Roberto Giardina, ItaliaOggi 29/8/2013, 29 agosto 2013
IL VOTO SARA’ DECISO DAI WURSTEL
L’euro e le cicale d’Europa, cioè noi con greci e altri sudländer, i terroni d’Europa? O la guerra imminente in Siria? O le tasse che la sinistra vuole aumentare? No, il prossimo voto sarà deciso dalla passione nazionale per würstel e Bouletten, che sarebbero gli hamburger, ovviamente nati ad Amburgo, con buona pace degli yankees.
Lo suggerisce l’ultimo sondaggio d’opinione apparso oggi su Stern: i Verdi precipitano nelle previsioni al minimo degli ultimi tempi, un misero 11%. Alle ultime elezioni, nel 2009, raggiunsero il 10,7%, appena la settimana scorsa erano al 13. E nel 2011, a metà percorso della legislatura, erano accreditati addirittura di un 22-23%, che li poneva al secondo posto, superando per un’incollatura gli alleati socialdemocratici in drammatica crisi d’identità. Se le previsioni saranno confermate dalle urne il 22 settembre, la Merkel vincerà passeggiando.
Quale la causa della brusca frenata? Sempre secondo il sondaggio, condotto dalla Forsa, i Grünen, i Verdi, appunto, scontano soprattutto la proposta di introdurre un Veggie-Day, cioè un giorno assolutamente vegetariano nelle Kantine, le mense degli uffici e delle aziende, una volta alla settimana. Un quarto dei tedeschi è sovrappeso e deve stare attento al colesterolo: meglio mangiare insalate e rinunciare a würstel e polpette, o alle cotolette panate, accompagnate da una montagna di pommes frittes, unica concessione linguistica alla cucina francese. «Non siamo bambini», protestano gli elettori, «sappiamo decidere da soli». I Verdi scontano, insieme con tutta la sinistra, la tendenza a comportarsi da besserwisser, da grilli parlanti, decisi a imporre le loro convinzioni al resto dell’umanità, superficiale e avventata?
«Non vogliamo imporre nulla a nessuno, ci sembra saggio indicare dei principi di comportamento e rendere consapevole la gente dei rischi provocati da un’alimentazione sbagliata», dichiara Jürgen Trittin, il leader dei Grünen. Ragionevole, ma si è rivelato un boomerang. Il tedesco medio è riluttante a seguire i consigli del suo medico, immaginiamo quelli del suo deputato. Lo sapeva bene Gerhard Schröder, che aveva un sesto senso per capire gli umori dell’elettorato. Quando divorziò dalla terza moglie, conquistato dalla giornalista Doris Köpf, si giustificò: «Voleva che rinunciassi ai würstel». Aveva ragione la ex consorte, ma gli elettori furono compatti dalla parte di Gerhard, simpaticamente con qualche chilo superfluo.
Dell’arroganza verde approfitta la Linke, il partito dell’estrema sinistra, che guadagna esattamente quanto perso dai Grünen, due punti, superando il 10%, una quota di assoluta sicurezza (lo sbarramento è al 5). Un’altra garanzia per Frau Angela: se la Linke entra al Bundestag, tutti i calcoli dell’opposizione su un flop dei liberali dell’Fdp, attuali alleati della Cancelliera, esclusi dal parlamento, saranno superflui. Sarà inevitabile una riedizione della Grosse Koalition, come nel 2005, guidata sempre dalla Merkel: la sua Cdu-Csu dovrebbe giungere al 41%, doppiando quasi l’Spd ferma al 22. L’Fdp rimane in bilico sul 5%, i Piraten sono fuori con il 3, esattamente come l’Alternativa per la Germania, il nuovo partito antieuro.
L’esperienza insegna che ormai le previsioni tedesche non sono più esatte come in passato. È prevedibile che i cristianodemocratici si fermino su un 38% abbondante, e l’Spd dello sfidante Steinbrück recuperi i socialdemocratici disillusi che oggi dichiarano di volersi astenere, e superi il 26, e che i Verdi si facciano perdonare gli errori commessi, ma non abbastanza per mettere in pericolo la terza vittoria della signora. C’è una possibilità teorica: che l’Spd e i Grünen infrangano un tabù e si alleino con la Linke, in una inedita coalizione rosso-rosso-verde. Ma violerebbero una promessa fatta ai tedeschi, mai con gli ex comunisti, un peccato peggiore che mettere al bando würstel, patatine e birra.