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 2013  agosto 28 Mercoledì calendario

IL TELEFONO DEL PAPA SQUILLA (FINALMENTE) PER LE VITTIME

A spogliarsi delle nostre abitudini menta­li, dei condizionamenti cui siamo stati abituati, niente ci dovrebbe sembrare più normale di un Papa che chiama al telefono le sue pecorelle ferite da qualche disgrazia, da qualche dolore: come Francesco sta facendo sempre più spesso in questi giorni. Dopo avere verificato lo stato di gra­zia dei fedeli in buona salute, spirituale e fisica, dopo avere disposto per la ricerca di quel­li smarriti e con l’anima in pe­ricolo, non c’è niente di più naturale che il buon pastore conforti, da un dolore che si può lenire, le pecorelle feri­te. Anche se in effetti c’è un cambio di rotta rispetto all’at­tenzione che da parte del mondo cattolico, e non solo, è spesso stata riservata più ai lupi, pentiti o no, in vista del perdono sempre e comun­que.
Ricevere la parola dell’emissario di Dio deve fare un bell’effetto, e tanto più se la si riceve non accostandosi con trepidazione, in stato di infe­riorità, a un trono dei lussuo­si e intimidenti palazzi vatica­ni: ma addirittura a casa (spe­se a carico del chiamante), dove sul trono - il tuo, poltro­na, water o inginocchiatoio che sia - ci sei tu, proprio tu. Confortantissimo dev’esse­re, soprattutto, l’eloquio sem­plice di Francesco, che dice «buongiorno» e «buon appe­tito» come ogni bravo cristia­no, ma con simpatico accen­to tanguero.
Certo, il maligno (con la mi­nuscola) qualche dubbio ce l’ha. Con che criterio vengo­no scelti i fortunati, fra i tanti sfortunati? Per sorteggio? A caso? Per risparmiare, visto che Francesco predilige le li­nee fisse? E se la scelta è ca­suale, non capiterà mai un profugo siriano, un moribon­do per sete nel Ciad, la vitti­ma di una feroce dittatura in un paese cristiano? È vero, difficilmente quei signori hanno a disposizione un telefono, ma questo sarebbe un motivo in più per andarli a cercare di persona, o almeno per smuovere - con un calcio apostolico - i loro oppresso­ri.
Se ciò non avviene, il solito maligno può anche pensare, stavolta guidato dal Maligno, che le telefonate di France­sco siano una piccola, effica­ce operazione di marketing, ben nota ai grandi manager. Un giorno, su questo giorna­le, mi lamentai in un articolo per certi problemi che avevo con la Telecom: ebbene, alle 8 del mattino - e questo fu l’aspetto meno carino di tut­to la faccenda - ricevetti una telefonata da Vito Gambera­le, allora gran capo dell’ azienda: mi chiese scusa (non per la levataccia), mi as­sicurò che in giornata avreb­be risolto il problema, e così fece. La mia ammirazione per lui e per le sue opere, da allora, è salda e fedele, tanto che quando abbandonò la Te­lecom, la lasciai anche io, se­guendo l’esempio di un capo illuminato.
A Francesco sarebbe diffici­le chiamare uno per uno tutti i suoi fedeli, al momento an­cora più numerosi di quelli della Telecom, ma è lecito il sospetto del maligno che si tratti di un’operazione di marketing, applicata al e dal prodotto in questo momento più redditizio del mondo cat­tolico, l’investimento sul fu­turo, il nuovo papa che sbian­ca e sbanca.
Nonna Antonella, che lo trova tanto simpatico, forse giudicherà male queste mie parole, e mi telefonerà per dirmi di essere meno birichi­no. Nonna Antonella, però, da sola non ce la può fare, ci vorrebbe Francesco. E a lui mi rivolgo. Francesco, l’uni­co numero fisso di cui dispon­ga è al Vittoriale degli Italia­ni, la casa di un peccatore messo all’indice; e anche qualche mio libro non è tanto piaciuto ai suoi predecesso­ri. Se vuole, mi farebbe piace­re parlarne con lei; le direi an­che dei miei dolori di padre che vede difficile e incerto il futuro dei suoi figli, del mio ti­more di educarli senza una formazione cattolica, che fa parte della loro cultura, della fatica di mantenere sana e vi­tale - in questo Paese - un’azienda che ha da vendere «soltanto cultura». Ci spero, caro Francesco: 0365.296522, dalle 8 alle 17 dell’8 settembre e dalle 8 alle 20 del 9 settembre.
Hasta luego.