Andrea Nicastro, Corriere della Sera 29/08/2013, 29 agosto 2013
BANKIA, SALVATA DALLO STATO, COMPRA IL VALENCIA CALCIO
Una squadra della Liga in fallimento. Una banca costretta a fare da presidente. Già raccontata così la storia ha del clamoroso. Ma se si aggiungono i nomi dei protagonisti la cosa si fa internazionalmente indigesta. La squadra in bancarotta è il Valencia Club de Futbol, l’unica capace negli ultimi 10 anni di rompere il duopolio Real Madrid-Barcellona. Il creditore è nientemeno che Bankia, il buco nero finanziario spagnolo che ha obbligato il governo a chiedere aiuto all’Europa e ad accollarsi i suoi sproporzionati investimenti immobiliari andati a gambe all’aria. Madrid ha ottenuto un «salvataggio» da 100 miliardi che i contribuenti spagnoli dovranno prima o poi ripagare con le loro tasse e i loro risparmi su scuole e ospedali. Anche italiani, tedeschi, francesi hanno contribuito anticipando il denaro e riducendo il tasso d’interesse con le solite tasse e i soliti tagli. Dunque, una banca salvata con soldi dei cittadini europei rischia di diventare padrona di una società di calcio destinata al passivo. È giusto? Potrebbe essere il male minore. Entro oggi il Valencia è obbligato a pagare una rata di 4 milioni per un prestito da 81 ricevuto nel 2009. I soldi, però, non ci sono e Bankia sembrerebbe intenzionata a far causa per recuperare il suo/nostro denaro. Come con un moroso qualsiasi la banca potrà pignorare qualsiasi bene, calciatori compresi, potrebbe addirittura decidere di chiudere baracca e burattini vendendo ali e terzini a prezzi di realizzo. La soluzione economicamente più ragionevole potrebbe essere quella di impossessarsi del club fino a quando non riuscirà a venderlo al meglio. La tradizione sportiva del Valencia non si discute. I meriti manageriali invece sono meno evidenti. Il Valencia è stato un giocattolo-premio per le amministrazioni locali in perfetto stile panem et circenses . A fare da garante al prestito c’è, infatti, la Generalitat (Regione) oggi costretta a tirarsi indietro da una nuova legge. A finanziare gli acquisti c’era il Banco de Valencia, a sua volta diretto da ragioni politiche e sprofondato nell’abisso della bolla immobiliare. In tutto questi, il mercato dei diritti televisivi è caduto del 60% in un anno, quello pubblicitario del 50. I debiti si aggirano sui 3,6 miliardi e, anche se il saldo tra comprati e venduti sarà quest’anno positivo, la cura dimagrante forse non è sufficiente, ci vogliono delle amputazioni. Bankia ha chiuso un terzo delle sue filiali licenziando altrettanto impiegati. Userà gli stessi metodi con i calciatori?
Andrea Nicastro