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 2013  agosto 28 Mercoledì calendario

L’ARTE DI GASSMAN NELLA SAGA DI SCOLA

In una carriera cominciata fellinianamente in vignetta e in rivista, Ettore Scola, che sarà premiato e festeggiato alla Mostra di Venezia proprio col film sul suo amico Federico, ha realizzato alcuni film chiave della commedia italiana, che hanno segnato un punto fisso, ripensamenti e allarmi. Tra questi, profetici capolavori: C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare (anche questo chiuso in una casa popolare anni ’30), La più bella serata della mia vita e il francese Mondo nuovo. A chiusura di un ciclo e di una stagione, finita già con la grande bellezza pettegola de La terrazza, Scola dirige con La famiglia, ritratto privato e pubblico con probabilità e imprevisti, guerra e pace, nascite e morti, delusioni e illusioni d’una famiglia borghese italiana, dal 1906 al 1986. Sono piccoli, solidi, concreti e astratti Buddenbrook romani che abitano una di quelle vecchie case con lungo corridoio e le varie stanze ai lati come un convento familiare. Qui il regista convoca tipi classici, come una nota fauna antropologica, intorno a Carlo, intellettuale antifascista guardingo sui massimi sistemi che sposa la sua Beatrice, ma rimane col rimpianto eterno di non aver amato la cognata pianista (le storie di famiglia, una le vale tutte e tutte la valgono…) e prende alla leggera il talento del fratello scrittore. Scola, coi fedelissimi ed insostituibili Maccari e Scarpelli, capaci di aprire le finestre e fare entrare la vita, sceneggia il giro dell’oca dei nostri tentativi sentimentali e politici, spesso vani; ed elegge proustiano protagonista il Tempo, soggettivo e-o oggettivo, che circola inquieto negli angusti spazi in penombra dell’appartamento tra giravolte di lucidatrici e aspirapolveri, escalation elettrodomestica del dopoguerra. Tante giornate tutte particolari, claustrofobia d’interno, giorno e notte (scenografia di Ricceri), 80 anni di storia con due guerre di cui il cinema restituisce la radiografia dei silenzi: se fosse arte sarebbe espressionismo astratto. Il modello saga di famiglia, tipico di serie tv, adopera un cast eccezionale, è difficile dire chi manchi: da Gassman alla Sandrelli, da Noiret ad Occhipinti, dalla Ardant a Dapporto padre e figlio, dalla Champa alla Piccolo, dalla Cenci alla Scattini, la Panelli e Tognazzi jr.; e Cederna, Castellitto, Venturiello, Perlini, un trionfo di passaggi generazionali di figli d’arte, tutti da applaudire a lungo.