Fabrizio Caccia, Corriere della Sera 29/08/2013, 29 agosto 2013
«DALL’ELICOTTERO ALL’AUTOMOBILE. AI SERVIZI SOCIALI APPREZZI LA VITA VERA» —
Lui dice che nella vita si è «sempre saputo adattare», così oggi a 75 anni e in pensione da 2, si trova bene a Capri in vacanza coi suoi nipotini. Ma allo stesso modo — giura — si trovò bene anche all’epoca, in carcere a Poggioreale, in mezzo ai detenuti napoletani che lo chiamavano «Sua Sanità» e poi ad Amelia, ormai dieci anni fa, nella comunità «Incontro» di don Pierino Gelmini, dove l’ex ministro Francesco De Lorenzo, condannato in via definitiva nel 2001 per finanziamento illecito dei partiti, chiese di poter scontare l’ultimo anno di pena, affidato in prova ai servizi sociali.
«L’alternativa tra i servizi sociali e gli arresti domiciliari per me non si poneva — racconta — Hai sempre qualche vincolo, d’accordo, ma l’affidamento in prova ti permette comunque di girare liberamente, di avere un contatto continuo con la gente. Eppoi io da don Gelmini ero di casa, li conoscevo bene tutti quei ragazzi. L’unica differenza, in fondo, stava nel fatto che da ministro li andavo a trovare in elicottero, da condannato invece raggiungevo Amelia in automobile». Perciò, nei panni di Silvio Berlusconi, che tra un mese e mezzo dovrà prendere la grave decisione, domiciliari o affidamento in prova, la scelta parrebbe scontata.
«Io non mi permetto di dare consigli a Berlusconi — eccepisce l’ex ministro — Lui è un caso a parte, un’esperienza unica, ha ancora 10 milioni di elettori che lo sostengono, lui ha un altro progetto, il Cavaliere malgrado la condanna rimane un uomo politico, né i media né i giudici sono riusciti ad eliminarlo, perciò magari a casa sua, ad Arcore, avrà tutti i mezzi a disposizione per continuare a fare politica da lì. Domiciliari o servizi sociali, la questione per lui e i suoi avvocati sarà solo tecnica: credo deciderà in base ai limiti che gli saranno imposti».
L’affidamento in prova però, spiega De Lorenzo, ti può cambiare la vita: «Sì. Perché capisci che se hai delle idee e hai voglia di renderti utile agli altri, puoi fare tante cose. Insieme con don Gelmini e il San Raffaele di don Verzè ad Amelia, per esempio, fondammo un centro d’eccellenza per le cure odontoiatriche gratuite ai tossicodipendenti che ancora oggi è utile a tante persone. I servizi sociali, la riabilitazione, ti aiutano anche a non pensare sempre ossessivamente ai tuoi problemi con la giustizia, specie quando sai di aver subìto un torto...». Nel ‘95, in piena bufera giudiziaria, l’ex vicerè di Napoli — come pure veniva chiamato — si ammalò di un cancro al colon («Sono un professore di biochimica, non mi posso spingere al punto di affermare che vi fu un nesso, però certo...»). E oggi, finalmente, che ha chiuso tutti i suoi conti con la giustizia, anche quelli per la condanna a 5 milioni di euro di risarcimento inflittagli nel 2010 dalla Corte dei Conti («Ho appena raggiunto un accordo con l’Avvocatura dello Stato», rivela) De Lorenzo è il presidente dell’European Cancer patient coalition, la rete europea dei pazienti colpiti da neoplasie e dirige la Favo, la Federazione italiana dei volontari in oncologia: «Un anno ai servizi sociali ti fa apprezzare di più la vita vera, si dà valore alle cose importanti. Riesci con un po’ d’impegno a girare pagina».
Ma il rammarico resta: «Io fui condannato da una sentenza che le sezioni unite della Cassazione riconobbero poi viziata da ben due errori giudiziari e la Consulta definì il mio un processo ingiusto, perché mi fu negato il diritto alla difesa. Eppure, malgrado tutto, il verdetto non fu mai rivisto. Così persi presto la passione per la politica, la persi già dopo il primo avviso di garanzia, ne ricevetti in tutto 65, mi pare, mi indagarono pure per omicidio colposo perché un uomo a Trieste era morto dopo aver preso un’aspirina. Ecco perché ora dico al Parlamento di stare in guardia, di riconoscere a Berlusconi il diritto alla difesa, ha ragione Violante, perché qui non c’è in ballo solo la decadenza o meno di Berlusconi da parlamentare ma la finale, totale sottomissione, l’asservimento completo della politica al potere giudiziario, alla magistratura che oggi in Italia è l’unico vero potere. Perché abbiamo cancellato l’immunità parlamentare? Fu un gravissimo errore. C’è a Strasburgo, non c’è a Roma. Va ripristinata al più presto. È un diritto, altro che un privilegio».
Fabrizio Caccia