Fulmini, 30/8/2013, 30 agosto 2013
COMPLIMENTO
«Ibra è Ibra e io sono io, ma se ci paragonate fate un complimento a lui» (Mario Balotelli).
ROMA «Sono orgoglioso di aver giocato nella Roma. Spero un giorno di tornare. Forse non sono riuscito ad esprimere tutto ciò che avrei voluto e potuto fare. È anche vero che a livello di squadra ci è mancato qualcosa, ma spero che quest’anno vada meglio. Ho visto che i ragazzi hanno tanta voglia di far bene» (Erik Lamela, già attaccante della Roma ora al Tottenham).
VIOLA «Mai litigato con Gomez, chiedetelo anche a lui. Con i tifosi ho avuto un rapporto ottimo. Ho detto tante volte di voler rimanere a Firenze, poi non è stato trovato l’accordo ed è arrivata una situazione buona per me e il club, siamo tutti contenti, anche se mi dispiace lasciare Firenze. Rimarrò sempre tifoso viola e tornerò spesso perché ho una casa che non venderò. Il precontratto col Milan ? Altra bugia, non ho firmato con nessuno. Addio? Meglio arrivederci e in bocca al lupo ai viola» (Adem Ljajić, neoacquisto della Roma).
BARZELLETTE «Ferrari? Era oculato. Niki Lauda mi confidò che nel suo primo periodo in azienda, invece di ricevere denaro, aveva avuto in prestito un’auto. E doveva pure pagarsi la benzina! Il presidente era un uomo d’affari determinato. Ma sapeva divertirsi: una volta firmato il contratto pranzammo insieme al ristorante Cavallino di Maranello. A fine pasto, dopo qualche bicchiere di Lambrusco cominciò a raccontare barzellette sconce e spassosissime» (Jack Heuer, 80 anni, presidente ad honorem dell’azienda di orologi Tag Heuer).
TOMBA «Com’erano i piloti degli anni Settanta? Eroi. Consci di avere un piede nella tomba e coraggiosi. Lauda ad esempio, molto intelligente, soli 42 giorni dopo l’incidente che lo sfigurò era di nuovo in pista» (Tag Heuer).
MORTE «Preferisco trattare i miei figli con durezza: non voglio che mi amino troppo. Un giorno o l’altro potrei andarmene. Soffriranno di meno, se non me li sarò lasciati venire troppo vicino» (Alberto Ascari, pilota, morto a 36 anni mentre provava la Ferrari dell’amico Castellotti. L’anno prima aveva lasciato la Ferrari perché suo padre Antonio, anche lui pilota, era morto a 36 anni e temeva di fare la stessa fine).
VITA «La gente pensa che la F1 sia il tetto del mondo. Lasciate che vi dica questo: non lo è. La vita è molto più di questo» (Stefano Domenicali, Team principal Ferrari).