e due dovrebbe arrivare dall’Iva aggiuntiva generata dalla nuova tranche di 10 miliardi di euro per i pagamenti dei debiti arretrati della pubblica amministrazione. Altri 700 milioni, invece, dalla chiusura definitiva di un vecchio contenzioso con le concessionarie che gestiscono le slot machine. Per il mancato collegamento con la società che le doveva controllare, 10 gruppi sono stati condannati dalla Corte dei conti al pagamenti di 2,5 miliardi di euro, dopo che la procura di miliardi ne aveva chiesti addirittura 98. Ma una legge consente di chiudere i contenziosi sui danni erariali con una transazione che va dal 10 al 30% della sanzione. Il ministero spera di incassa proprio il massimo, il 30% ma il risultato non è scontato visto che le società condannate devono aderire spontaneamente e al momento non sembrano intenzionate a farlo. Proprio per mettere in sicurezza le coperture ci sono allora le cosiddette clausole di salvaguardia: accise sempre sui giochi che scatteranno nel caso in cui la transazione non dovesse andare in porto. Una rete di protezione che potrebbe essere usata anche se la nuova tranche dei debiti non dovesse dare i frutti sperati. In questo caso, però, le accise colpirebbero sigarette e alcol.
Lorenzo Salvia

FRANCESCA BASSO SULLA SERVICE TAX
MILANO — L’Imu sulla prima casa, con cui hanno familiarizzato gli italiani, scomparirà sostituita dal primo gennaio 2014 dalla nuova tassa sui servizi comunali, che ingloberà anche la Tares, cioè l’imposta sui rifiuti. Non è ancora chiaro cosa accadrà, invece, all’Imu sulle seconde case e come si coordinerà con la service tax, che ovviamente sarà pagata anche dai propietari di tutte le abitazioni principali e non: bisogna aspettare la riforma complessiva dell’imposizione sugli immobili che sarà affrontata nella Legge di Stabilità.
Cos’è la tassa sui servizi comunali? Si tratta di un’imposta «federale» ispirata ai principi del federalismo fiscale, come approvati dalla commissione Bicamerale costituita ad hoc nella scorsa legislatura. La nuova tassa sostituirà la Tares, l’imposta diretta alla copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti, che però già per l’anno 2013 dovrà tenere conto del principio europeo «chi inquina paga», come spiegato nell’articolo 7 del decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Il testo stabilisce la commisurazione della tariffa sulla base delle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte e al costo del servizio sui rifiuti. Quanto cambierà per le tasche dei contribuenti, i cittadini lo scopriranno nell’ultima rata: i Comuni predisporranno e invieranno il modello di pagamento del tributo secondo i nuovi regolamenti e le nuove tariffe.
Dal prossimo anno cosa accadrà con la tassa sui servizi? Ci sarà il rischio che i Comuni per far quadrare i conti alzino l’aliquota a piacere? Con la nuova Service Tax «viene preservata la capacità fiscale dei Comuni – ha assicurato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni – ma sarà limitata verso l’alto autonomia di manovra sulle aliquote perché non si possano accrescere infinitamente». La nuova tassa avrà «due aspetti importanti – ha proseguito il ministro – la gestione dei rifiuti urbani e dei servizi indivisibili». Due componenti in un’unica tassa. La componente sui servizi indivisibili sarà a carico «sia del proprietario sia degli occupanti, con ampio margine di manovra da parte dei Comuni».
Nel dettaglio, la componente della gestione dei rifiuti, sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le aliquote saranno commisurate alla superficie, i parametri saranno decisi dal Comune con ampia flessibilità e in misura da garantire la copertura integrale del servizio. Per la componente che andrà a coprire i servizi indivisibili, invece, il Comune potrà scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale: sarà a carico sia del proprietario (perché, spiega il governo, i beni e i servizi pubblici concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile) e dell’occupante, dall’inquilino quindi in caso di locazione, dal momento che usufruisce dei beni e servizi locali.
Solo con l’introduzione della tassa di servizio, cioè dal 2014, arriverà per le imprese l’attesa deducibilità dell’imposta sui beni strumentali, come i capannoni, o sui locali utilizzati dagli enti no profit.
Francesca Basso

LETTA
«Le famiglie avranno una riduzione fiscale importante e dalla nuova service tax dell’anno prossimo in particolare ci sarà più equità, le famiglie numerose saranno meno penalizzate rispetto a quanto l’Imu faceva oggi», ha detto oggi il presidente del Consiglio, Enrico Letta, difendendo la nuova tassa che in parte sostituirà l’Imu.

ILSOLE24ORE.IT
La Service Tax è ancora tutta da scrivere, ma già scoppia la bagarre su effetti negativi e categorie danneggiate dall’annunciato riassetto della tassazione degli immobili, a cominciare dagli inquilini. Di stangata media da circa mille euro che dal prossimo anno rischia di abbattersi sugli affittuari parla ad esempio l’Unione Inquilini, il cui presidente, Walter De Cesaris, avverte: «Più che un piano casa sembra un piano sfratti che travolgerà oltre tre milioni di inquilini». In vista un «rischio tsunami degli sfratti per morosità».

I possibili effetti sulla morosità delle famiglie in affitto
La nuova imposta comunale federale a carico sia del proprietario che dell’occupante l’immobile, destinata dal 2014 a sostituire l’Imu accorpando quanto dovuto per la tassa sui rifiuti (Tari) e per i servizi cosiddetti indivisibili (Tari) preoccupa perché tra pochi mesi «saranno a carico degli inquilini la maggior parte degli oneri relativi alla nuova tassa che, di fatto, anche negli importi, sostituirà sostanzialmente l’Imu oggi pagata dai proprietari». Il Governo «fa finta di non sapere che l’80% degli inquilini ha un reddito lordo inferiore ai 30mila euro, che già oggi il 90% delle circa 70.000 sentenze annue di sfratto sono per morosità ed infine che in Italia sono 650mila le famiglie che hanno diritto ad una casa popolare avendone i requisiti certificati dai Comuni».

Non scaricare i costi dell’operazione stop all’Imu sugli inquilini
Sulla stessa linea anche Sunia, Sicet e Uniat, altre sigle di associazioni di rappresentanza degli inquilini: «È inaccettabile scaricare sugli inquilini la Service Tax», si rischia di moltiplicare gli sfratti per morosità». Pur soddisfatte per alcune delle misure sugli sfratti per morosità incolpevole, sul fondo di sostegno all’affitto e sulle agevolazioni ai contratti concordati deliberate ieri dal Consiglio dei ministri, le associazioni si scagliano contro il decreto legge che introduce la Service Tax perché «Scaricare, anche parzialmente, i costi dell’operazione Imu sugli inquilini è inaccettabile. Questa misura, se attuata, avrebbe un effetto moltiplicatore del costo dell’abitazione con il risultato di aumentare in maniera esponenziale gli sfratti per morosità che lo stesso decreto tenta di arginare».

Fassina (Economia): ancora in essere la tassazione sulla prima casa
A fronte della levata di scudi, tra i piu solleciti a difendere lo stop all’’Imu che non elimina la tassazione per i proprietari c’è il viceministro all’Economia Stefano Fassina (Pd), che in un intervento pubblicato sull’Huffington Post chiarisce che sì, l’«Imu è stata abolita», ma ricorda anche che «non è stata cancellata la tassazione sulla prima casa». E spiega che la Service Tax «tratteggiata nel documento allegato al verbale del Consiglio dei ministri va nella direzione di un impianto pienamente federale dell’imposta, indica la rendita catastale come base imponibile, fissa, nel caso di abitazioni affittate, il contributo prevalente a carico del proprietario e impegna il legislatore a tutelare le abitazioni di minor valore (oggi esenti dall’Imu grazie alla detrazione)».
Studenti fuori sede, possibile un aumento degli affitti in nero
L’arrivo di un criterio di tassazione condiviso tra inquilini e proprietari, già utilizzato in altri paesi come la Francia mette in allarme anche una particolare categoria di affittuari, quella degli studenti fuori sede. Per l’associazione studentesca Rete della Conoscenza la nuova Service Tax «graverà maggiormente su decine di migliaia di universitari fuorisede, per cui moltissimi studenti saranno spinti ad accettare affitti in nero per non risultare occupanti di uno stabile, aumentando l’illegalità e riducendo l’esigibilità dei diritti degli inquilini. Qualora uno studente accettasse un contratto, segnala la Rete, si ritroverebbe a dover pagare tasse di cui non si sanno ancora gli importi e che varieranno da Comune a Comune. In questo scenario, l’associazione sollecita Governo e Comuni a non «indebolire ulteriormente un settore svantaggiato come quello degli studenti fuori sede, già schiacciati da affitti e spese che, in molte città sono diventati esorbitanti».